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Una introduzione al dibattito sulle proprietà (1)

Una introduzione al dibattito sulle proprietà (1)

Gen 07

 

Ontologia, gnoseologia e proprietà

Nonostante molti e illustri filosofi abbiano affrontato il dibattito sulle proprietà, una soluzione condivisa agli interrogativi che questo solleva sembra essere ancora oggi lontana. Un primo passo per comprendere le ragioni di questa discordia può consistere in una definizione dell’oggetto cui il dibattito verte: iniziamo perciò da questo. Con il termine ‘proprietà’ vengono indicate le caratteristiche degli oggetti o degli esseri viventi, come ad esempio i loro colori o la loro forma. È necessario precisare fin da subito che vi sono diversi tipi di proprietà e distinguerne almeno due di cui nei testi seguenti troveremo diversi esempi. Chiameremo proprietà empiriche quelle caratteristiche degli oggetti o esseri viventi che (come i colori) possono essere percepite dai nostri sensi; chiameremo invece proprietà di relazione quelle caratteristiche che possono essere notate solo attraverso il confronto di due o più oggetti o esseri viventi, come ad esempio “essere più alto di” oppure “essere più a nord di”. Per brevità, indicherò con il termine ‘ente’ un qualunque oggetto o essere vivente, come ad esempio una mela o un cane.

Il dibattito sulle proprietà è stato negli anni affrontato secondo punti di vista diversi, a volte linguistici a volte ontologici. Entrambi gli approcci si sono trovati a fronteggiare diverse difficoltà. In ambito linguistico queste sono sorte cercando di definire il significato di quegli aggettivi che come ‘verde’ hanno come riferimento delle proprietà. In ambito ontologico invece le difficoltà sono sorte cercando di chiarire la natura delle proprietà: è lecito infatti parlare di esse come di Universali (il Verde ad esempio) presenti nei diversi enti o è invece più corretto considerare ogni proprietà come un Particolare, ossia come una caratteristica unica, che appartiene a un singolo ente e può somigliare ad altre caratteristiche?

La confusione tra approccio linguistico e ontologico alle proprietà è una tra le cause che più hanno complicato il raggiungimento di una definizione condivisa in merito alle proprietà. Una sintesi tra le due prospettive non sembra ad oggi possibile: ciò che esiste non necessariamente corrisponde a ciò che assegna significato alle parole e come mondo e linguaggio interagiscano è senza dubbio un problema complesso. Discuterò di questo in conclusione; possiamo per ora introdurre più nel dettaglio queste due diverse prospettive per capire come la riflessione sulle proprietà vi sia giunta.

Le due prospettive sulle proprietà si sono venute a creare per diverse ragioni teoriche; discipline come l’Ontologia e la Gnoseologia si sono viste infatti costrette a riflettere su di esse per poter sviluppare le proprie conclusioni. In Ontologia sapere cosa le proprietà siano è fondamentale perché tramite esse è possibile classificare gli enti in classi e generi [1]. Osservare un oggetto e dire di esso che è (ad esempio) una mela significa riconoscergli quelle proprietà che caratterizzano un certo tipo di cose, quelle chiamate appunto ‘mele’; significa inoltre riconoscere che tale oggetto possiede proprietà empiriche quali una forma e un colore, ma anche di relazione in quanto somiglia ad altre mele mentre è diverso da altri tipi di enti. Che le nostre classificazioni facciano ricorso alle proprietà è quindi del tutto ovvio; non lo è tuttavia altrettanto trovare una definizione condivisa di cosa queste proprietà siano. Vi sono infatti in merito due evidenti considerazioni che pongono alla nostra conoscenza non poche difficoltà: 1) le proprietà sono tutto ciò che di un ente possiamo percepire e conoscere [2]; 2) dato che le proprietà di un ente mutano, è necessario ammettere che l’identità di un ente non possa dipendere da esse e non venga quindi meno con i loro mutamenti. Ciò che possiamo conoscere di un ente è quindi solo ciò che in esso è destinato a mutare, mentre ciò che lo identifica ci pare inconoscibile.

Per sfuggire al disagio di una simile conclusione può sembrare lecito chiedersi se un ente possa esistere indipendentemente dalle proprie caratteristiche o se invece esso vada considerato come una somma delle sue proprietà. Chi ritiene che l’esistenza di un ente sia indipendente da quella delle sue proprietà pensa ad esso come a una Sostanza, cui le proprietà (o meglio gli attributi) ineriscono [3]. Al contrario, chi ritiene che un ente esista solo nella misura in cui è una composizione di proprietà mette in dubbio la categoria stessa di Sostanza [4].

Problemi diversi riguardano chi si occupa di Gnoseologia, ovvero chi cerca di indagare le possibilità della conoscenza. Ciò che interessa questa disciplina è la possibilità di far riferimento alle proprietà nella formulazione di leggi scientifiche. Queste leggi infatti descrivono alcuni fenomeni utilizzando termini il cui riferimento altro non sono che le proprietà. Si consideri la legge di gravitazione universale ad esempio: essa descrive una relazione costante tra massa di un corpo e attrazione gravitazionale [5]. Ora, essendo la massa di un corpo qualcosa di percepibile, potremmo senza troppi scrupoli considerarla una proprietà empirica mentre, essendo l’attrazione osservabile tramite un confronto tra corpi, potremmo considerarla una proprietà di relazione. Cosa ne potremmo concludere? Anzitutto che i termini utilizzati nella formulazione di questa legge fanno riferimento a proprietà, ma inoltre (e questo interessa la presente discussione) che la verificabilità di questa legge dipende non solo dal fatto che le cose stiano come la legge dice, ma anche dal fatto che i termini di quest’ultima siano chiaramente definiti.

Prima di entrare nel vivo delle questioni può essere utile ribadire una netta distinzione tra proprietà degli enti e termini (aggettivi o predicati per la precisione) che a queste proprietà fanno riferimento. I corpi hanno sempre avuto una massa, questa è una loro proprietà; che Newton abbia definito il predicato ‘avere una massa’ è invece un fatto linguistico [6]. È bene non confondere termini e proprietà e tenere ben distinti questi due elementi; si potrà così evitare che il giudizio sulle proprietà di un ente venga fondato sulla familiarità che abbiamo coi termini che a tali proprietà si riferiscono.

Seguendo le due diverse prospettive fin qui indicate e la tradizionale distinzione tra Realismo e Nominalismo presenterò ora alcune posizioni in merito alle proprietà. Nel farlo vedremo come la commistione tra soluzioni linguistiche e ontologiche abbia creato difficoltà tali da rendere le proprietà un vero rompicapo per la filosofia.

 

Note

[1] Si pensi alle distinzioni dicotomiche dell’Albero di Porfirio, le quali sono basate sulle diverse caratteristiche degli enti considerati.

[2] Si potrà notare facilmente come, volendo descrivere un ente, tutto ciò cui si può far riferimento sono le sue proprietà.

[3] Si tratta del quadro ontologico aristotelico.

[4] Ragioni di questo tipo sono state proposte da Locke nel Saggio sull’intelletto umano: “Perciò, quando parliamo di una particolare specie di sostanze corporee, come cavallo, pietra ecc., o pensiamo ad esse, sebbene l’idea che abbiamo di una di esse sia soltanto la mescolanza o collezione delle diverse idee semplici di qualità sensibili che di solito troviamo unite nella cosa chiamata cavallo o pietra, tuttavia, poiché non possiamo concepire come esse sussistano sole, senza essere in qualche altra cosa, supponiamo che esistano in un comune soggetto e siano sorrette da esso. Con il nome di sostanza denotiamo quel supporto, sebbene sia certo che non abbiamo nessuna idea chiara o distinta della cosa che supponiamo che sia un supporto” (Grande antologia filosofica, Marzorati, Milano, 1968, vol. XIII, pag. 640-642. Tratto da http://www.filosofico.net/antologia/Locke consultato il 16 agosto 2012).

[5] “Due punti materiali si attraggono con una forza di intensità direttamente proporzionale al prodotto delle masse dei singoli corpi e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza” (tratto da http://it.wikipedia.org/wiki/interazione_gravitazionale, consultato il 16/08/2012).

[6] Una buona guida sulle fasi con cui Newton arrivò a definire tale concetto è Mamiani (2005).

 

Bibliografia

  • Mamiani M. (2005), Introduzione a Newton, Laterza, Bari.

 

Articolo successivo: Una introduzione al dibattito sulle proprietà (2)

 

 


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