Kant e la prova ontologica dell’esistenza di Dio
Kant e la prova ontologica dell’esistenza di Dio
Gen 10Nei post precedenti abbiamo introdotto il ragionamento che sta alla base della prova ontologica dell’esistenza di Dio ad opera di Cartesio, le relative obiezioni di Leibniz e controbiezioni.
La conclusione delle precedenti trattazioni ha portato a una questione da dirimire: il legame tra il concetto di Dio, come viene concepito dai filosofi sopra citati e la sua esistenza.
Immanuel Kant cerca di chiarire la questione nella Critica della Ragion Pura con quella che è considerata una confutazione della prova ontologica, fondata sulla tesi secondo cui
L’esistenza non è un predicato reale
Cerchiamo di capire cosa significa con un esempio.
Kant porta come contro esempio il concetto di una banconota da cento talleri (in uso all’epoca).
Io posso avere il concetto di una banconota da cento talleri, ma da questo nulla si aggiunge alla sua esistenza o meno: le banconote concepite possono esistere nella mia tasca oppure no, il concetto è identico in entrambi i casi.
Questo esempio per Kant vuole spiegare come il fatto che talvolta l’esistenza sia usata grammaticalmente come predicato (come nel caso di Dio esiste, dove “esiste” è usato grammaticalmente come predicato) non comporta che lo si possa combinare come altri predicati per costruire un concetto, in quanto l’esistenza può essere applicata solo dall’esterno.
Ad esempio, attribuire l’attributo dell’esistenza a Dio non è analogo ad attribuire l’attributo del marrone a un tavolo nè dell’ “alato” a un cavallo: posso constatare l’esistenza o meno di un tavolo marrone e di un cavallo alato dopo che ne ho costruito i concetti.
L’aggiunta dell’esistenza alla specificazione di un concetto non sembra aggiungervi nulla, in quanto se cerco un tavolo marrone cercherò un tavolo marrone esistente.
La puntualizzazione di Kant all’esistenza come predicato non conclude questa disamina della prova ontologica: nel prossimo post ci addentreremo nella seconda versione della prova, quella di Anselmo D’Aosta e poi nelle relative obiezioni del monaco Gaunilone.
Ottimo e sintetico
Grazie Giuseppe!