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Gli argomenti cosmologici. Una breve introduzione (3)

Gli argomenti cosmologici. Una breve introduzione (3)

Giu 28

Articolo precedente: Gli argomenti cosmologici. Una breve introduzione (2)

Dopo aver presentato gli argomenti cosmologici, accennando ai loro scopi e abbozzandone una classificazione, ne abbiamo analizzato la formulazione generica, ossia la struttura che, generalmente, soggiace a tutti loro. A questo punto, esaminiamo le formulazioni specifiche dell’argomento cosmologico nelle loro versioni deboli e forti.

Formulazione specifica

  • Versione debole

Attribuendo alla variabile p della formulazione generica il termine ‘esistente’, otteniamo una prima versione dell’argomento cosmologico, indicata di solito come debole. In questo modo, P1 e P2 diventano rispettivamente: ‘Tutto ciò che è esistente ha una causa’ e ‘L’universo è esistente’. Poiché l’espressione ‘essere esistente’ si può considerare equivalente a ‘esistere’, l’intero argomento può essere riscritto così:

P1. Tutto ciò che esiste ha una causa.
P2. L’universo esiste.
C. L’universo ha una causa.

Questa versione dell’argomento cosmologico è denominata debole, perché soggiace ad alcune obiezioni semplici e piuttosto intuitive, sollevate dalla domanda: «La causa dell’universo ha una causa?». Assumendo che P1 e P2 siano vere (benché la loro verità possa non essere evidente, specialmente per P1), ne discende che anche C è vera, data la forma deduttiva dell’argomento. Ora, se l’universo ha una causa (per C), allora tale causa ha essa stessa una causa (per P1), che a sua volta avrà un’altra causa (ancora per P1), e così via. Ne deriva che l’argomento conduce a un regresso causale infinito, che però è necessario escludere affinché l’argomento raggiunga il suo scopo, ossia spiegare l’esistenza dell’universo. In altre parole, l’introduzione di una “causa causata” dell’universo lascia inspiegata l’esistenza dell’universo stesso. Pertanto, sostenere che la causa dell’universo abbia una causa porta la versione debole dell’argomento cosmologico al fallimento.

Un modo per impedire il regresso all’infinito è stabilire che la causa dell’universo non abbia una causa. Tuttavia, questa mossa solleva nuove difficoltà per l’argomento. In primo luogo, se la causa dell’universo non ha una causa, allora la sua esistenza contraddice P1. Pertanto, se esiste qualcosa che è privo di causa – nella fattispecie, la causa dell’universo – ne segue che P1 è falsa, e che quindi l’argomento è scorretto. In secondo luogo, se accettiamo che esista qualcosa privo di causa, perché tale ente deve essere la causa dell’universo? L’entità priva di causa non potrebbe essere l’universo stesso? In altri termini, l’esclusione di una causa dell’universo impedisce di spiegare l’esistenza dell’universo stesso. Dunque, anche affermare che la causa dell’universo non è causata sgretola la versione debole dell’argomento cosmologico.

In alcuni manuali introduttivi, nella sezione dedicata agli argomenti cosmologici, filosofi come R.H. Popkin, A. Stroll e N. Warburton discutono ampiamente – e unicamente – la versione debole. Tuttavia, alcuni filosofi della religione, come E. Feser, sostengono che questa versione non si ritroverebbe in alcuna opera dei maggiori filosofi che hanno proposto l’argomento cosmologico, ma che sarebbe una costruzione ad hoc dei detrattori dell’argomento stesso. Senza addentrarci in questa disputa al limite tra filologia e storia della filosofia, limitiamoci a osservare che chiunque critichi tale versione dell’argomento cosmologico ritenendola la versione (perché unica o principale o fondamentale) incappa nella fallacia dell’uomo di paglia. Questo punto risulta chiaro se esaminiamo il gran numero di formulazioni specifiche dell’argomento, proposte nella storia della filosofia.

  • Versioni forti

Le due (forse più note) versioni forti dell’argomento cosmologico sono la variante temporale e la variante modale. Entrambe sono più sofisticate della versione debole dell’argomento cosmologico, perché ciascuna delle due marca una distinzione tra il tipo di entità che l’universo è e il tipo di entità che la causa dell’universo è. Poiché l’universo e la sua causa sono tipi di cose differenti, le versioni forti suggeriscono che, se il primo richiede una causa in virtù delle sue caratteristiche, non è detto che anche la seconda la richieda. Di conseguenza, ciascuna versione forte evita le obiezioni a cui la versione debole presta il fianco.

1. Variante temporale

Attribuendo alla variabile p della formulazione generica il termine ‘avente un inizio nel tempo’, otteniamo una prima variante forte dell’argomento cosmologico:

P1. Tutto ciò che ha un inizio nel tempo ha una causa.
P2. L’universo ha un inizio nel tempo.
C. L’universo ha una causa.

In questa variante temporale dell’argomento, la distinzione tracciata tra l’universo e la sua causa consiste nel fatto che il primo ha un inizio nel tempo, mentre la seconda no. Poiché l’argomento non comporta che la causa dell’universo abbia un inizio nel tempo, allora, a differenza della versione debole, la variante temporale non richiede che la causa dell’universo abbia una causa. In questo modo, la conclusione non contraddice P1. Di conseguenza, l’esistenza incausata della causa dell’universo non solleva i problemi riscontrati nella versione debole.

2. Variante modale

Attribuendo alla variabile p della formulazione generica il termine ‘contingente’, otteniamo una seconda variante forte dell’argomento cosmologico:

P1. Tutto ciò che è contingente ha una causa.
P2. L’universo è contingente.
C. L’universo ha una causa.

In questa variante modale dell’argomento, la distinzione tracciata tra l’universo e la sua causa consiste nel fatto che il primo è contingente, ossia avrebbe potuto non esistere, mentre la seconda no. Poiché l’argomento non comporta che la causa dell’universo sia contingente, allora, a differenza della versione debole, la variante modale non richiede che la causa dell’universo abbia una causa. In questo modo, la conclusione non contraddice P1. Di conseguenza, l’esistenza incausata della causa dell’universo non solleva i problemi riscontrati nella versione debole.

3. Caratteri comuni alle due varianti

Ciascuna delle due varianti forti dell’argomento cosmologico evita, in modo diverso, le obiezioni rivolte alla versione debole, rispondendo negativamente alla domanda se la causa dell’universo abbia una causa. Entrambe lo fanno distinguendo tra due generi di cose: la prima separando ciò che ha un inizio nel tempo da ciò che non lo ha; la seconda separando ciò che è contingente da ciò che non lo è. Poi, ambedue le varianti assumono che tra i primi generi di cose rientri l’universo e tra i secondi rientri la causa dell’universo. Infine, esse applicano il principio secondo cui tutto ha una causa solo alle cose del primo genere (come l’universo), e quindi non alle cose del secondo genere (come la causa dell’universo).

Il fatto che le due varianti presentate siano considerate versioni forti dell’argomento cosmologico non significa che esse siano immuni da rilievi od obiezioni. Piuttosto, significa che le eventuali critiche saranno meno immediate e più complesse da formulare rispetto alla versione debole. Inoltre, anche qualora le si abbia formulate, potrebbero non essere decisive come quelle rivolte alla versione debole.

Bibliografia

  • R.H. Popkin, A. Stroll, Filosofia per tutti, il Saggiatore, 2008, pp. 216-220;
  • N. Warburton, Il primo libro di filosofia, Einaudi, 2007, pp. 20-21.

Sitografia

  • E. Feser, “So you think you understand the cosmological argument?”, Edward Feser, edwardfeser.blogspot.it, 2011;
  • T. Holt, “The Cosmological Argument”, Philosophy of Religion, philosophyofreligion.info, 2008.

Articolo iniziale: Gli argomenti cosmologici. Una breve introduzione (1)


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