Gli argomenti cosmologici. Una breve introduzione (2)
Gli argomenti cosmologici. Una breve introduzione (2)
Giu 21Articolo precedente: Gli argomenti cosmologici. Una breve introduzione (1)
Nell’articolo precedente abbiamo iniziato a introdurre gli argomenti cosmologici. Anzitutto, abbiamo circoscritto la nostra analisi agli argomenti cosmologici deduttivi, in ragione della loro frequente ricorrenza nella storia della filosofia. In seguito, abbiamo visto che gli argomenti cosmologici deduttivi sono costituiti generalmente da due passaggi argomentativi. Dato che il primo passaggio è necessario per il secondo, ci siamo concentrati sul primo, il cui scopo è provare l’esistenza di un ente che spieghi l’esistenza dell’universo. Sulla base di queste limitazioni, abbiamo assunto che il primo passaggio dell’argomento cosmologico deduttivo possa essere considerato l’argomento cosmologico normale. Passiamo ora a esaminare tre caratteristiche dell’argomento cosmologico così identificato.
In primo luogo, esso è composto tipicamente da due premesse – di cui una maggiore (P1) e una minore (P2) – e una conclusione (C). In secondo luogo, dell’argomento è possibile fornire una formulazione generica, che ne esibisce la struttura generale, e molte formulazioni specifiche, che ne rappresentano altrettante versioni. In terzo luogo, tra le formulazioni specifiche dell’argomento si distinguono due tipi di versioni: quelle deboli e quelle forti. Entrambe mirano a mostrare che tutto ciò che possiede una certa proprietà (universo compreso) ha una causa della propria esistenza. D’ora in poi, con l’espressione ‘avere una causa’ intenderemo ‘avere una causa della propria esistenza‘.
Formulazione generica
La formulazione generica dell’argomento cosmologico esibisce la struttura a cui tutte le – o almeno la maggioranza delle – formulazioni specifiche possono essere ricondotte. Si tratta del seguente sillogismo di prima figura:
P1. Tutto ciò che è p ha una causa.
P2. L’universo è p.
C. L’universo ha una causa.
Questo sillogismo è composto da parti invariabili, cioè che non mutano in tutte le formulazioni specifiche, e da parti variabili. Le parti invariabili sono le due premesse P1 e P2 (una universale e una singolare, entrambe affermative), la conclusione ricavata per inferenza deduttiva, il predicato di P1 (‘avente una causa’ o ‘causato’) e il soggetto di P2 (‘universo’).
La parte variabile p può essere sostituita da vari termini: ‘esistente’, ‘finito’, ‘in movimento’, ‘iniziato nel tempo’, ‘contingente’, e altri ancora. Ciascuna sostituzione produce una variante differente dell’argomento cosmologico, ossia le formulazioni specifiche. Ognuna di queste contraddistingue, perlopiù, il pensiero di uno o più filosofi (o di una o più posizioni filosofiche) in merito alla questione cosmologica. Ad esempio, se sostituiamo a p i termini ‘mosso’ o ‘in movimento’, avremo qualcosa di simile a una versione aristotelico-tomistica dell’argomento cosmologico. Dedicheremo il prossimo articolo alla presentazione di queste formulazioni.
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