LOGICA FORMALE: LA FALLACIA ARGOMENTATIVA (APPUNTAMENTO 9)
LOGICA FORMALE: LA FALLACIA ARGOMENTATIVA (APPUNTAMENTO 9)
Gen 31[ad#Ret Big]
Per chi avesse perso qualche appuntamento ricordo che a destra si può premere sul pulsante “logica” nella sezione degli argomenti per visualizzare tutti i post. Per chi avesse delle domande (semplici) o richieste di bibliografia è sempre possibile scrivere a filosofiablog lasciando una mail valida tramite cui rispondervi. Per chi invece non vede l’ora di leggere questo mio nuovo post sulla logica formale ci sono delle sedie lì in fondo … Non accalcatevi prego! Ecco … Solo come un cane, se non fosse che il mio cane effettivamente c’è, annoiato come da contratto …
Nel post precedente abbiamo introdotto il metodo di compilazione delle tavole di verità, le quali servono per verificare se una serie di formule ben formate (divise fra premesse e conclusione) del linguaggio formale della logica classica, cioè un argomento, sia corretto o meno. Abbiamo visto che al fine della correttezza di un argomento è necessario che non si dia il caso in cui le sue premesse risultino tutte vere e la sua conclusione falsa. Seguendo l’esempio di Berto possiamo considerare il seguente argomento:
P→Q , ¬P / ¬Q
Compiliamo la tavola di verità di questo argomento come indicato nell’ultimo post:
Molto velocemente: compiliamo due colonne per le nostre due variabili predicative cioè “P” e “Q”. Assegniamo a “P” e “Q” tutti le combinazioni possibili dei valori di verità. Poi inseriamo ulteriori due colonne a destra, le quali hanno per intestazione le due premesse del ragionamento cioè “P→Q” e “¬Q” che nella formulazione vengono separate da una virgola. Assegniamo alle premesse il valore di verità risultante dall’applicazione del connettivo logico della premessa in questione ai valori di verità delle variabili predicative assegnati riga per riga. Ad esempio: prendo la prima premessa “P→Q”, nella prima riga in cui sia “P” che “Q” assumono valore “V”, cioè vero, otterrò che un condizionale materiale che abbia antecedente vero e conseguente vero è vero secondo la matrice del condizionale. Perciò nella prima riga della prima premessa scriverò “V”. Completo tutte le righe per tutte le premesse, per tutti i valori di verità delle variabili predicative. Eseguo la medesima operazione per la conclusione.
Osservo che la terza riga presenta tutte premesse vere e la conclusione falsa, ed esattamente quando “P” ha il valore “F” e “Q” assume il valore “V”. Secondo il procedimento puramente meccanico della tavola di verità mi accorgo che quello preso in esame è un argomento scorretto poiché vi è almeno una occorrenza in cui da premesse tutte vere risulti una conclusione falsa. Ci troviamo di fronte a quella che viene chiamata fallacia: un argomento scorretto.
Esemplifichiamo inserendo degli enunciati al posto delle variabili predicative, al fine di mostrare come questo argomento sia scorretto:
-Se mangio la meringata allora ingrasso, non mangio la meringata, quindi non ingrasso.
-Uno sfregamento meccanico fra corpi causa un aumento della temperatura, non c’è sfregamento meccanico, quindinon c’è aumento di temperatura.
È facile trovare dei controesempi ai ragionamenti appena proposti, cioè delle situazioni che invalidino il ragionamento. Infatti non basta non mangiare la meringata o mangiare poco per non ingrassare, sono invece necessari una dieta equilibrata ed esercizio fisico, cose fra l’altro del tutto inficiate nella loro bontà se poi si beve un sacco di birra; se si mangiano un sacco di patate fritte; se, se, se, … Insomma anche la pancetta ha il suo perché! Per quanto riguarda lo sfregamento meccanico come causa dell’innalzamento della temperatura dei corpi (senza entrare nell’ambito privato di ognuno), notiamo che lo sfregamento meccanico è una causa sufficiente per il verificarsi di un aumento della temperatura dei corpi, ma non necessaria, infatti l’aumento della temperatura potrebbe benissimo avvenire tramite irraggiamento. Infatti il sole scalda le pietre senza contatto fisico.
Le argomentazioni, al pari delle leggi scientifiche, devono inquadrare delle regolarità generali, o nel caso specifico permettere l’applicazione di principi generalmente validi al particolare (entro gli ambiti specifici di validità delle varie discipline). Infatti non possiamo dare validità scientifica all’argomento “qualche volta i corpi (poiché provvisti di massa) sono soggetti all’attrazione gravitazionale della terra e subiscono una forza che li attrae idealmente verso il centro della terra stessa”, infatti ci troviamo di fronte a poco più che un’opinione, inutile per qualsivoglia considerazione scientifica o paragonabile a qualsiasi altra opinione. Ad inficiare questo ragionamento bastano le parole “qualche volta”, cioè l’impossibilità di determinare una regola generale da una serie di comportamenti particolari (per il momento non trattiamo del ragionamento induttivo cui accennerò più avanti). Allo stesso modo se argomentiamo: “spesso l’albero è l’albero” il verificarsi di questo caso implicherebbe che l’albero è se stesso come anche, a volte, non lo è; quindi sarebbe corretto dire che “l’albero è la giraffa verde con le ruote” in virtù dalle possibilità aperte dai casi ideali non descritti dal ragionamento in questione.
Portate alle estreme conseguenze queste posizioni portano a dei paradossi (paradoxa: ciò che va contro l’opinione intesa come senso comune), potremmo infatti chiederci sin dove si spinge la validità del principio di identità esemplificato dall’argomento “l’albero è l’albero”, infatti potremmo chiederci dove finisce l’albero e dove comincia il seme, o se il seme può essere considerato un albero in potenza, ecc. Questi problemi però non toccano l’ambito della logica classica che in quanto tale pretende per sé procedimenti meccanici in cui non vi è spazio per l’ambiguità (almeno per i post trattati sinora e finché non si parlerà di metalogica o di estensioni della logica classica). Lo stesso si può dire per la meccanica classica, che studia il movimento e l’interazione di corpi osservabili empiricamente dall’essere umano senza ausilio di ulteriori macchine o teorie. Nelle applicazioni elementari della meccanica classica i corpi sono considerati indeformabili o anche bidimensionali, come quando si descrivono le componenti della forza peso agente su di un oggetto posto su un piano inclinato. Così nella logica classica le sfumature del linguaggio e le teorie sul linguaggio in sé o sul metalinguaggio non sono considerate nelle sue applicazioni più semplici.
Logica classica e meccanica classica sono cioè degli ambiti semplificati rispetto alla realtà, ciò comunque non elimina il loro ambito di validità o il loro essere base per teorie più complesse.
Ritornando invece all’argomentazione scorretta riportata in questo post, va da sé che in una argomentazione, l’emergere di una fallacia implichi l’invalidità dell’argomento. Saper riconoscere le fallacie è prerogativa del buon filosofo. La logica formale dà la possibilità di esprimere con grande rigore che cosa si intenda per fallacia o per argomento scorretto. La situazione però è spesso più complessa fuori dall’ambito della logica classica, ad esempio nella teoria dell’argomentazione. Resta che il requisito di saper riconoscere le fallacie argomentandone la scorrettezza rimane un dovere per il filosofo, comprendendo prima il senso di argomento fallace o l’intensione di questa nozione e poi applicando questa nozione semplice in campi più complessi e diversi, cioè specificando di volta in volta l’estensione della nozione.
Per domani stendete una lista degli argomenti scorretti usati dal vostro superiore, formalizzateli nel linguaggio della logica classica … Fatto? Ora osservate quanto la vostra vita sia determinata da fantastiche volizioni momentanee e inconsistenti. O almeno la mia lo è di certo, non so la vostra … E poi argomentatemi perché non devo scorgere la perfezione nel mio cane che dorme nella sua cuccia.
Alla prossima!