Conoscere la storia per fare filosofia
Conoscere la storia per fare filosofia
Mar 18[ad#Ret Big]
Abbiamo visto che sussiste un legame particolare tra la filosofia e la sua storia. Problemi filosofici, soluzioni e argomentazioni emergono dalla storicità della condizione umana, non sono qualcosa che si trova solo sui libri di filosofia o nelle teste dei filosofi. A questo proposito, nell’articolo Quattro questioni per ridiscutere sulla filosofia (2002, p. 5), G. Boniolo sostiene che:
I problemi filosofici sono qualcosa di vivo e reale, qualcosa che nasce dalle reali esigenze di vita dell’uomo che pensa chi è, che cosa sta facendo, che cosa conosce, quali sono i suoi valori. Tuttavia questo significa avere consapevolezza della storia della filosofia.
Da qui sorge una questione interessante: esiste una relazione tra “fare filosofia” e “conoscere la storia della filosofia”, e che tipo di relazione è? Secondo alcuni, la relazione sussiste ed è una relazione essenziale. Lo stesso Boniolo (p. 5), per esempio, dichiara:
Nessuno [può] mai portare un reale avanzamento al pensiero filosofico (se di avanzamento si può parlare) se non conosce la storia della filosofia, se non sa inquadrare storicamente il suo problema. E questo anche e solamente per evitare di ridire cose già dette prima e magari meglio. La storia della filosofia è necessaria per la filosofia.
In modo simile, N. Abbagnano, nella sua Storia della filosofia (2007, vol. 1, pp. vii-viii), afferma che:
In filosofia la considerazione storica è fondamentale; una filosofia del passato, se è stata veramente filosofia, non è un errore abbandonato e morto, ma una fonte perenne di insegnamento e di vita.
Poco più avanti (pp. viii-ix), Abbagnano rinforza questa idea, tanto che il ricorso alla storia della filosofia sarebbe imprescindibile per ottenere una qualsiasi risposta alle domande filosofiche:
Noi non possiamo raggiungere, senza l’aiuto che ci viene dai filosofi del passato, la soluzione dei problemi dai quali dipende la nostra esistenza singola e associata.
Secondo questi autori, dunque, esisterebbe una relazione “fondamentale” o “necessaria” tra fare filosofia e conoscere la storia della filosofia. La tesi – se la interpreto correttamente – è assai forte: la conoscenza storica sarebbe una condizione necessaria per filosofare. Tolta la prima, tolta anche la filosofia.
In altre parole, non si ribadisce soltanto che è auspicabile circoscrivere le origini storiche di un problema, esaminare le soluzioni e le argomentazioni fornite dai filosofi nel tempo, allo scopo di formulare risposte non banali, pena la “scoperta dell’acqua calda”. Qui si afferma che, per fare filosofia, problema, soluzione e argomentazione sono insufficienti: ci vuole anche la storia della filosofia.
Senz’altro la tesi della necessità della conoscenza storico-filosofica per fare filosofia è degna d’attenzione, però forse non del tutto convincente. Nel prossimo articolo vedremo perché.
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