Temi e protagonisti della filosofia

Il problema della salvezza in Lev Tolstòj

Il problema della salvezza in Lev Tolstòj

Feb 16

 

 

L’opera di Tolstòj è ricca di fermenti e problematiche teoretiche rivelanti una dimensione filosofica che assume connotazioni squisitamente religiose, morali e sociali. Il Novecento, e non solo quello letterario-filosofico, ha attinto a piene mani dagli scritti del pensatore e non c’è oggi chi non voglia giudicarlo e riconoscerlo anche come filosofo. Presa dal fascino delle opere maggiori, la critica ha però trascurato quei racconti popolari che evidenziano in modo particolare la religiosità contadina nella quale si compendia un aspetto non secondario dell’anima russa.
Lev Nikolàevic Tolstòj (1828-1910) apparteneva ad una nobile famiglia che possedeva vaste tenute presso Tula. Fu proprio nei campi paterni che conobbe e amò la figura del contadino russo che divenne in seguito il centro della sua ricerca umana e della sua arte. Rimasto presto orfano di entrambi i genitori, il suo percorso di formazione fu dissipato e dissoluto (prima frequenta lingue orientali e poi diritto); abbandonò dopo tre anni di studio irregolare. Ma già spiccava il suo grande interesse per la filosofia, per l’arte, per il perfezionamento morale; del resto la lotta tra la sua natura esuberante e il bisogno altrettanto potente di dominare i suoi istinti restò il problema centrale di tutta la sua vita personale, con tutti i riflessi e le complesse implicanze sul suo mondo artistico e filosofico-religioso.

Tolstòj vive il conformismo come sofferenza esistenziale e da questo è spinto alla ricerca di nuovi ideali, nuovi modelli di salvezza che si manifestano nella loro pienezza con l’adesione alla vita militare. Nel 1851 si trasferisce nel Caucaso, come ufficiale, e qui comincia la sua attività letteraria, con alcuni racconti e la prima parte dell’autobiografia, Infanzia, pubblicata nel 1852. In quest’opera la vita dell’autore è rappresentata dalla figura del fanciullo Nikolenka Irtienev, di cui si raccontano le vicende spirituali che proseguono in Adolescenza e Giovinezza. In questa trilogia, Tolstòj si rivela autore già maturo. Nella figura di Irteniev si compendiano annotazioni biografiche e meditazioni sentimentali; il protagonista è infatti caratterizzato da un’accesa sensibilità, da una titubante timidezza, dall’abbandono ai sogni, ma anche da un grande bisogno di analisi. Nella figura del giovane Irteniev c’è in embrione l’uomo interiore per il quale il problema della salvezza confina, o meglio coincide, con quello della felicità. La salvezza di Irteniev sta nella liberazione dall’ipersensibilità; questi momenti riflessivi lasciano intravedere momenti di lucidità filosofica dove egli si apre all’analisi del proprio io interiore. La felicità tolstojana dunque non dipende dalla soluzione delle problematiche esistenziali esteriori.

Scrive Tolstòj ne I cosacchi (1853):

[…] la vita, la felicità della vita, consiste nell’essere con la natura, vederla, parlarle…

I suoi viaggi in Svizzera, Francia, Germania hanno motivazioni educative; prostrato a causa della morte del fratello trova motivazione esistenziale solo immergendosi nell’attività pedagogica, unica speranza per la salvezza dell’uomo intesa come liberazione dall’ignoranza (a Jasnaia-Poliana fonda una scuola per contadini). Il viaggio avrà sempre per Tolstòj una funzione pedagogica. Rientra in Russia nel 1861, l’anno delle grandi speranze, della liberazione della servitù della gleba; la speranza per un avvenire migliore, fondato sulla giustizia e la fratellanza: riapre la scuola, fonda una rivista per divulgare le idee di una formazione interamente liberalizzata.
In un alternarsi di entusiasmi e disillusioni l’unica parentesi felice degli anni ’60 è il ritorno a Mosca e l’incontro e le nozze con Sofia Bers. Ma a Tolstòj è negata la felicità duratura: in breve il problema dell’esistenza e della salvezza dell’uomo lo riprendono e da questo momento in modo ossessivo. La salvezza viene solo dall’incontro con Cristo e dalla fede nel suo messaggio d’amore.

Scrive Nicolas Weisbein in L’evoluzione religiosa di Tolstòj:

Nel momento della sua crisi di coscienza tra gli anni 1875-1879, cercando di trovare una soluzione valida all’angosciante problema che gli si è posto, egli si rivolge quasi simultaneamente a Socrate, Salomone, Budda, Schopenhauer. Negli uni e negli altri trova certe risposte alle questioni poste, ma queste risposte non lo soddisfano affatto, perché un pensiero sistematico gli sembra difficilmente accettabile. Nell’ultima decade della sua vita, lo si vede leggere, per così dire disordinatamente, Maine de Biran, Bergson, Spinoza, Hippolyte Taine, Henri-Frédéric Amiel, Thomas Carlyle, Giuseppe Mazzini, Immanuel Kant, Félicité de Lamennais. La verità delle sue letture è si l’indice di una intelligenza, non soltanto costantemente attiva, ma anche perpetuamente inquieta, alla ricerca di una cristallizzazione, sempre imminente, ma mai realizzata, del suo pensiero.

La Confessione, La mia religione, I Vangeli, Sulla vita, Camminate finché la luce risplende su di voi sono opere che indicano l’intimo anelito alla salvezza, che prende forma come fiducia incondizionata nell’insegnamento di Cristo e nella fuga dal mondo dell’uomo organizzato in una società alienante che opprime e rende schiavi. Scrive nel suo “giornale intimo”:

Come potrei non ringraziare Dio d’avermi concesso di conoscere la vera felicità che risiede nella nostra buona coscienza? Non si può, tuttavia, desiderare questa felicità come una felicità carnale. Può solo comprenderla chi l’ha provata, ossia chi ha compiuto, costantemente il bene e chi segue la via che conduce al bene (15 dicembre 1852).

La ricerca di Dio occupa molti anni della riflessione tolstojana. Rimane sempre oscillante nelle delucidazioni del concerto di Dio; si serve di esso per giustificare la libertà, la moralità e, soprattutto, la vita. Se si prova a guardare più a fondo si rimane sconcertati dalle molteplici concezioni che ora si collegano ad un concetto panteistico della divinità, ora presentano il Dio della concezione cristiano-orientale, ora il Dio perfettamente razionale frutto del convincimento intimo del pensatore.

La soluzione del problema dell’esistenza di Dio e del significato del Cristo si chiarifica, senza ombra di dubbio, nella Lettera al Santo Sinodo (1901):

Io credo in Dio, che intendo come lo Spirito, l’Amore, il Principio di tutto. Credo che Egli sia in me e che io sono in Lui. Credo che la volontà di Dio non sia mai stata più chiaramente espressa che nella dottrina del Cristo-uomo; ma non si può considerare il Cristo come Dio, indirizzando a Lui le nostre preghiere, senza commettere, ritengo, il più grande dei sacrilegi. Io credo che il vero bene dell’uomo consista nel compimento della volontà di Dio, la quale consiste nel reciproco amore fra gli uomini e nel comportamento verso gli altri dettato dal desiderio di un analogo comportamento degli altri verso se stessi; in questo consiste, secondo il Vangelo, tutta la legge ed i profeti. Credo che questa crescita d’amore diverrà, in questa vita, una felicità che di giorno in giorno diventerà più grande, e, nell’altro mondo, una felicità di gran lunga più perfetta.

Sono compendiati qui, in una sintesi mirabile, tutti i motivi di fondo che investono l’attività letteraria, politica, sociale e religiosa del Tolstòj degli ultimi anni.
Negli ultimi anni della sua vita emerge pure il motivo della “resurrezione” dell’uomo che nella poliedrica attività di Tolstòj si realizza in modi e con toni diversi. La credenza in Cristo diventa il fondamento della nuova chiesa volta esclusivamente alla pratica dei suoi comandamenti e con la quale si realizza il Regno di Dio sulla terra. Il problema della salvezza, sviluppato nella sofferta ricerca dell’essenza di Dio, del Cristo, del fenomeno religioso, alla fine si risolve e coincide con il problema cristologico.

 

Bibliografia

Lev Nikolàevic Tolstòj, I Cosacchi in Maestri. I grandi scrittori di tutti i tempi e di tutte le letterature, Edizioni Paoline, Francavilla (Chieti), 1966 (4° edizione).

S. Arcoleo, Tolstòj e il problema della salvezza in Il problema della salvezza. Atti del XXIII Convegno di Assistenti Universitari di Filosofia Padova 1978, Editrice Gregoriana, Padova, 1979.

 

 


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