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La filosofia politica di Gilles Deleuze (8)

La filosofia politica di Gilles Deleuze (8)

Set 13

 

 

Articolo precedente: La filosofia politica di Gilles Deleuze (7)

 

8. Schreber e la macchina capitalistica

Quindi il denaro può essere sterco, benché lo sterco non sia denaro. [34]

L’obbiettivo di Deleuze non è quello di trovare delle connessioni tra Marx e Freud; questo lavoro è stato già compiuto da Marcuse e Fromm [35], e secondo Deleuze si ridurrebbe soltanto alla formula sterile: oro = merda. Certamente c’è una connessione netta tra psicoanalisi e capitalismo, o meglio si dovrebbe dire che c’è una connessione tra la malattia mentale (schizofrenia) e il capitalismo. “Capitalismo e schizofrenia” è il sottotitolo delle due opere di Deleuze e Guattari (Anti-Edipo e Mille piani). Per capire questa connessione sono centrali i caratteri anali del capitalismo. Il capitalismo si può davvero definire anale: la sua produzione funziona come la produzione dell’ano, non solo metaforicamente. Schreber non rappresenta un personaggio scelto a caso: il suo essere uno schizofrenico ritrae la macchina produttiva capitalista. Schreber soffriva di un delirio di persecuzione, sentiva delle voci che lo incitavano a defecare e sembra che questo soggetto delle voci provasse piacere nelle defecazioni di Schreber. La produzione di produzione, produzione senza limiti del capitalismo, la produzione di denaro delle banche secondo una certa visione keynesiana dell’aumento dell’offerta di moneta, la moltiplicazione del denaro all’infinito come effetto del profitto, effetto da finanzcapitalismo, sono tutti fenomeni schizofrenici.

L’inizio del primo capitolo di Anti-Edipo è abbastanza indicativo:

L'(es) funziona ovunque, ora senza sosta, ora discontinuo. Respira, scalda, mangia. Caca, fotte. [36]

L’Es è il desiderio, è la stessa libido, ma esso rappresenta socialmente tutti i flussi. Come spiegherò meglio più avanti, il capitalismo funziona tramite connessioni di flussi: flussi monetari congiunti a flussi di merci, flussi di lavoro congiunti a flussi monetari. Il capitalismo consiste in una vera ingegneria del desiderio. Non solo: esso tende non a codificare, ma a decodificare, a confondere tutti i codici andando verso la deterritorializzazione assoluta. In questo senso lo schizofrenico è una macchina produttiva, e i divenire dello schizofrenico sono le sue deterritorializzazioni, le sue decodificazioni. Questo ci lascia un’immagine di un capitalismo delirante: il significato di ciò si coglie solo nel virtuale perché la produzione del delirio è virtuale. Lo stesso capitalismo si fa sempre più virtuale: quale finanzcapitalismo, esso realizza l’indifferenza tra il denaro trascendentale e quello reale [37]. Il fatto che il denaro si possa moltiplicare semplicemente aggiungendo degli zeri sullo schermo di un computer: questa è la follia del capitalismo. Il capitalismo, dopo tutto, è sempre stato così sin dall’inizio: si pensi alla filiazione del denaro dal profitto, a quel potere che Marx definisce “taumaturgico”, quasi si trattasse di magia. In questo modo diventa comprensibile perché Schreber raffigura la macchina produttiva capitalistica:

Il presidente Schreber ha i raggi del cielo nel culo. Ano solare. E state certi che funziona; il presidente Schreber sente qualcosa, produce qualcosa, e può farne la teoria. Qualcosa si produce: effetti di macchine, e non metafore. [38]

La schizofrenia è il limite esterno del capitalismo, quell’unico limite che può realmente farlo crollare. Questo è il punto essenziale del discorso del secondo Deleuze, punto che bisognerà cercare di spiegare nella restante parte di questo studio. Si tratterà, dunque, di mostrare come portando il capitalismo al suo limite estremo lo si faccia giungere al suo punto di rottura.

 

Note

[34] Karl Marx, Il capitale, Editori Riuniti, Roma 1997, p. 142.

[35] Eros e civiltà di Marcuse mostra come opere come Il disagio della civiltà di Freud facciano emergere una stretta connessione tra la nascita della società e la repressione degli istinti. “Sinistra freudiana”, che è un termine adottato da Marcuse, rappresenta una certa posizione che vorrebbe trovare nel concetto di sublimazione di Freud un problema politico come quello della stessa repressione, della repressione della sessualità e degli impulsi. L’intento consiste nella storicizzazione della psicoanalisi. Erich Fromm nei suoi studi rintraccia un collegamento tra Marx e Freud proprio nel fatto che anche in Freud l’inconscio si forma a partire dai vissuti del soggetto e quindi dalla sua storia. Non si tratta solo di eredità, ma anche di influenze dal mondo in cui un certo soggetto ha vissuto, allo stesso modo in cui Marx usa il concetto di coscienza in senso materialistico, cioè come coscienza determinata dalle condizioni materiali in cui si vive. Dal punto di vista psicanalitico diventano rilevanti quei concetti marxisti, come “coscienza di classe”, che rimandano a nozioni psicologiche. Sembra dunque necessaria una connessione Marx-Freud. Di Fromm cito un testo breve dal titolo Masochismo e autorità, contenuto nella raccolta La scuola di Francoforte a cura di Enrico Donaggio.

[36] Gilles Deleuze, Félix Guattari, L’anti-Edipo, Einaudi, Torino 2010, p. 3

[37] Mi riferisco al problema kantiano della differenza tra i cento talleri ideali e quelli reali; il finanzcapitalismo la abbatte.

[38] Gilles Deleuze, Félix Guttari, L’anti-Edipo, Einaudi, Torino 2010, p. 3.

 

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