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La filosofia politica di Gilles Deleuze (6)

La filosofia politica di Gilles Deleuze (6)

Set 08

 

 

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6. Il vero messaggio di Anti-Edipo sulle malattie mentali

Capire Deleuze significa capire Spinoza; questo è effettivamente uno dei principi base, uno dei fondamentali, per chi dovesse cimentarsi nello studio di Deleuze. Il discorso di Anti-Edipo va letto in senso spinozista e se lo si legge in questo modo si possono evitare diversi errori. Il problema principale, che deve essere spiegato sempre meglio in questo articolo, è quello del desiderio, cioè di ciò che Spinoza chiama il conatus. La schizoanalisi è l’analisi delle strategie del conatus. Il desiderio preso nel senso psicoanalitico è in primo luogo qualcosa di inconscio: sul piano cosciente non si danno desideri, si danno bisogni o interessi. Ovviamente questi termini (bisogno, interesse e desiderio) vanno ben distinti. Spinoza, a proposito della libertà umana, ha sempre detto che l’uomo si crede libero perché è consapevole delle azioni che compie; tuttavia, essendogli oscure le loro cause, non può ritenersi tale. In questo momento questa oscurità è l’inconscio. L’inconscio, come la sessualità e il desiderio, diventa per Deleuze una macchina produttiva. Tutto questo va sempre visto nell’ottica della causalità immanente produttiva della Sostanza di Spinoza [28]. Affetti e potenze, nelle contrazioni del desiderio, contrazioni che si riferiscono a ciò che Deleuze chiama viscosità del desiderio, si generano continuamente anche quando i colpi del desiderio vanno a vuoto. L’ottica di Deleuze è un’ottica vitalista: Deleuze parte dalla vita, dalla vita così come si manifesta e non cerca qualcosa d’altro oltre ciò che appare. Quando Deleuze scrive su Hans, su Schreber, o sul caso dell’uomo dei lupi o ancora di altri soggetti malati, legge sempre i loro comportamenti nell’ottica di tattiche del desiderio, di esplorazioni, di continue sperimentazioni di nuove potenze. Lo psicoanalista in questo caso viene criticato come qualcuno che vuole intrappolare il desiderio, che vuole alienarlo, che cerca i suoi significati al di là dei suoi fenomeni, che lo riconduce sempre a teorie astratte rispetto ai casi.

Questo è il senso, perciò non si vede dove, in Deleuze e Guattari, Recalcati abbia letto che la schizofrenia è liberazione: non esiste infatti nessun passo di Anti-Edipo che lo provi. In realtà Deleuze, in generale, non crede proprio nella liberazione, nel senso della salvezza. Deleuze, come Lacan, sta dicendo che non c’è salvezza, sta prendendo sul serio quello che ha detto Lacan sulla normalità, cioè che anche la normalità non è la salvezza rispetto alla malattia perché non c’è vera guarigione. La prospettiva di Deleuze, come spesso ha spiegato Godani, è quella dell’ottimismo senza speranza. Non c’è speranza nella salvezza, nella normalità salvifica (questo lo dice anche Lacan), ma si può essere ottimisti perché, comunque vada, esiste sempre la possibilità di sperimentare nuove potenze e affetti. Questo è il senso della malattia mentale, che può essere anche la schizofrenia [29]: ci si riferisce al fatto che questa diventa una nuova esplorazione, da parte del desiderio, di potenze differenti. In questo senso Anti-Edipo è una nuova Ethica, come non se ne vedeva una da tanto tempo; si tratta semplicemente di capire il suo senso. Il desiderio e le sue sperimentazioni: ecco l’oggetto dell’Ethica di Deleuze. Queste sperimentazioni sono i vari divenire di cui parla Deleuze: processi virtuali attraversati da quantità intensive, linee di fuga, deterritorializzazioni. Si potrebbe spiegare il divenire in questo modo: se vogliamo prendere sul serio il divenire, non dobbiamo semplicemente pensarlo come un cambiamento di attributi delle sostanze, si tratta di pensare il divenire stesso come fosse un lancio di un dado senza fine che non dà mai un risultato [30]. Deleuze nella sua filosofia ribalta il rapporto tra l’essere e il divenire, quindi assegna il primato al divenire. Il divenire ha sempre una doppia direzione simultanea: ad esempio Alice si allunga e si rimpicciolisce simultaneamente. Il divenire è qualcosa che è sempre già stato e sempre ancora deve accadere, quello che gli stoici chiamano Aiôn. In particolare in Mille piani Deleuze parla dei divenire-animale, un cui esempio sono i divenire di Hans con il cavallo. Il divenire animale come sperimentazione di potenze ed affetti non va mai letto come un divenuto e nemmeno come una pura imitazione. Significativo riguardo a questo può essere quel racconto di Jung su un uomo che si era preso la libertà di fare il cane e abbaiare davanti alla luna: finché era consapevole di non essere un cane andava tutto bene, ma poi, col proseguire della sua sperimentazione, egli, pur essendo chiaramente ancora uomo, era un uomo talmente identificato con il suo gioco e divenuto talmente malato da credersi un cane. Questo soggetto non è divenuto un cane e ha smesso di fare l’attore. Ovviamente non c’è bisogno di spingersi al punto di diventare malati per poter dire di essere attraversati da divenire animale; si tratta semplicemente di una strategia del desiderio.

 

Note

[28] La teoria della causalità di Spinoza in ogni caso andrebbe riletta o rivista, dal momento che si fonda su un non più attuale modello meccanicistico della fisica. Sono convinto, e lo è anche Žižek come si vede in Organi senza corpi, che Deleuze abbia costruito un modello ontologico molto vicino alla fisica quantistica, per esempio per quanto riguarda i suoi concetti di virtuale e di divenire. Allora la lettura dell’aspetto produttivo dell’essere andrebbe più avvicinata al concetto di caso e a tutto il discorso riguardo al caso della Logica del senso dello stesso Deleuze.

[29] Deleuze e Guattari sono stati accusati di non aver mai visto uno schizofrenico, il che si dimostra falso dato che Guattari lavorava a Laborde, un ospedale psichiatrico famoso. Ad ogni modo, per capire meglio il tema della schizofrenia vorrei stilare qui un elenco di libri sull’argomento che potrebbero essere utili: in primo luogo c’è ovviamente lo scritto sul caso Schreber di Freud, che Recalcati evidenzia come esempio perfetto di schizofrenia, anche se Freud considerava Schreber più propriamente un paranoide; in secondo luogo Jung ha studiato tantissimo gli schizofrenici: nel terzo volume delle opere complete, sotto il titolo Psicogenesi delle malattie mentali, sono raccolti i vari scritti sulla schizofrenia; un terzo testo abbastanza importante è quello di Wilfried Bion: Analisi degli schizofrenici e metodo psicoanalitico; infine si potrebbero leggere le varie opere di Artaud, schizofrenico lui stesso, soprattutto Al paese dei Tarahumara e altri scritti.

[30] Di questo trattano le pagine della decima serie Sul gioco ideale in Logica del senso.

 

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