La filosofia politica di Gilles Deleuze (5)
La filosofia politica di Gilles Deleuze (5)
Set 06
Articolo precedente: La filosofia politica di Gilles Deleuze (4)
5. Lacan
Anche se il tema che mi sono prefisso di trattare in questa sede in origine è di natura puramente politica ed economica, dal momento che, soprattutto per quanto riguarda Anti-Edipo, il tema della psicoanalisi si intreccia con quello economico, è inevitabile che io scriva questi primi paragrafi sulla psicoanalisi e faccia altrettanto sulla psicoanalisi di Lacan [20] perché è l’oggetto del discorso di Deleuze e Guattari in Anti-Edipo. Lacan è l’orizzonte del discorso anche se la questione è politica, nel senso di una critica politica alla psicoanalisi. Dirò qui su Lacan ciò che considero essenziale; altre cose dovranno comparire più avanti nel testo. Lacan è uno psicoanalista francese di scuola freudiana. Lacan parte proprio dal modello del secondo Freud cercando di ricomprendere l’espressione di Freud “Wo Es war, soll Ich werden”, tradotta con “Dove c’era l’Es, l’Io deve avvenire”. Lo sforzo di Lacan consiste nell’includere l’Io nell’Es di modo che si avranno due Es: un primo Es impersonale come l’Es di Freud, che stava per l’inconscio (l’impersonale “es” della lingua tedesca); un secondo Es che è invece l’io oggetto del riconoscimento da parte dell’Altro [21] che dice: “Tu es” (“Tu sei”). Questo effetto genera una frattura: Lacan contrappone un io ad un ideale dell’Io. Il desiderio in questa frattura funziona secondo una particolare domanda, la domanda di riconoscimento. L’io è riconosciuto dall’Altro proprio nel senso del Tu es (tu sei). Questo significa che il desiderio è intersoggettivo, perciò il desiderio è il discorso dell’Altro, ossia noi desideriamo essere desiderati dagli altri. Tutti vorrebbero che il proprio valore fosse riconosciuto e rispettato dagli altri.
Ne Lo stadio dello specchio, uno degli scritti di Lacan, lo psicoanalista immagina questa separazione tra il soggetto e l’io, lo specchio rievoca l’immagine del narcisismo e accade che finché il soggetto non si identifica completamente con l’io non cade in malattia e rimane sano, in caso contrario diventa malato. Il soggetto non è l’io, questa è la verità che ci dice Freud e che Lacan esprime in questo modo: il soggetto è diviso. C’è un soggetto cosciente e una parte inconscia del soggetto; se il soggetto cosciente, ad esempio, si impone di dire la verità, allo stesso tempo inconsciamente desidera mentire. L’identificazione da parte del soggetto nell’io si dice immaginaria; lo psicoanalista ha il compito di liberare il soggetto dalle sue identificazioni immaginarie. Immaginario è il primo dei tre termini di Lacan, il secondo è il Reale, ossia la frattura nel soggetto. È come se avessimo una ferita, ma non potessimo ricucire questa ferita e guarire senza diventare malati. Quindi, come si vedrà, non c’è guarigione vera per Lacan. Così infatti dice Tarizzo:
In breve, potremmo riassumere il senso di questa svolta con una sola formula, quella da cui siamo partiti: non si può guarire. Se guarire significa identificarsi una volta per tutte, sanare la propria scissione da se stessi, guarire significa, allora, andare contro la propria soggettività. Guarire equivale, cioè, ad ammalarsi. E ci sono due modi per farlo: la nevrosi o la psicosi. [22]
Il modello da cui parte Lacan, Freud a parte, è quello dello strutturalismo [23]: dalla concezione strutturalista partono i suoi famosi concetti di Simbolico, Reale e Immaginario. La frattura a cui mi riferivo precedentemente è il Reale. Il Simbolico andrebbe invece riportato al significante e l’immaginario al significato. Il significante è il senso, esso rappresenta la metafora del desiderio, il Nome del Padre, la Legge, la domanda di riconoscimento. Il significato è il desiderio della madre, domanda d’amore, la metonimia. Significante e significato giungono ad un punto di rottura, il Reale. In questo punto di rottura il significante eccede sul significato, e a questa eccedenza di significante corrisponde un’assenza di significato; tale eccedenza è l’oggetto del desiderio. Lacan chiama l’oggetto del desiderio “piccolo oggetto a”: il desiderio non cattura il suo oggetto ma gli ruota attorno. Qualora il desiderio dovesse catturare il suo oggetto, in quel caso comincerebbe la malattia mentale.
Andrew Payne nel suo articolo sull’architettura del desiderio [24] mostra due elementi essenziali del desiderio in Lacan: il circolare attorno al vuoto (crimming the void) e la pietrificazione del panico (petrifying the pain). Sono due elementi della stessa cosa, nel senso che il desiderio, finché ruota attorno al suo oggetto, ruota nel vuoto e pietrifica il panico. Il panico comincia con la malattia mentale. Secondo Lacan il problema della malattia mentale va riportato al fatto che al paziente malato manca il senso delle sue parole; questo senso è il Padre. Quindi il sapere per Lacan rimane sempre nell’inconscio del paziente e dalla parte del paziente, ed esso è il significato, ma la verità è dalla parte dello psicoanalista perché lui solo ha il senso. Si tratta solo di fare in modo che il paziente non si identifichi con l’oggetto del desiderio, incarnato questa volta dallo stesso analista tramite quel processo noto con il nome di transfert [25]. Il fatto è che l’Edipo [26] si supera come complesso solo se nel soggetto si genera quella frattura che è il Reale; questo modello spiega sia il caso del bambino sia quello della bambina. Ho già detto che non esiste una vera salute o normalità [27] per Lacan, esiste piuttosto questa posizione precaria del soggetto diviso. Di fronte a questo fatto il messaggio di Lacan è di natura etica; esso è stato espresso con queste parole: non cedere mai sul tuo desiderio. Cedere sul desiderio vorrebbe dire colmare la frattura e diventare malati. Lacan in questo modo pensa un nuovo concetto di desiderio razionale: il desiderio che rinuncia all’oggetto o il desiderio senza oggetto.
Note
[20] Le opere di Lacan sono pubblicate in italiano dall’Einaudi: ci sono i suoi scritti racchiusi in due volumi ed i testi dei numerosissimi seminari da lui tenuti. Studiare tutto Lacan è quindi impresa molto lunga e complessa; se si cercano poi solo dei temi specifici, potrebbe non avere un senso tuffarsi in questa avventura. Tuttavia, per questo motivo, sono stati scritti libri di letteratura secondaria come quello di Davide Tarizzo o quello di Marcelle Marini, quest’ultimo in francese. Altrettanto rinomati sono gli scritti di Massimo Recalcati, che è sicuramente un’autorità per quel che riguarda gli studi su Lacan in Italia, scritti pubblicati dall’editore Cortina.
[21] L’Altro lacaniano è esattamente il Super-Io di Freud. L’Altro è anche oggetto della domanda di riconoscimento, è l’oggetto stesso del desiderio.
[22] Davide Tarizzo, Introduzione a Lacan, Laterza, Bari 2003, p. 67.
[23] Lo strutturalismo di riferimento in questo caso è il modello di Roman Jackobson e non quello di Saussure. Si potrebbe intendere lo strutturalismo così declinato come quella teoria della linguistica in cui la parola viene distinta dalla cosa seguendo lo schema della differenza tra il segno e il significato. È evidente che la parola “cane” non è un cane, ma, in quanto la parola significa, essa rimanda direttamente al cane. Tuttavia la parola è segno e non si riduce mai solo al suo significato, per cui si dirà che l’espressione della parola o il suo senso è diversa dal suo significato; il senso della parola è il significante. Se il significato rimanda ad un linguaggio pubblico condiviso, il significante è privato: esso si riferisce a come noi intendiamo la parola. La teoria a cui si rifà Lacan pone il significante ed il significato in quella particolare relazione tale che il primo eccede sul secondo, cosicché v’è un eccesso di senso sul significato: questo fenomeno è ciò che distingue le parole dalle cose. Questa spaccatura è essenziale linguisticamente e manca del tutto nel malato; in particolare si dovrebbe dire che lo schizofrenico parla un linguaggio pre-verbale in cui non distingue le parole dalle cose, quindi manca la frattura che Lacan chiama Reale. Infatti ciò che rende possibile il linguaggio è proprio il verbo, che è appunto ciò che rende possibile una distinzione tra le parole e le cose; il verbo ha senso senza aver significato.
[24] Mi riferisco all’articolo “Achitecture Lacan Deleuze”, reperibile sul sito http://www.gsd.harvard.edu.
[25] Il transfert è quel fenomeno in cui lo psicoanalista viene identificato dal paziente come l’oggetto stesso del suo desiderio; nel caso freudiano l’identificazione è con la figura del padre, mentre nella psicoanalisi di Jung l’identificazione può variare a seconda del caso specifico del paziente: per esempio è accaduto che una certa paziente di Jung identificasse Jung con il vampiro oggetto delle sue fantasie.
[26] Lacan è chiarissimo quando parla dell’Edipo, descrivendolo con una semplicissima metafora: il bambino in mezzo alle fauci di un coccodrillo separate da un bastone che le tiene ben aperte in modo tale che le fauci non si chiudano inghiottendo il bambino. Il coccodrillo rappresenta la madre, il bastone rappresenta il padre. L’apertura delle fauci è il Reale e quando le fauci si chiudono comincia la malattia.
[27] La psicoanalisi sembra metterci di fronte ad una verità sconcertante: siamo tutti un po’ malati, un po’ nevrotici. Jung stesso aveva notato che nemmeno Freud, nonostante fosse il miglior psicoanalista di quel tempo, era riuscito a guarire dalla sua di nevrosi. Freud non credeva in una guarigione totale, Jung, invece, non ha mai smesso di cercarla insoddisfatto della posizione di Freud.
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