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La filosofia politica di Gilles Deleuze (23)

La filosofia politica di Gilles Deleuze (23)

Nov 01

 

 

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23. I tributi e la moneta

Supponiamo che per una spedizione militare si richiedano la somma di un milione. Se lo Stato emettesse un milione di carta in surrogazione di un milione di moneta coniata, la spedizione verrebbe finanziata senza alcun gravame sulla popolazione; ma se una Banca emettesse un milione di carta e lo prestasse allo Stato al 7 per cento, ritirando in tal modo un milione di moneta coniata, sul paese graverebbe una imposta permanente di 70.000 l. l’anno, la popolazione pagherebbe l’imposta, la Banca la riscuoterebbe, e la collettività sarebbe nei due casi ricca come prima; la spedizione militare sarebbe effettivamente finanziata dal miglioramento del sistema, dall’aver reso produttivo un capitale di un milione sotto forma di merci invece di lasciarlo improduttivo sotto forma di moneta coniata; ma avvantaggiati sarebbero sempre gli emittenti della carta, e perché lo Stato rappresenta la popolazione, questa risparmierebbe l’imposta se fosse lo Stato e non la Banca a emettere questo milione. [102]

Anche Marx trascrive nei Grundrisse nel quaderno VIII questa affermazione di Ricardo, che rappresenta proprio un bel modo in cui una banca può assoggettare uno Stato, e cosa c’è di più attuale di tutto questo? La banca emette moneta, la presta allo Stato ad un certo tasso di interesse [103], lo Stato contrae un debito e lo fa gravare tutto sulla popolazione, cioè è il popolo che paga tutto questo tramite le tasse. La moneta emessa, successivamente investita, viene completamente riconquistata dalle banche con gli interessi. In questi meccanismi va rintracciato il senso dell’affermazione di Deleuze secondo la quale la moneta nasce dai tributi, cioè la moneta è posta in diretta relazione al debito. Il denaro nasce dall’imposta e l’imposta, in un certo senso, crea il mercato. Prima il denaro viene prodotto dalle banche e questo denaro viene distribuito tra i lavoratori sotto forma di salario. Si tratta prima di far passare il denaro tra il popolo, poi questo in parte viene riassorbito dallo Stato sotto forma di tributi e tasse. La tassa è la calamita del prezzo, così si esprime Deleuze. Normalmente diciamo che si pagano le tasse per i servizi che ci vengono offerti: la scuola, il servizio ospedaliero, ecc. Tuttavia pensare in questo modo vuol dire credere che il sistema dei tributi trovi già il mercato, invece in quest’ottica sono i tributi a dare origine al mercato.

Come regola generale, l’imposta monetizza l’economia, crea la moneta e la crea necessariamente in movimento, in circolazione, in rotazione e anche in corrispondenza con i servizi e beni nella corrente di questa circolazione. [104]

David Graeber, nel suo libro Debito, spiega bene come l’imposta preceda il mercato e sorga per crearlo; quindi essa sta all’origine dello scambio, così come Deleuze poneva in origine il monopolio del denaro. L’esempio di Graeber per spiegare questa idea, cioè l’origine del denaro e del mercato dai tributi, parte da un caso simile a quello di Ricardo: lo Stato ha bisogno di soldi per fornire di armi, cibo e altro ancora il suo esercito. Prima lo Stato fa passare delle monete ai soldati, poi obbliga le famiglie a restituire parte di queste monete sotto forma di tassa o tributo [105]. È una specie di circuito che vede l’inizio di una prima forma di mercato. Oppure, per citare un caso più vicino a noi, Graeber parla di Gallieni [106], il conquistatore del Madagascar, che dopo aver stampato la moneta e averla adeguatamente redistribuita, obbliga la popolazione a restituirgliela. Questo meccanismo fa nascere il mercato e tutta una serie di sistemi di debito dove non c’erano affatto. Le imposte di Gallieni costringono i contadini a vendere merci per guadagnare denaro per pagare le tasse, ma il denaro non è mai sufficiente, perché i prezzi delle merci erano bassi, quindi diversi si ritrovarono indebitati. L’idea di Gallieni, come spiega Graeber, era quella di lasciare del denaro alla popolazione perché comprasse beni di consumo, denaro sotto forma di salario corrisposto per il lavoro svolto alle piantagioni di caffè anche e soprattutto per pagare quelle tasse. Pare che i malgasci facessero resistenza alla creazione del mercato investendo il denaro in più solo per comprare animali da sacrificare agli antenati. Ma alla fine tutto crolla, compaiono i primi negozi e si instaura il mercato. Ovviamente il testo di Graeber è molto recente; Deleuze quando scrive pare che si ispiri ad un altro autore come Gabriel Ardant che scrive un’intera storia della finanza. Questi autori hanno comunque uno sfondo comune: la moneta nasce dai tributi, così come il mercato. Infatti, come afferma Graeber:

I governi usano le tasse per creare moneta e possono farlo perché sono diventati i guardiani del debito che tutti i cittadini hanno contratto gli uni con gli altri. Questo debito è l’essenza della società. Esisteva prima ancora del denaro e dei mercati, che non sono altro che modi per apporzionare il debito. [107]

 

Note

[102] David Ricardo, Principi di economia politica e dell’imposta, Utet, Torino 2006, p. 490.

[103] Questo problema è quello del signoraggio bancario. Per esempio un caso interessante è quello della banca d’Inghilterra; questa banca è nata da un consorzio di quaranta banchieri tra Londra ed Edimburgo, lo scopo era quello di finanziare la guerra dell’Inghilterra contro la Francia. Una banca privata emetteva moneta, la prima moneta cartacea in Europa. In questo modo è la banca che emette moneta, creandola dal nulla e prestandola allo Stato a interesse.

[104] Gilles Deleuze, Félix Guattari, Mille piani, Castelvecchi, Roma 2010, p. 525.

[105] Cfr. David Graeber, Debito. I primi 5000 anni, il Saggiatore, Milano 2012, p. 52.

[106] Cfr. David Graeber, Debito. I primi 5000 anni, il Saggiatore, Milano 2012, pp. 53-54.

[107] David Graeber, Debito. I primi 5000 anni, il Saggiatore, Milano 2012, p. 58.

 

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