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La filosofia politica di Gilles Deleuze (21)

La filosofia politica di Gilles Deleuze (21)

Ott 25

 

 

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21. Una teoria del sistema bancario

Deleuze e Guattari parlano di un’alleanza tra capitalismo finanziario e capitalismo mercantile, in una parola: finanzcapitalismo. Per spiegare il capitalismo, quindi non solo il fenomeno dello scambio, ma anche quello dell’accumulazione, Deleuze e Guattari partono dalla considerazione di due tipi di moneta: la moneta di scambio e la moneta credito o debito. Quello che vorrei fare qui è mostrare come per questi autori tutto il sistema capitalista comincia con le banche, che il debito ha inizio da una struttura di anti-produzione come la finanza. Ci sono due autori che Deleuze e Guattari hanno in mente quando discutono su questa differenza tra i due tipi di moneta: Suzanne de Brunhoff e Bernard Schmitt [92]. Le teorie di questi due autori non vanno in realtà molto d’accordo ‒ lo spiega bene un certo Christian Kerslake [93] ‒, ma ne L’anti-Edipo sono quasi identificate, mentre in Mille piani Deleuze e Guattari sembrano prendere in considerazione solo la teoria di Bernard Schmitt come la versione vera. Suzanne de Brunoff [94] sostiene che esistono due tipi di moneta: la moneta di scambio e la moneta di credito. Il primo tipo di moneta risponde al problema dell’equivalenza: essa è la forma valore della merce nella teoria di Marx, ciò che rappresenta l’eguaglianza tra due merci come valore. Il secondo tipo di moneta è la moneta finanziaria che è necessaria per far partite tutta la produzione. Prima Marx parla dello scambio semplice (M-D-M): una merce è venduta per denaro e con questo si compra un’altra merce. Poi Marx parlerà di D-M-D’: del denaro viene investito per acquistare materie prime e mezzi di produzione, poi con il lavoro si produce una merce e questa viene venduta per realizzare del profitto. Nel primo esempio abbiamo solo la moneta come equivalente generale delle merci o loro forma, quindi solo la moneta di scambio. Nel secondo esempio, invece, perché la produzione funzioni, il capitalista chiede un finanziamento alle banche per comprare mezzi di produzione, materie prime e pagare i salari ai dipendenti; qui entra in gioco un’altra moneta che è la moneta credito. La Brunhoff pensa che queste due forme di moneta rimangano sostanzialmente diverse e che seguano delle leggi altrettanto differenti. Invece la teoria di Bernard Schmitt è molto diversa [95]: le due forme di moneta hanno la stessa origine, cioè la banca è all’origine della produzione di moneta, come la montagna originaria da dove comincia a scorrere il fiume di moneta. Ciò che si osserva successivamente è che tutti questi flussi sembrano incontrarsi in un punto: nel potere d’acquisto. La moneta in origine è puro segno, qualcosa di nullo, perché è attivo passivo, successivamente assume la valenza di potere d’acquisto. Schmitt non condivide con Marx nemmeno l’idea della moneta come forma dell’equivalente generale (dopotutto non condivide nemmeno la teoria del valore di Marx). Mentre Ricardo nei Principi afferma che il valore corrisponde alla quantità di lavoro e non al salario, Schmitt dice l’esatto contrario, non cerca un valore assoluto come misura-dimensione della merce. Marx sbaglierebbe nella sua teoria dell’equivalente generale perché pone come misura del valore delle merci una misura-dimensione come il tempo, cioè una misura che presuppone già un’unità di misura; Schmitt pensa invece che la moneta sia semplicemente una misura conteggio della merce e non una dimensione. Schmitt dice che se poniamo delle croci per raffigurare le monete e dei cerchi per le merci, diremo che quell’x monete rappresenta le merci come misura conteggio, come contandole. Se una merce costa 10, 10 è la misura conteggio della merce. Ad ogni modo Schmitt si differenzia sia da Marx sia dalla Brunhoff.

Ciononostante Deleuze e Guattari riprendono queste teorie perché considerano essenziale quella differenza tra le due forme di moneta e questo accade perché quelle due forme di moneta hanno effettivamente due funzioni diverse. Lazzarato spiega bene queste due funzioni: la moneta di scambio ha la funzione del reddito, quella di credito ha la funzione del capitale. È il capitale, dopotutto, che fa funzionare il sistema capitalista, ma il capitale è prima di tutto finanziario. Infatti, se si suppone che i capitalisti non posseggano già i soldi, si deve pensare che li abbiano presi in prestito dalle banche [96]. La moneta di scambio, dice Lazzarato, serve per riprodurre i rapporti di potere, quindi lo stesso meccanismo del capitalismo, invece la moneta credito o debito serve per riconfigurare i rapporti di potere. Lo scambio, dice Lazzarato, non è primo e non c’è un equilibrio, ma la moneta stessa è lo squilibrio. Ora nell’ottica di Deleuze e Guattari tutto sta nel capire come queste due forme di moneta mettano al centro la banca centrale come territorio o origine della produzione di entrambe e della loro deterritorializzazione. Nel saggio “Micropolitica e segmentarietà” viene illustrata una specie di teoria della banca [97].

La Borsa, più dello Stato, fornisce un’immagine adeguata dei flussi e dei loro quanta. I capitalisti possono controllare il plusvalore e la sua ripartizione ma non i flussi da cui il plusvalore deriva. [98]

Si tratta di uno studio sulla banca come centro di potere. La banca è in grado di convertire le due forme di moneta: la moneta credito viene convertita nella moneta pagamento [99]. Il centro di potere per Deleuze ha tre caratteristiche: una zona di potenza, «concatenamento che effettua la macchina astratta di surcodificazione molare», con segmenti rigidi; una zona di indiscernibilità, cioè il molecolare del concatenamento; una zona di impotenza che funziona come conversione dei flussi. I flussi monetari non possono essere controllati e la banca si pone in questo caso come grande distributore o generatore di moneta. Il centro di potere nel caso delle banche è la banca centrale (molare), poi viene questa zona di indiscernibilità dove stanno le relazioni molecolari tra le banche e i mutuatari, e la zona di impotenza è il luogo in cui i flussi si convertono e avvengono tutte le transazioni economiche.

 

Note

[92] La prima è un’economista marxista francese, il secondo è uno dei famosi teorici del circuito, anch’egli francese.

[93] Vedi l’articolo Marxism and money in Deleuze and Guattari’s Capitalism and schizofrenia: on the conflict between the theories of Suzanne de Brunhoff and Bernard Schmitt, «Parrhesia», n. 22, 2015, pp. 38-78.

[94] Qui si fa riferimento allo scritto Marx on Money.

[95] Si veda La teoria unitaria della moneta nazionale ed internazionale.

[96] Qui ad esempio è molto interessante la lettura che fa del Capitale un simpatizzante delle teorie del circuito come Bellofiore. Bellofiore spiega che la teoria economica del Capitale è una teoria monetaria, cioè Marx esprime ogni cosa in moneta, anche se la moneta appartiene più al movimento apparente dell’economia che a quello reale. Nel primo libro del Capitale Marx parla di un circuito in cui suppone che il capitalista possegga già il denaro (D-M-D’), e successivamente la teoria si evolve fino ad arrivare al terzo libro dove Marx introduce le banche come strumenti di finanziamento della produzione, cosicché Marx complicherebbe ulteriormente il modello a circuito (D-D(M-MP-FL)….P…M’-D’-D’). Del denaro viene prestato dalla banca (D), questo denaro (D) è speso in mezzi di produzione (MP) e forza-lavoro (FL), per produrre una merce (M), la merce è venduta con realizzazione di profitto (D’) e una parte del denaro deve tornare alla banca per ripagare il finanziamento (D’).

[97] Cfr. Gilles Deleuze, Félix Guattari, Mille piani, Castelvecchi, Roma 2010, pp .282-283.

[98] Gilles Deleuze, Félix Guattari, Mille piani, Castelvecchi, Roma 2010, p. 282.

[99] Qui l’autrice di riferimento è sempre la Brunhoff.

 

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