La filosofia politica di Gilles Deleuze (1)
La filosofia politica di Gilles Deleuze (1)
Ago 27
1. Introduzione
Questo articolo sarà piuttosto lungo perché voglio tematizzare il suo oggetto senza escludere nessuno dei suoi aspetti, cioè in tutta la sua complessità ed evoluzione. L’argomento, come si evince dal titolo, è la filosofia politica di Gilles Deleuze, il che vuol dire parlare prevalentemente del secondo Deleuze: lo scrittore di Anti-Edipo e Mille piani, cioè delle opere scritte con Guattari. Tuttavia, da un lato non verrà escluso il primo Deleuze, autore di Logica del senso e Differenza e ripetizione, dall’altro non parlerò tanto di Guattari, perché vorrei focalizzarmi principalmente sul primo filosofo ed inoltre, se dovessi parlare anche di Guattari, il discorso diventerebbe ancora più lungo. Sul tema che affronterò non c’è molta letteratura secondaria, o almeno io non ne ho trovata molta, in italiano [1]. Per questo motivo penso che sia sensato scrivere sul tema appena delineato per tentare di dare una visione complessiva su questo aspetto della filosofia di Deleuze in parte trascurato. Deleuze scrive benissimo a parere di molti, ma non è molto chiaro, anzi a molte persone sembra totalmente inaccessibile. Per questo motivo è necessario cercare un modo di far entrare con facilità i lettori nella sua visione del mondo. Ciò significa che spiegare la sua filosofia politica implica comunque chiarire lo sfondo delle sue teorie, spiegando ad esempio un po’ di psicoanalisi lacaniana o di psicoanalisi in generale e soprattutto lo strutturalismo.
Ciò che salta all’occhio delle teorie di Deleuze è che per una certa parte sarebbero molto attuali, ma non sono molto considerate. Da un lato ciò dipende dalla difficile accessibilità delle opere di Deleuze per che quel riguarda il modo certo affascinante di scrivere ma spesso oscuro, dall’altro tutto sembra diventare più chiaro se si pensa che Deleuze è stato accusato di essere un difensore del capitalismo dei consumi e del capitalismo digitale, esattamente contro gli obiettivi originari delle sue opere. Organi senza corpi di Slavoj Žižek rappresenta una delle maggiori critiche al pensiero del secondo Deleuze, al quale si contrappone un primo Deleuze trasformato da Žižek in un hegeliano. Questo articolo in parte vuole mostrare che queste critiche non hanno mai veramente distrutto la portata delle opere di Deleuze. Molto del contenuto delle critiche a cui mi riferisco è nato semplicemente, a mio avviso, da confusioni; basti pensare al fatto che costruire un Deleuze hegeliano significa palesemente ignorare lo “Hegel barbuto” di Differenza e ripetizione, come se Deleuze non avesse trasfigurato anche Hegel.
La posizione di Deleuze, soprattutto nelle sue soluzioni, o non è presa in considerazione, come nel caso del debito concepito come rapporto sociale, o sembra una fantasia da neoliberismo esasperato, per esempio per quel che riguarda l’idea della deterritorializzazione assoluta, cioè pensare che il portare il finanzcapitalismo ai suoi estremi significhi portare il capitalismo al suo punto di rottura. Nel panorama attuale del pensiero è difficile trovare qualcuno che prenda seriamente in considerazione le tesi del secondo Deleuze; piuttosto si cerca di recuperare il primo Deleuze, come fanno Slavoji Žižek e Alain Badiou [2]. Tuttavia esiste ancora qualcuno disposto a riconoscere l’attualità di Deleuze: parlo di Maurizio Lazzarato, autore del recente libro La fabbrica dell’uomo indebitato. I temi di questo libro non potranno non scorrere per tutto questo articolo, colare in tutte le sue parti; questo perché quel libro è di vitale importanza per capire cosa ha da dire a noi oggi un filosofo come Deleuze. Deleuze che parla di debito infinito, che non cade nell’idea, forse troppo ingenua, secondo la quale il problema del finanzcapitalismo sarebbe solo una questione di speculazione fuori controllo, ma pensa che dietro ci sia un rapporto particolare tra debitore e creditore, Deleuze che non spiega l’origine del denaro a partire dallo scambio, ma a partire dai tributi, l’idea del plusvalore come cattura, del capitalismo che non può vivere senza i suoi monopoli e così via. Riferendomi proprio a queste tesi scriverò del pensiero politico di Deleuze anche in quanto ha qualcosa da dire oggi e cercherò di darne una visione unitaria provando a metterne insieme i pezzi. Dovrò quindi rendere chiaro ciò che sembra oscuro, magari inserendo diverse note sia per citare libri che trattano l’argomento, sia per spiegare i vari concetti che si daranno di volta in volta.
Note
[1] Per chi cercasse dei libri sull’argomento tenderei a consigliarne in primo luogo tre: Legge, desiderio e capitalismo di Radaelli, Pitasi e Vandoni, Merce, denaro, desiderio di Enrico Radaelli e soprattutto Governo e capitale di Mario Autieri. Gli ultimi capitoli dell’opera su Deleuze di Godani parlano anche della filosofia politica di Deleuze; quello di Godani tuttavia è un libro introduttivo sul pensiero in generale di Deleuze. Ultimamente è stato pubblicato da Deriveapprodi lo scritto di Michael Hardt su Deleuze: Un apprendistato in filosofia; questo scritto parla sì del tema politico, ma lo fa seguendo il “Deleuze sotterraneo” delle monografie sui filosofi, non fa riferimento invece ad Anti-Edipo e Mille piani. Hardt afferma di aver scelto di parlare di quegli scritti particolari di Deleuze proprio perché solo attraverso questi si possono comprendere gli sviluppi del pensiero dell’autore nelle sue opere principali (comprese le due che ho appena citato).
[2] Entrambi si interessano di ciò che nel primo Deleuze costituiva il pensiero orizzontale, quindi concepiscono una realtà immanente, includendo in essa una frattura. Questa frattura è ciò che Lacan chiama il Reale, il punto di rottura del soggetto, il soggetto diviso. Slavoj Žižek, ad esempio, afferma in Organi senza corpi che la realtà materiale non si chiude in sé, essa cioè implica una frattura al suo interno e questa frattura crea un vuoto nella materia che rende possibile tutto ciò che la sola materia tende ad escludere o a lasciare come mistero, cose come l’Io o la libertà. Per esempio si dirà che l’ordine naturale, quindi la serie causale, costituisce l’uomo di modo che in lui vi sia questo vuoto, vuoto che corrisponde però ad un supplemento (la sua eccedenza virtuale, la sua anima?). L’uomo, a questo punto, è libero in quanto capace di pervertire la serie casuale, cioè di far funzionare questa serie a partire da quel vuoto, come accade nella libertà secondo Kant: libertà come origine di una serie causale.
Articolo seguente: La filosofia politica di Gilles Deleuze (2)
La filosofia politica di Deleuze, secondo una prospettiva accelerazionista, è esposta nel libro:
«Moneta, rivoluzione e filosofia dell’avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista di Deleuze, Foucault, Klossowski e Guattari».
E’ scaricabile gratuitamente al seguente indirizzo:
https://www.academia.edu/25745118/Moneta_rivoluzione_filosofia_dellavvenire._Nietzsche_e_la_politica_accelerazionista_in_Deleuze_Foucault_Klossowski_Guattari
Grazie per l’informazione, non ero a conoscenza dell’esistenza di questo testo, lo leggerò volentieri. Immagino ci saranno diversi altri libri, magari non più ristampati, su argomenti simili.