Realismo e funzionalismo nella filosofia di Putnam (5)
Realismo e funzionalismo nella filosofia di Putnam (5)
Feb 27Articolo precedente: Realismo e funzionalismo nella filosofia di Putnam (4)
Obiezioni al riduzionismo e al dualismo: verso una nuova teoria della mente (2)
Il dualismo emerge dalla metafisica soggettivistica di René Descartes, ma effettivamente è un concetto molto più antico, poiché compare già nelle opere di Platone. Uno degli argomenti addotti da Cartesio è che, se posso immaginare un sistema meccanico (usando solo materia e movimento) per descrivere il comportamento di un fenomeno, con ciò ho anche dato una spiegazione meccanica, e il fenomeno può essere studiato dalla meccanica.
Solo due fenomeni, secondo Cartesio, sfuggono alla capacità esplicativa della meccanica: la mente e il linguaggio. Per questi due fenomeni era necessario introdurre una spiegazione al di fuori del dominio della meccanica e, quindi, un dominio ontologicamente separato dalla materia.
Cartesio chiamava la materia, riferendosi alla sua proprietà più elementare, res extensa, ossia sostanza estesa, pura spazialità retta da leggi geometriche e meccanicistiche, e quindi del tutto assimilabile a una macchina (da cui la nota metafora cartesiana macchina del corpo) e la mente, res cogitans, sostanza unitaria ed eterna, che presiede tanto ai pensieri razionali quanto alle percezioni sensibili e agli affetti.
Queste erano le due sostanze ontologicamente separate, tra cui non poteva esistere alcuna influenza causale. Tuttavia, questa radicale differenza ontologica tra anima e corpo non impediva a Cartesio di sostenere un dualismo interazionista, cioè una stretta interazione tra stati ed eventi concernenti la sostanza pensante (che in termini moderni potremmo definire “coscienza” o “autocoscienza” di vissuti interiori) e processi fisici per lo più meccanici, relativi al sistema unitario corpo‐cervello, grazie alla funzione mediativa tra le due res esercitata dalla ghiandola pineale (ipofisi).
Oggi si è soliti indicare due tipi di dualismo, uno di tipo concettuale e uno di tipo ontologico. Il dualismo ontologico, in realtà, è il solo che si pone come radicalmente alternativo al materialismo, poiché, su un piano concettuale, anche un materialista può accettare che lo stesso processo possa essere descritto ora in termini psicologici, ora in termini neurologici, e che le due descrizioni siano intraducibili.
Il dualismo ontologico si presenta a sua volta in due diverse forme: dualismo delle sostanze e dualismo delle proprietà. Secondo la prima forma, mente e corpo, anche se strettamente uniti, sono due sostanze distinte e, almeno potenzialmente, separabili. Secondo il dualismo delle proprietà, mente e corpo sono invece due proprietà distinte di una medesima sostanza.
Tra i “seguaci” di Cartesio, troviamo Karl Popper e John C. Eccles, che si pongono esplicitamente alla ricerca di una nuova ghiandola pineale, al livello della quale res cogitans e res extensa vengano in relazione:
Il dualismo cartesiano della mente e della materia coinvolge necessariamente il problema del modo in cui mente e cervello potrebbero interagire nella percezione e nelle azioni volontarie. Naturalmente è facile screditare la spiegazione cartesiana di questa interazione, perché a quel tempo le conoscenze scientifiche sul cervello erano virtualmente inesistenti, e Cartesio aveva sviluppato una spiegazione meccanica grossolana. Il mio compito è stato quello di trovare una risposta scientifica a questo problema. (Eccles 1994, p. 42)
Le teorie dominanti nella letteratura scientifica in merito sono considerate puramente materialistiche, nel senso che al cervello viene dato un dominio assoluto. Di contro, l’esistenza della mente e della coscienza non viene negata, ma viene relegata al ruolo passivo delle esperienze mentali che accompagnano certi processi cerebrali.
Bibliografia
- Eccles, J.C. (1994), How the Self controls Its Brain, trad. it. (1994), Come l’io controlla il suo cervello, Rizzoli.
Articolo successivo: Realismo e funzionalismo nella filosofia di Putnam (6)