“Mente e mondo” di John McDowell. La ragione e il suo posto nella natura (4)
“Mente e mondo” di John McDowell. La ragione e il suo posto nella natura (4)
Nov 23
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McDowell inoltre, richiamandosi sempre alla trazione classica e, questa volta, all’etica di Aristotele, ci invita a ponderare sul concetto di φρονέσις (saggezza). Il concetto di φρονέσις ci rimanda certamente alla capacità, in quanto soggetti razionali, di imparare ad acquisire sensibilità riguardo a valori e questioni morali ed etiche rendendoci abili nel cogliere le relazioni concettuali tra le cose.
Per Aristotele, la capacità razionale è insita nella natura umana tanto quanto lo sono impetuosità e desiderio irrazionale. Nella sua Etica Nicomachea, e soprattutto nel libro III, vediamo l’attenzione dell’autore posta nei riguardi di azioni volontarie e involontarie e, quindi, su cosa si fondino le nostre scelte. Per Aristotele, la scelta è strettamente legata alla άρετη’ (virtù); quest’ultima fa un che di volontario senza assumerne le sembianze, poiché la volontà è di diversa natura e maggiore estensione:
si deve analizzare la scelta: essa pare essere connessa con la virtù, e permette di giudicare i caratteri ancor più delle azioni. È evidente che la scelta è un che di volontario, ma non è identica al volontario, perché esso ha maggiore estensione […] La scelta non è nemmeno volere, sebbene sia evidente che è della stessa specie: non si dà scelta delle cose impossibili, e se uno affermasse di sceglierle sembrerebbe un insensato; si dà volere degli impossibile per esempio dell’immortalità. E mentre il volere riguarda anche le cose che non vengono affatto compiute da chi le vuole […] ognuno sceglie quelle che ritiene dipendere da lui […] Il volere è soprattutto relativo al fine, mentre la scelta è di ciò che porta al fine. [14]
Animali e fanciulli hanno a che fare col volontario, ma non con la προάρέσις (scelta) poiché essa è intimamente legata alla razionalità e alla deliberazione. La scelta non è έπιθυμιάν (desiderio), δοξά (opinione) o θυμον (impeto); essa riguarda solo gli eventi che dipendono e intercorrono tra gli uomini.
La scelta non sarà nemmeno opinione […] L’opinione pare che sia rivolta a ogni oggetto, alle cose eterne e a quelle impossibili, non meno che a quelle che dipendono da noi; si divide con il criterio del vero e del falso, non con il criterio del bene e del male, mentre la scelta si divide soprattutto in base a questi […] la scelta non è identica nemmeno a una specie particolare di opinione. Noi diventiamo persone buone o cattive attraverso lo scegliere il bene o il male, e non per il fatto di avere certe opinioni. [15]
Dipende da noi essere persone da molto o da poco; la virtù sta nel giusto mezzo. L’uomo la fa propria introiettandola dentro sé attraverso l’educazione (o cultura), altresì detta Bildung. La virtù non è quindi composta da fatti abituali, i quali di per sé producono certamente le azioni da cui derivano ma che, allo stesso tempo, dipendono da noi in quanto atti volontari – atti volontari mediati chiaramente dalla ragione. Il fine della virtù è dunque κάλος (il bello) o άγάθον (il bene).
Anche la virtù dipende da noi, come pure il vizio: infatti in ciò in cui dipende da noi l’agire, dipende da noi il non agire, e in ciò in cui dipende da noi il no, dipende da noi anche il sì. Di modo che se l’agire, quando è bello, dipende da noi, dipenderà anche da noi il non agire, quando è turpe […] Se però ci appare evidente che l’uomo è principio delle sue azioni, e non possiamo ricondurre l’azione ad altri princìpi oltre quelli che sono in noi, le cose, i cui princìpi sono in noi, dipenderanno da noi e saranno volontarie. [16]
La nostra vita naturale deve assumere una nuova veste, quella della «seconda natura» in cui entriamo in virtù di una Bildung che ci determina e ci consente di giostrare la nostra esistenza all’interno dello spazio logico delle ragioni. Questo non deve porre il locus razionale come un “mondo diverso”, tutto il contrario: sarà il mondo entro cui l’uomo – divenuto adulto consapevole – muoverà i suoi passi.
Note
[14] Aristotele, Etica Nicomachea, Editori Laterza, Roma – Bari 1999; Libro III, par 7, 1111b 1 – b25.
[15] Aristotele, op. cit., Libro III, 1111 b 31 – 1112a 2.
[16] Aristotele, op. cit., Libro III 1113 b6 – b22.
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