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Churchland. Conclusioni

Churchland. Conclusioni

Lug 20

Articolo precedente: Churchland. La natura conservatrice del funzionalismo

 

Nel quinto paragrafo (Al di là della psicologia del senso comune), Churchland propone tre possibili scenari per una ricerca sulla mente priva di Psc. Non si tratta di possibilità concrete a cui le neuroscienze sono giunte o di cui si profilano i risultati in nuce, ma di ipotesi di cui lo stesso autore conferma la mancanza di sostanza reale. (1)

Nel primo di questi scenari l’autore immagina che le ricerche sul cervello forniscano una nuova cinematica dei fenomeni mentali, capace di sostituirsi completamente alla teoria intenzionale; nel secondo osserva come l’implementazione di linguaggi alternativi nella mente porterebbe ad una diversa Psc; infine, il terzo scenario riguarda l’eliminazione del quadro proposizionale qualora le menti fossero collegate direttamente. Non discuterò queste proposte perché sono immaginarie e non penso contribuiscano all’eliminazione della Psc. Ritengo invece interessante notare il commento che viene proposto all’ipotesi di Chomsky. Le due ipotesi anticipate in precedenza (2)  supportano il rifiuto dell’innatismo linguistico di quest’ultimo.

È nota la tesi di Chomsky, secondo la quale la mente o il cervello dell’uomo contiene per via innata e unica le strutture astratte per l’apprendimento e l’uso specifico dei linguaggi naturali umani. (3)

Come già aveva fatto criticando l’approccio della Psc all’apprendimento, Churchland rifiuta l’innatismo. Forte delle critiche alla coincidenza di razionalità e logica, egli respinge la tesi di Chomsky nella convinzione che quelle linguistiche non rappresentino che una piccola porzione delle nostre capacità cognitive.

Fra le considerazioni proposte contro la Psc le due rivolte contro gli argomenti funzionalisti meritano una riflessione conclusiva. Nella prima viene discusso l’argomento in difesa della astrattezza di questa teoria; le posizioni dell’autore mostrano la presenza di due diversi approcci ai fenomeni mentali, di cui l’uno cerca le ragioni, l’altro le cause. Lo spostamento naturalistico suggerito da Churchland sembra però non dare ancora una risposta convincente per quel che riguarda l’aspetto qualitativo dell’esperienza. La seconda considerazione, rivolta contro l’argomento in difesa della normatività della Psc, ha mostrato come la coincidenza fra razionalità e logica proposizionale venga da questa teoria considerata un dato di fatto, mentre invece si tratta di un fatto da dimostrare.

Come spero risulti chiaro in conclusione, questo capitolo non presenta a mio avviso argomenti definitivi contro la Psc sebbene apra la discussione a problemi su cui chi si occupa di filosofia della mente è tenuto a riflettere. L’impressione è che una tra le questioni in grado di orientare una scelta fra Psc ed eliminativismo siano le rappresentazioni. La critica a Putnam deve infatti fare i conti con la presenza di qualia, così come la critica a Dennett con i successi quotidiani del quadro enunciativo/proposizionale sulla mente. Dal momento che qualia ed atteggiamenti proposizionali sono entrambi rappresentazioni, l’impressione è che le divergenze fra i due approcci nascano proprio in questo frangente. (4)  Uno studio che intenda proporre un fisicalismo rispetto alla mente non sembra poter fare quindi a meno di una chiara esposizione riguardo alle rappresentazioni, sulle quali ad oggi la proposta della Psc è senza dubbio la più organica ed efficiente.

 

NOTE

(1) «Qui di seguito presento tre scenari, in cui la concezione operativa dell’attività cognitiva viene progressivamente staccata dalle forme e dalle categorie che caratterizzano il linguaggio naturale. Se il lettore sarà indulgente nei confronti della mancanza di sostanza reale, mi ingegnerò di abbozzare qualche forma plausibile.» Churchland P., (1992), pag. 50.

(2) Le due ipotesi sono le seguenti: la mente ha potenzialità superiori a quelle che un approccio linguistico può esprimere; le strutture neurali possano implementare sistemi linguistici diversi guidati da logiche alternative.

(3) Churchland P., (1992), pag. 52.

(4) Si aggiunga a questo che i modelli mentali cui Psc ed eliminativismo fanno riferimento (Macchina di Turing e reti neurali) si distinguono nettamente proprio per quanto riguarda le rappresentazioni.

 

BIBLIOGRAFIA (IN ORDINE ALFABETICO)

  • Churchland P., (1992), La natura della mente e la struttura della scienza: una prospettiva neurocomputazionale, Il Mulino, Bologna.
  • Crane T., (2001), Fenomeni mentali, un’introduzione alla filosofia della mente, Raffaello Cortina, Milano.
  • Fodor J., (1990), Psicosemantica. Il problema del significato nella filosofia della mente, Il Mulino, Bologna.
  • Jackson F., (1986), What Mary didn’t know, tratto da The Journal of Philosophy, Volume 83, Issue 5.
  • Wittgenstein L., (1980), Osservazioni sulla filosofia della psicologia, Adelphi edizioni, Milano.

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