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Linguaggio e comportamenti linguistici: tra intenzionalità e funzionalità sociale (1)

Linguaggio e comportamenti linguistici: tra intenzionalità e funzionalità sociale (1)

Mar 06

 

Sicuramente vi è una proprietà del comportamento che difficilmente potrebbe essere più fondamentale e che, proprio perché fin troppo ovvia, spesso viene trascurata:

Il comportamento non ha un suo opposto. […] Non è possibile avere un non comportamento. Non è possibile non comunicare. [1]

Se si accetta che l’intero comportamento durante lo svolgimento di una interazione è comunicazione, ne consegue la consapevolezza di non poter smettere di inoltrare questo messaggio, smettere di comunicare. L’attività, l’inattività, il silenzio, le allucinazioni o fantasie, rappresentano dei messaggi che possono influenzare se stessi e gli altri, e gli altri, a loro volta, comunicano per rispondere al nostro input. Nelle sue Ricerche Filosofiche, Ludwig Wittgenstein ci invita a sostenere che non possiamo pensare ad una vita umana senza che questa sia pervasa da comportamenti linguistici, i più disparati, come il chiedere, il raccontare, il discorrere e così via. Simili comportamenti fanno parte della nostra vita e non possiamo pensare ad un passato che davvero ci appartenga e che sia privo di queste forme. Non possiamo pensarci senza la trama dei rapporti linguistici.

Talvolta si dice: gli animali non parlano perché mancano loro le facoltà spirituali. E questo vuol dire: «non pensano e pertanto non parlano». O meglio: non impiegano il linguaggio – se si eccettuano le forme linguistiche più primitive. – Il comandare, l’interrogare, il raccontare, il chiaccherare fanno parte della nostra storia naturale come il camminare, il mangiare, il bere, il giocare. [2]

Dunque è oltretutto impossibile parlare di unicità e univocità del messaggio, ma di un poliedrico, intenzionale e biunivoco divenire di moduli comportamentali che andranno dal timbrico al contestuale, dal verbale al posturale e così via. Come Marco Mazzone, però, potremmo chiederci: «dove mettiamo le lingue umane?» [3]. Del resto, come abbiamo detto, ci sono tipologie di comunicazioni, messaggi, espressi tramite Zeichen – segni verbali e/o non verbali. Sappiamo che nel linguaggio umano esistono parecchi fenomeni di comunicazione intenzionale che non si svolgono tramite segni verbali.

Note

[1] P. Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Roma 1971, pag. 40.

[2] L. Wittgenstein, Ricerche Filosofiche, Einaudi, pag. 25.

[3] M. Mazzone, Menti simboliche, Carocci Editore, 2005, pag. 22.

 

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