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Il Regno di Aksum tra Africa e Vicino Oriente: uno sguardo storico su uno dei protagonisti dell’Islam delle origini (6)

Il Regno di Aksum tra Africa e Vicino Oriente: uno sguardo storico su uno dei protagonisti dell’Islam delle origini (6)

Lug 12

 

Articolo precedente: Il Regno di Aksum tra Africa e Vicino Oriente: uno sguardo storico su uno dei protagonisti dell’Islam delle origini (5)

 

5. Il regno aksumita di Kaleb e l’ambiente himyarita fino alla nascita del Profeta Muhammad

Durante il primo decennio del VI secolo dopo Cristo, si affermerà in Aksum una figura decisamente imponente per la tradizione storica e religiosa tradizionale d’Etiopia: il Re Kaleb o Ella Atsbeha, conosciuto e venerato dalla Chiesa Ortodossa Etiopica come Santo e come Difensore della Fede.

Re Kaleb regnò in un tempo che vide il massimo sviluppo commerciale [1], religioso, politico e militare del regno di Aksum. I rapporti con l’impero Romano d’Oriente, che a quel tempo era in contrasto con la Persia, da parte del regno di Aksum, erano mantenuti per mezzo della via marittima, che era anche la via preferita da Bisanzio per le rotte commerciali dell’epoca.

Nella penisola sud-arabica, nella zona meridionale della città di San’ā, a partire dall’inizio del I secolo d.C. si sarebbe insediata una tribù che, con capitale Ma’rib, dai palazzi del potere di Zafar, avrebbe governato quelle terre con il titolo di Dhū Raydān cioè “Signori di Raydān” [2]. Anche i Raydaniti, come i principi neo-sabei e gli stessi re cristiani etiopi, come ci racconta il Kebra Nagast per quest’ultimi [3], avrebbero adottato l’antica tradizione del Regno di Saba a sostegno della loro autorità e appellandosi ai fasti di quel tempo glorioso. Questo titolo di Re di Saba era quindi ambito da quei nobili che governavano le terre meridionali della penisola araba e dai popoli africani che si affacciavano sullo stesso Mar Rosso.

Verso il 270 o 280 d.C., alcune fonti romane citano l’affermarsi della dinastia di Zafar, che con il re Shammār Yuhar’ish avrebbe assunto il titolo di Tubba’, divenendo così «Re di Saba’ e di Dhū Raydān, del Haḍramawt e dello Yemen», che avrebbe così qualificato, a partire da quel sovrano, i successivi regnanti delle terre meridionali sud-arabiche.

Il regno himyarita, nei secoli successivi e fino al VI secolo, si sarebbe distinto non solo per gli scambi commerciali intrattenuti con Aksum e le altre potenze commerciali dell’epoca, come i Romani e i Persiani, ma si sarebbe caratterizzato anche come antagonista degli stessi regni con i quali intratteneva relazioni, scontrandosi con essi, specialmente con gli abissini, durante il corso dei vari periodi della sua storia.

Nel 631 dell’era himyarita (circa il 516 d.C.) un’iscrizione ci fornisce alcune indicazioni riguardo il precedessore del celebre Dhū Nuwās. Questo sovrano, che avrebbe regnato probabilmente dal 517/8 al 520, nell’iscrizione viene denominato come Re Ma’dīkarīb Ya’fur e il suo nome è accompagnato dal lungo titolo che caratterizza i signori di Himyar, il cui controllo si sarebbe esteso «ai nomadi, alle genti degli altipiani e alla pianura costiera».

Ciò fa supporre che i contrasti iniziali fra Aksum e Himyar, che sarebbero culminati con l’invasione dello Yemen meridionale, avvenuta nel 520 o nei primi anni successivi a questa data, da parte del Re Kaleb (Ella Atsbeha), sarebbero scaturiti non solo da problemi di natura religiosa, come sotto vedremo, ma anche da altri fattori che precedono il regno stesso di Kaleb e che sono probabilmente legati ad altre divergenze di natura strettamente commerciale e politica.

Il quadro religioso che domina su queste terre d’Arabia in quegli anni è composto dal Cristianesimo, che si diffuse a partire dalla vicina Aksum e dalla Siria, e dal Giudaismo, che probabilmente era già in qualche modo installato nel culto di quelle popolazioni tendenti al monoteismo.

La tradizione religiosa e storica della Chiesa Orientale, configura il regno del Tubba’ Yūsuf Ash’ar Yath’ar, che sarebbe stato ricordato successivamente dalle fonti arabe con il nome di Dhū Nuwās, “quello dai riccioli pendenti” [4], come un regno giudaico che avrebbe perseguitato ferocemente i cristiani di quelle terre. Il culmine di queste persecuzioni verso i cristiani di Zufār, di Mukhā (Moka), si sarebbe raggiunto con il massacro avvenuto nell’oasi di Najrān [5], evento che suscitò molto sdegno nel mondo cristiano dell’epoca e che sarebbe stata la causa che avrebbe scatenato l’invasione dello Yemen da parte delle truppe abissine guidate da Re Kaleb, che avrebbero inflitto una devastante sconfitta alle truppe himyarite.

La storia tradizionale d’Etiopia e le cronache cristiane dell’epoca danno molto risalto a questa vittoria dei cristiani contro i persecutori giudaici. Questo motivo dello scontro tra questi due rami del monoteismo, che secondo la tradizione etiopica erano in qualche modo già presenti nel tessuto religioso della stessa nazione, sarà ripreso dai regni che si succederanno dopo il definitivo declino di Aksum che avverrà nei secoli successivi la vittoria di Re Kaleb e la conquista dello Yemen.

Dopo la sconfitta di Dhū Nuwās e la probabile uccisione di questo Tubba’, fu probabilmente nominato dal re Kaleb un vicario, cristiano, che alcune iscrizioni [Philby 1950, Rychmans 1946 e 1976] e Procopio [6] ci indicano con il nome di Sumyafa Ashwa, che avrebbe regnato nello Yemen meridionale per qualche anno.

A questo punto le fonti arabe ci forniscono differenti versioni degli avvenimenti che determineranno nello Yemen la presa del potere di Abraha, che viene ricordato dalle cronache islamiche delle prime biografie del Profeta e anche nello stesso Corano nella Sura 105, detta dell’Elefante. Per gli storici della prima tradizione islamica, Abraha è un vicario nello Yemen del Re di Abissinia, che tenta di conquistare la Mecca secondo alcuni nel 530, secondo altri nel 570, anno che la tradizione musulmana assegna come nascita del Profeta [7].

Gli analisti sono concordi nel ritenere che Abraha si sia ribellato allo stesso Aksum e che abbia ricostituito un regno himyarita da lui stesso guidato. Questo sembra attestato dallo stesso «Procopio (I, XX, 5-8) e anche dall’iscrizione del 553 relativa al restauro della diga di Mārib, in cui Abraha adotta la titolatura d’un sovrano preoccupato di restare al potere fra tanti avversari vecchi e nuovi» [citato da C. Lo Jacono, pag. 13].

Dopo i fatti relativi all’Elefante dell’esercito di Abraha, che è rimasto tanto impresso nella memoria della nascente comunità musulmana, la storia della penisola araba sarà segnata dalla nascita del Profeta e dal successivo avvento dell’Islam. Il regno di Aksum, che pare abbia tentato due spedizioni per riconquistare il potere nello Yemen, non tentò altre conquiste e la tradizione etiopica riporta che Re Kaleb abdicò a favore del figlio Israel e che si ritirò in un monastero di San Pantalewos come eremita e monaco.

Note

[1] Tesori di monete d’oro aksumite, utilizzati probabilmente al tempo di Re Kaleb, sono stati ritrovati più in Sud-Arabia che nella stessa Aksum a testimonianza della forte presenza aksumita nel sud della penisola araba durante tutto il VI secolo e fino al VII secolo. Una tesi che sembra ben accettata dagli storici fornisce l’ipotesi che le monete potessero servire per le paghe dei soldati, dei mercenari e per coprire le spese necessarie all’apporto logistico delle truppe etiopiche nel territorio di Himyar. Da notare che, dalla fine del VII secolo, pare che non ci siano state più emissioni di monete e questo è stato interpretato dagli storici come un segno dell’inizio del declino di Aksum [Munro-Hay 1991].

[2] In questo paragrafo in cui viene sommariamente trattata la civiltà himyarita, ho consultato un volume che riguarda l’Islam e precisamente il testo di C. Lo Jacono. In questo saggio c’è qualche paragrafo che riguarda lo scontro tra Aksum e Himyar e una buona tesi che riguarda i motivi del contrasto. Desideravo far notare che in quasi tutti i testi dedicati alle origini dell’Islam e offerti a studenti e grande pubblico e che trattano le civiltà del Mar Rosso prima dell’avvento dell’Islam, lo spazio dedicato al regno di Aksum è solo relativo a poche righe o qualche accenno. Pochissimi sono gli spazi dedicati alla civiltà cristiana aksumita del VI secolo/inizi VII secolo, e quasi ogni citazione riguarda l’evento relativo all’episodio coranico dei martiri di Najrān. Purtroppo sembra essere clamorosamente assente un capitolo dedicato esplicitamente al regno di Aksum e peggio ancora una parte che riguardi o analizzi quell’elemento abissino che è pur presente, anche se in forma minoritaria, negli anni che vedono la nascita del Profeta dell’Islam e la successiva prima egira in Etiopia.

[3] Consultare il mio articolo: Aksum e il Kebra Nagast: la storia della Regina di Saba e di Re Salomone.

[4] Altre fonti lo ricordano con il nome di Damianus, Dunaas, Dimsus etc.

[5] La tradizione cristiana d’Oriente, le fonti etiopiche e quelle arabe-musulmane ci tramandano un numero di “martiri homeriti” che vengono quantificati in modo diverso: si va dai 340 della prima fonte, ai 4252 della seconda fonte o i 20.000 dell’ultima fonte arabo musulmana. L’evento sarà perfino recepito nella Sura 85 del Corano che chiama «credenti» coloro che soffrivano nei «tormenti della fossa» e secondo la tradizione islamica la Sura si riferisce ai martiri di Najrān. Alessandro Bausani, nella sua traduzione del Corano (editrice BUR), più precisamente nelle note che riguardano questa Sura, richiama anche elementi di Daniele III, 20 segg. come possibile interpretazione del testo coranico, e ricorda che anche il celebre poeta Sufi, Rumi, avrebbe «ampliato e rielaborato» l’episodio nel celebre Mathnawi o “Poema Spirituale”.

[6] In Procopio, Procopii Cesariensis opera omnia.

[7] Da Alessandro Bausani, Il Corano, BUR, nota alla sura 105.

Bibliografia

  • Stuart C. Munro-Hay, Aksum: An African Civilisation of late antiquity, 1991;
  • Harold G. Marcus, An History of Ethiopia, University of California Press, 1994;
  • W. L. Hansberry e J. E. Harris, Pillars in Ethiopian History, Howard University Press, 1974;
  • E. Borra, Il Maskal e il Leone di Giuda: appunti di storia etiopica, ed. San Paolo, 1994;
  • Claudio Lo Jacono, Le religioni dell’Arabia preislamica e Muhammad, da Islam, Editori Laterza, 2012;
  • Alessandro Bausani, Il Corano, BUR;
  • Ishaq, I., The Life of Mohammed, a Translation of Ishaq’s Sirat Rasul Allah with Introduction and Notes by a Guillaume, London University Press, 1995.

 

Articolo iniziale: Il Regno di Aksum tra Africa e Vicino Oriente: uno sguardo storico su uno dei protagonisti dell’Islam delle origini (1)

 

 


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