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Il Regno di Aksum tra Africa e Vicino Oriente: uno sguardo storico su uno dei protagonisti dell’Islam delle origini (4)

Il Regno di Aksum tra Africa e Vicino Oriente: uno sguardo storico su uno dei protagonisti dell’Islam delle origini (4)

Giu 26

 

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3. Il Regno di Aksum nei primi secoli d.C. fino alla conversione al Cristianesimo del Re Ezana

Verso la fine del primo secolo d.C. si affermava nell’area del Mar Rosso una civiltà che, grazie all’agricoltura e allo scambio mercantile con l’Egitto tolemaico (332-30 a.C) e con l’impero romano, aveva incrementato la propria economia e i propri commerci e attraverso il Porto di Adulis (nell’odierna Eritrea) aveva sviluppato una fiorente rete di scambi commerciali con altri stati stranieri.

Il Periplo del Mar Rosso (Periplus Maris Erythraei), un documento in lingua greca della prima metà del I secolo d.C, redatto da un anonimo geografo, attesta l’uso dell’importazione del bronzo da parte dello stato di Aksum per l’utilizzo di prodotti artigianali e per la produzione di monete. Nello stesso documento viene rilevata l’importazione di tessuti egiziani, mantelli colorati, lino, vari tipi di vetro, piatti d’oro e d’argento per i nobili, asce, ferro indiano e anche del vino dall’Italia.

Questi benefici economici diedero imponenza e importanza al porto di Adulis, che comprendeva edifici in pietra, templi e una diga, e nei suoi dintorni si estendevano campi coltivati con sofisticati sistemi di irrigazione. A circa cinque giorni di carovana da Adulis sorgeva la città di Aksum, che con i suoi commerci in avorio verso le tratte sudanesi, monopolizzava il commercio e cercava di controllare le rotte commerciali e le fonti di approvvigionamento [1].

Un’altra informazione sul commercio e l’uso del denaro negli scambi commerciali di Aksum è rilasciata da Cosma Indicopleuste nella sua Topografia Cristiana, redatta verso la metà del VI secolo.

Da sottolineare che gli storici sono concordi nel ritenere che il popolo delle terre etiopiche utilizzasse ancora il baratto con sale, prodotti agricoli e altro per lo scambio di piccole merci di utilizzo quotidiano, mentre i nobili erano soliti usare la moneta per gli scambi internazionali e probabilmente anche per fini propagandistici.

Dal 270 d.C., a partire dal regno di Endubis, è possibile ricostruire, anche se in modo incompleto, una cronologia della storia dei re aksumiti, grazie alla scienza della numismatica [2], dell’archeologia e dello studio della letteratura Ge’ez [3].

Le monete e le prime iscrizioni del Re Ezana, che regnò nella prima metà del IV secolo d.C., ci danno preziose informazioni sulla storia di Aksum e in particolar modo ci forniscono esatte indicazioni riguardo la conversione al Cristianesimo dell’Etiopia, avvenuta durante questo regno. La più antica iscrizione di Aksum, che riguarda l’età pagana e il Re Ezana, è scritta in tre lingue: la greca, la sud-arabica e l’etiopica. Essa riporta un resoconto dettagliatissimo di una spedizione militare contro le popolazioni Begia sottomesse, obbligate a emigrare in un’altra terra a loro assegnata.

Ciò che riveste invece maggior importanza storica e, come dice il Cerulli, “psicologica” per la storia dell’Etiopia e del Cristianesimo è la grande iscrizione che attesta la conversione di Ezana al Cristianesimo. Essa è un lungo e dettagliato resoconto di azioni di guerra e di conquiste regionali, spinto verso una precisa descrizione di avvenimenti che sono conseguenze di precise scelte stilistiche, peculiari della letteratura etiopica che si affermerà secoli dopo con le “Cronache dei Re”.

L’iscrizione inizia con espliciti riferimenti al Dio unico dei Cristiani [4] che ha guidato l’azione del Re e che guida quella di tutti i viventi. Inoltre, nel tono dello stile della scrittura, si percepisce anche una certa preoccupazione morale per aver fatto una giusta guerra e altri elementi che sono interessanti per comprendere lo spirito che animava il compilatore del Re.

Lo studio numismatico [5] ha confermato la conversione di Ezana: le croci cristiane prendono il posto del simbolo religioso sabeo del crescente lunare col punto centrale. In queste monete cristiane si rileva un particolare che non trova riscontro in nessuna moneta antica: nelle monete di argento e rame si nota la presenza di intarsi d’oro fatti a mano nella croce e nella testa del sovrano, così come non trova riscontro in altre monete la presenza di ben tre tipi di legenda in lingua greca, ge’ez e lingue miste. Alessandro Bausi, noto filologo italiano specializzato in lingua Ge’ez ci informa:

La monetazione aksumita si colloca, con un minimo margine di incertezza, nell’arco di tempo dalla fine del III alla metà del VII sec. d.Cr.; nasce precisamente correlata al sistema romano, almeno per la monetazione aurea, e ad esso si adegua in un momento successivo, nella I metà del IV sec. d.Cr., e forse anche in seguito; alcuni dei re che emettono moneta sono sicuramente identificabili con i re noti dai documenti epigrafici e dalle fonti classiche; ed anche per l’iconografia è stata ricostruita in ipotesi una stretta correlazione con la storia culturale, religiosa in particolare. Divergenze restano su innumerevoli questioni, non solo di dettaglio: in particolare, sull’effettivo grado di estensione delle coreggenze, ampiamente presupposte da Hahn, e meno da altri; e sulla sequenza dei re del periodo più tardo. Per quanto questi problemi, in mancanza di altri appigli, dipendono da valutazioni estremamente tecniche (riconoscimento dell’identità o meno di coni, analisi chimico-fisiche ecc.), la loro soluzione va lasciata interamente ai numismatici stricto sensu. [6]

Il noto storico Rufino [7] morto nel 410 d.C. ci tramanda un racconto sulla conversione al Cristianesimo dell’Etiopia e anche la stessa tradizione della Chiesa Ortodossa Etiopica si attiene nelle linee generali a questo racconto. In esso si narra che due monaci siriaci cristiani, Frumenzio e il fratello Edesio, si imbarcarono in un viaggio per mare. Sopravvissuti a un naufragio, avvenuto probabilmente nei pressi del porto di Adulis, furono tradotti come schiavi alla corte del Re Ella Ameda (Ousanas) che regnò verso la fine del III secolo d.C.

Alla morte del Re Ameda (303 d.C.), il regno passò nelle mani del giovane Ezana e a quel tempo Frumenzio già ricopriva un importante ruolo presso l’amministrazione aksumita. Fu all’incirca in quel periodo che secondo la tradizione etiopica Frumenzio si recò ad Alessandria d’Egitto per chiedere al patriarca l’assegnazione di vescovi in terra di Etiopia e in quella occasione fu lui stesso nominato vescovo. Al ritorno in Etiopia, avvenuto probabilmente dopo qualche anno dalla morte di Ella Ameda, comincia l’attività evangelizzatrice di Frumenzio e viene incrementata la costruzione di edifici per il culto cristiano, pare già precedentemente intrapresa dallo stesso Frumenzio.

Note

[1] A proposito del Porto di Adulis segnaliamo «l’emblematica iscrizione di un trono votivo, ove un re di Aksum, forse del II secolo d.C., racconta: Dopo aver ridotto alla pace l’universo che mi è sottomesso, sono sceso (da Aksum) ad Adulis per sacrificare a Zeus e Ares in favore di quelli che avevano compiuto la spedizione marittima». Citazione virgoletta e in corsivo da E. Borra, Il Maskal ed il Leone di Giuda, ed. San Paolo, 1994.

[2] Da notare che le monete aksumite sono l’unico esempio di moneta africana dell’antichità emessa senza influenze straniere, per esempio romane o greche. Dopo la coniazione delle monete da parte di Aksum, bisognà attendere il X secolo per trovare dei conii dell’Africa sud-sahariana.

[3] «La prima iscrizione che reca chiaramente il nome e la datazione di un sovrano etiope è in lingua greca ed è del secondo (o terzo) secolo d.C. L’iscrizione è nel villaggio di Daqqa Mahari (in Eritrea), ha infatti il nome dei Re dei Re degli aksumiti, il grande Sembrouthes ed è data dal ventiquattresimo anno di regno di tale sovrano, che non è noto altrimenti» (da Enrico Cerulli (1968), corsivo dell’autore, si veda la bibliografia).

[4] Nell’iscrizione viene riportato il nome Ge’ez “Egziabeher” (Signore del cielo e della Terra), adottato dalla Chiesa Cristiana Etiopica e dalla Chiesa Cattolica Romana.

[5] Anche le ricerche filologiche e storiche, relative al regno di Aksum, in questi ultimi anni, hanno ricevuto un sostanziale e progressivo incremento, e sono stati condotti importanti studi su antiche fonti egiziane. Dobbiamo tuttavia segnalare una polemica, legata al “primato delle fonti su Aksum”, che nacque negli anni Venti del secolo scorso tra l’etiopista Conti Rossini e il numismatico Anzani e che ancora oggi, seppur in modo più blando, condiziona le comuni ricerche.

[6] Citato da Alessandro Bausi, Numismatica Aksumita: Linguistica e Filologia, Istituto Italiano di Numismatica, 2003.

[7] Rufinus, Historia Ecclesiasica, Migne, PL25, 478-480.

Bibliografia

  • Conti Rossini, Storia d’Etiopia. Parte prima: Dalle origini all’avvento della dinastia Salomonide, Bergamo 1928 (adesso edito da Seam);
  • Stuart C. Munro-Hay, Aksum: An African Civilization of late antiquity, 1991;
  • Harold G. Marcus, An History of Ethiopia, University of California Press 1994;
  • E. Borra, Il Maskal ed il Leone di Giuda: appunti di storia etiopica, ed. San Paolo, 1994
  • Alessandro Bausi, Numismatica Aksumita: Linguistica e Filologia, Istituto Italiano di Numismatica, 2003;
  • Saheed A. Adejumobi, The History of Ethiopia, Greenwood Press, 2007.

 

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