L’inconscio e il suo tempo: Freud e Lacan tra memoria e avvenire (2)
L’inconscio e il suo tempo: Freud e Lacan tra memoria e avvenire (2)
Giu 24
Articolo precedente: L’inconscio e il suo tempo: Freud e Lacan tra memoria e avvenire (1)
Si tratta di un’ulteriore prova della dipendenza dell’Io nei confronti dell’Es, di un rapporto di subordinazione che Lacan, a sua volta, affronta riproponendo la terminologia dei rapporti intersoggettivi, così come vengono analizzati da Hegel nella Fenomenologia dello Spirito e da Alexandre Kojève nella sua lettura all’opera hegeliana.
L’inconscio è, per Lacan, il grande Altro, un luogo che trascende completamente le possibilità dell’Io, il quale non è mai effettivamente il soggetto, ma si presenta costantemente come una maschera, un elemento di finzione e alienazione. All’origine della riflessione sull’inconscio c’è la profonda differenza tra il moi – l’Ego cogito cartesiano –, inteso da Lacan come un residuo narcisistico dell’identificazione alienata con la propria immagine nello specchio, e il Je, il vero soggetto dell’inconscio inteso come soggetto del desiderio, depositario della verità dell’inconscio.
L’inconscio è anche e soprattutto il luogo dove scorre il desiderio: in una prospettiva simbolica [1], il desiderio è sempre “desiderio dell’Altro”. Si tratta della domanda di riconoscimento, tramite la quale il soggetto chiede di essere riconosciuto dall’Altro e desidera di essere il soggetto del desiderio dell’Altro.
Come ricorda Massimo Recalcati, qui Lacan recupera praticamente alla lettera l’interpretazione di Kojève della dialettica servo-signore proposta da Hegel nella Fenomenologia:
La domanda di riconoscimento del soggetto si sostiene sulla possibilità di ottenere dall’Altro il riconoscimento simbolico della domanda secondo uno schema dialettico la cui significazione è sempre retroattiva. [2]
Recuperando un’idea di retroazione (Nachträglichkeit) che Freud trae da Nietzsche, Lacan affronta la questione del tempo dell’inconscio introducendo la struttura retroattiva dell’après coup (letteralmente “dopo il colpo”). La soddisfazione del desiderio avviene a posteriori, dal momento che è l’Altro, retroattivamente, a dare significato alla mia domanda di riconoscimento. Fondamentale è, in questo caso, l’influenza di Heidegger e di Sartre a partire da un’idea di tempo in relazione all’esistenza: la serie di esperienze passate ha senso solo a partire dalle prospettive future, dal momento che l’esistenza stessa è contrassegnata dalla contingenza, non è altro che un “poter-essere”. Da qui Lacan prende le mosse per affermare che l’inconscio è rivolto sì al futuro, ma ad un futuro anteriore: la dimensione storica dell’individuo trova un suo senso solamente se ri-presentificata e rapportata alle necessità future.
Sotto forma di aforisma, egli scrive:
Non sono stato questo se non per diventare ciò che posso essere: se tale non fosse la punta permanente dell’assunzione che il soggetto fa dei suoi miraggi, dove si potrebbe cogliere un progresso? [3]
Non si tratta semplicemente di recuperare il proprio passato come una serie di avvenimenti e di ricordi fissati nella memoria, ma piuttosto di ricostruire le linee di progresso storico che fanno dell’inconscio un continuum di presenze e possibilità.
Ricordiamo, appunto, quanto afferma Lacan stesso:
L’inconscio è quella parte del discorso concreto in quanto transindividuale, che difetta alla disposizione del soggetto per ristabilire la continuità del suo discorso cosciente. [4]
Interviene, a questo punto, una delle definizioni più significative e celebri dell’intero pensiero lacaniano: l’immagine dell’inconscio come capitolo bianco.
L’inconscio è quel capitolo della mia storia che è marcato da un bianco od occupato da una menzogna: è il capitolo censurato. Ma la verità può essere ritrovata; il più spesso è già scritta altrove
La storia del soggetto dell’inconscio è segnata, inevitabilmente, da una mancanza, che si concretizza nella forma della censura, della rimozione, dell’oblio. L’inconscio è un vero e proprio racconto che va decodificato rispettando alcune norme e servendosi di determinati strumenti. Il soggetto deve ricostruire la propria storia, aprendo alle possibilità del futuro e ricercando quella verità che è stata censurata dall’esistenza stessa: dove ritrovare questa verità, se essa non è più rintracciabile nemmeno nell’inconscio? Se neppure la constatazione della dipendenza dall’Altro è sufficiente a dare un significato alla mia esistenza, dove posso ricercare questo senso?
Lacan risponde che la verità che completa la storia individuale è rintracciabile nei monumenti, il corpo e i sintomi somatici; nei documenti d’archivio, i ricordi dell’infanzia; nell’evoluzione semantica, il modo personale di esprimersi attraverso il linguaggio; nelle tradizioni, nelle leggende e nei miti che accompagnano la storia.
Da questi elementi, è possibile trarre il filo conduttore per una nuova scrittura, per la stesura di un testo mai scritto prima: l’inconscio è la condizione di possibilità per una rivalutazione e una nuova interpretazione della propria storia.
È proprio a partire da questo elemento che Lacan prende le distanze da Freud:
L’inconscio non è una versione del passato, né il suo contenitore, ma qualcosa che deve realizzarsi nell’avvenire. [6]
Non vi è alcuna traccia del determinismo, della staticità e del finalismo che dominavano precedenti caratterizzazioni della sfera psichica dell’individuo. La dinamicità dell’inconscio lacaniano sta proprio nella comprensione e nella differenziazione delle possibilità intrinseche allo psichico.
Sebbene non vi sia assolutamente un rifiuto dei concetti fondamentali proposti da Freud, è altresì doveroso rispondere a coloro che vedono nel pensiero di Lacan un contributo non originale e interamente debitore nei confronti del padre della psicoanalisi.
L’ingenuità di tale posizione è ancor più evidente se pensiamo al diverso background culturale dei due psicoanalisti: da un lato, Freud rimane ancorato ad una prospettiva “biologica” che non sempre riesce a superare il finalismo della psicologia evoluzionistica dell’Ottocento; dall’altro, grazie all’apporto della linguistica strutturale di Saussure e Jakobson e dell’esistenzialismo di Heidegger e Sartre, Lacan concilia la frammentazione dell’unità psichica in elementi minimi (significante e significato) con la possibilità di recuperare, nel corso del tempo, l’integrità di quel testo complesso e mancante che è l’inconscio.
Note:
[1] Nel pensiero variegato e, volutamente, a-sistematico di Lacan, possiamo trovare, come costante, la distinzione tra i tre registri dell’Immaginario, del Simbolico e del Reale. All’Immaginario, Lacan attribuisce la speculazione sullo “stadio dello specchio” e sul narcisismo, introducendo un ritratto del desiderio come “desiderio invidioso”, desiderio dell’oggetto del desiderio dell’altro. Il Simbolico è dominato, invece, dalla Legge della parola, dal Nome-del-padre, dalla predominanza del significante nella dimensione linguistica. Il desiderio simbolico è desiderio dell’Altro, desiderio di essere riconosciuto dall’Altro. Infine, il Reale è il regno dell’odio e dell’al di là del principio di piacere, della jouissance come pulsione di morte. La riflessione sul desiderio è contaminata dal vuoto costitutivo del godimento: il desiderio diviene desiderio d’Altro, d’autre chose.
[2] M. Recalcati, Jacques Lacan. Desiderio, godimento e soggettivazione, Raffaello Cortina Editore, 2012, Milano, p. 75.
[3] J. Lacan, Funzione e campo della parola e del linguaggio, in Scritti, 1966, Einaudi, 2002, Torino, p. 244.
[4] Ivi, p. 252.
[5] Ibidem, p. 252.
[6] M. Recalcati, Jacques Lacan. Desiderio, godimento e soggettivazione, Raffaello Cortina Editore, 2012, Milano, p. 98.
Bibliografia di riferimento
- Freud S., L’Io e l’Es, 1922, Bollati Boringhieri, 2013, Torino;
- Lacan J., Funzione e campo della parola e del linguaggio, in Scritti, vol. I, 1966, Einaudi, 2002, Torino;
- Recalcati M., Jacques Lacan. Desiderio, godimento e soggettivazione, Raffaello Cortina Editore, 2012, Milano.
Consiglio, inoltre, la lettura di:
- Introduzione alla psicoanalisi e L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud;
- Scritti, Altri Scritti e Seminario VII. L’etica della psicoanalisi di Jacques Lacan;
- Ritratti di desiderio di Massimo Recalcati.