Byung-Chul Han: interprete dei nostri tempi (6)
Byung-Chul Han: interprete dei nostri tempi (6)
Mar 10
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Data, merce e psiche
L’informazione è diventata l’essere; i Google glass sono strumenti che hanno da un lato permesso questo passaggio, ma, dall’altro lato, hanno posto l’occhio in diretto contatto con l’informazione stessa [29]. In questo senso, se l’essere sono i data, il “dataismo” si sostituisce all’ontologia o comunque pretende di farlo. L’informazione, quindi i data, come ho già spiegato, non ha nulla a che vedere con la verità. Chris Anderson, giornalista americano, sostiene che il “dataismo” e il mondo del data maining abbiano posto fine alla teoria. La conoscenza, in questo caso, si riduce a data e connessioni tra data. Questi data sono accumulati nei database, essi sono letteralmente delle banche di dati, nel senso che “banche” ha una valenza anche economica proprio perché i data possono essere venduti in quanto sono merci, e per questo monetizzabili. Il data maining è quella disciplina che cerca di produrre sapere a partire dai dati accumulati. C’è un diretto collegamento tra il data maining e la statistica; tuttavia, mentre la statistica cerca di determinare il numero della popolazione o altri dati generali come la natalità o la mortalità, il data maining ha invece quale oggetto di studio il singolo individuo ed il suo comportamento. La statistica, secondo il filosofo coreano, è in primo luogo demografia e concerne la vecchia biopolitica [30]. Questa sarebbe superata ora dalla psicopolitca che si basa sul data maining. È vero che già Foucault critica la psicoanalisi nelle sue opere, e quindi certamente non si è limitato alla biopolitica; tuttavia va tenuto presente, da un lato, che la critica alla psicoanalisi è da connettere al problema del soggetto politicamente costruito, e, dall’altro, che il data maining, nella visione di Anderson, vuole andare oltre la psicoanalisi e rimpiazzarla. Ovviamente è molto post-moderna questa visione di Anderson sul data maining, così come la conclusione di Han sul fatto che l’essere è l’informazione, dal momento che qui l’essere diventa sapere, dove sapere in questo caso va inteso nel senso generico dell’accumulazione di data. A parte i limiti di questa visione post-moderna, è importante capire che questa è la prospettiva del potere, la base della sua psicopolitca, che consiste in primo luogo non solo nell’amministrazione della vita, base della biopolitica, ma anche nel controllo della psiche tramite un fenomeno di illuminazione dell’anima e di prostituzione di questa, che si vende in forma di data. Un grande interesse verso la statistica è riscontrato dal coreano già nel pensiero illuminista. In primo luogo sono da notare le affermazioni di Kant in Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico. Nelle prime pagine Kant afferma che, anche se la statistica sulle nascite o sui matrimoni, essendo questi il risultato di azioni libere dei soggetti, non è prevedibile, di fatto la statistica sembra mostrare delle ricorrenze, quasi delle leggi naturali. Questo dipende dal fatto che Kant distingue sempre la specie umana come soggetta alle leggi di natura dall’individuo che è invece libero. Un secondo esempio per il coreano è il concetto di Rousseau di “volontà generale” [31], in quanto, secondo la sua interpretazione, essa non sarebbe altro che il risultato di un calcolo statistico. Questa prima forma di illuminismo, nella lettura di Adorno ed Horkheimer, sarebbe costituita dalla dialettica tra ragione e mito [32]. Byung-Chul Han parla di altre due forme di illuminismo: un secondo illuminismo si basa sui data e contrappone questi alla teoria in un’altra dialettica, mentre dovrebbe ancora venire, se ho ben inteso, un terzo illuminismo di carattere digitale. L’illuminismo dei data porta all’abbattimento della teoria. Mentre nella tradizione classica della filosofia la teoria implica, in primo luogo, una presa di distanza, qui l’unica distanza che vi è sta nel fatto che, se la dialettica è concepita negli stessi termini di Adorno, allora essa è negativa. In secondo luogo, rifacendosi al concetto di teoria che Hegel espone nella Scienza della logica, Han mostra che, hegelianamente parlando, quella dei data non è teoria. Hegel afferma che, perché si dia una teoria o anche solo conoscenza in senso stretto, non è sufficiente sapere che due elementi sono connessi: da questo si deriva solo che, se il primo elemento muta, muta anche il secondo. Nemmeno la causalità è il livello più alto della teoria, perché invero, per Hegel, la conoscenza si dà quando si colgono le cose secondo concetto. I data ovviamente non possono che essere un mucchio di particolari, non hanno universalità e necessità; tuttavia sono un nuovo meccanismo del potere. Il potere ha già abbandonato la pena di morte come strumento di giustizia (salvo in alcuni paesi), esso ha anche superato la biopolitica in quanto questa si basa sulla demografia. Il potere ormai ha interesse non solo nell’amministrare la vita, ma anche nel controllare le menti, e quindi i pensieri [33]; per questo Byung-Chul Han parla di psicopolitica digitale. Questo concetto di psicopolitica non va preso nel suo vecchio senso, in riferimento per esempio alle tecniche di lavaggio del cervello o shock cerebrali della C.I.A. [34]. Secondo il filosofo coreano la nuova psicopolitica ha un altro volto, un volto amico, permissivo, e non ha bisogno di censurare perché siamo noi stessi a consegnarle tutti quei dati di cui ha bisogno. Così, come nota Han, nel 1984 per il superbowl la Apple fece girare uno spot in cui si rappresentava come liberatrice dell’umanità dal grande fratello, ma in realtà, sostiene il filosofo, quella data è solo l’inizio di un nuovo grande fratello. Questo nuovo grande fratello adotta la faccia sorridente dello smile nel rivolgersi a noi, non usa più il metodo negativo della violenza, della censura, cui noi potremmo rispondere con un bel “no” di protesta. Questo potere si basa sul “mi piace” (I like), su una forma di schiavitù molto volontaria che descriverò meglio nel prossimo paragrafo, perché in fondo essa ricorda il vecchio concetto di desiderio fascista di Deleuze. Acxiom, per Byung-Chul Han, è un grande esempio di come funziona il potere oggi. Acxiom si occupa della gestione di dati, possiede dati su moltissimi cittadini americani, ne possiede molti di più dello stesso F.B.I. Acxiom divide i soggetti di cui possiede i dati in 70 categorie diverse, la più bassa delle quali è denominata “spazzatura” (Müll). Queste categorie forse potrebbero essere delle classi digitali.
Note
[29] Pensate al paragone di sapore kantiano sulla conoscenza del mondo filtrata con l’uomo dotato di occhiali colorati: i Google glass sono un grande filtro.
[30] Questo è il termine che usa Foucault per parlare di quella forma di potere che fa della vita un oggetto di amministrazione.
[31] La “volontà generale” è per Rousseau non la volontà della maggioranza, ma quella dell’intero popolo.
[32] Adorno e Horkheimer, in Dialettica dell’illuminismo, contrappongono una ragione strumentale, che fa di ogni cosa un mezzo per un suo fine, alla natura e al mito. Nella dialettica dell’illuminismo questa ragione, nel tentativo di superare superstizione ed irrazionalità, attraverso l’inganno, sottomette la natura a sé. Quest’opera è una critica alla ragione tecnica e alla mentalità utilitaristica.
[33] È interessante come le fiction, che spesso sono sul tema del crimine, abbiano sovente come protagonista un investigatore geniale che, grazie a tecniche quali la lettura del linguaggio del corpo, la grafologia o semplicemente un’analisi psicologica del linguaggio, legge di fatto la mente alle persone interrogate. Esempi di questo tipo possono essere The Mentalist e Sherlock.
[34] Un caso è quello del progetto MKultra, un altro quello di Cameron, di cui parla Naomi Klein in Shock Economy, in cui si praticava l’elettroshock per azzerare la personalità di una persona e tentare di costruirne un’altra da capo.
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