Byung-Chul Han: interprete dei nostri tempi (4)
Byung-Chul Han: interprete dei nostri tempi (4)
Mar 05
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La parola che sarà più usata in futuro: autosfruttamento
All’inizio di Psychopolitik Byung-Chul Han espone varie declinazioni del concetto di libertà, le quali sembrano dipendere dal modo in cui si concepisce il soggetto. Ad esempio, in senso classico la parola soggetto significa: gettato sotto. In tedesco Subjekt rimanda al latino e ha proprio tale significato, per cui si può dire che il soggetto è assoggettato; assoggettare in tedesco si dice: unterwerfen (letteralmente: gettare sotto). Se il soggetto è assoggettato, allora esso non sarà libero, ma dovrà piuttosto liberarsi (sich befreien). Una seconda concezione del soggetto è quella del progetto (das Vorhaben), del gettarsi in avanti. Questa concezione, più propria dell’esistenzialismo, in particolare di quello sartiiano [14], nel quale l’esistenza precede l’essenza, mostra un soggetto sempre libero, capace di autodeterminazione. Qui la servitù è sempre volontaria e finisce spesso per essere autoservitù. Un terzo concetto di soggetto è quello del soggetto come intersoggettività; in questo caso l’Io è già sempre in relazione con l’altro, quindi la libertà (Freiheit) è relazione (Beziehung); infatti, sostiene Han, Freiheit deriva da Freund (amico). Quest’ultimo concetto sembra avere una natura più hegeliana degli altri e in tal caso rimanderebbe alla visione olistica di Hegel, secondo la quale noi non possiamo essere liberi se non lo sono anche gli altri. Si potrebbe confrontare queste tre concezioni della libertà con quanto argomentato nel Capitale da Karl Marx. Secondo la concezione marxiana, nel salario a tempo esiste una forma di Fremdausbeutung. Essa è lo sfruttamento da parte di altri, estranei: in questo contesto, dei capitalisti nei confronti del proletariato. Qui lo sfruttamento è misurato sulla base del pluslavoro [15] del proletariato che produce plusvalore [16] per il capitalista. Quando Karl Marx parla invece del salario a cottimo, quindi di quel salario pagato non per il tempo nel quale l’operaio lavora, ma in base alla quantità di merci da lui prodotte, le cose cambiano un po’. Karl Marx ribadisce che è un inganno pensare che questa forma di salario sia diversa dal punto di vista del problema dello sfruttamento (nella terminologia da me prima usata), ovvero argomenta che sono comunque valide le categorie di plusvalore e pluslavoro, ma, parlando dello sfruttamento del lavoratore, fa questa osservazione: «Lo sfruttamento degli operai da parte del capitale si attua qui mediante lo sfruttamento dell’operaio da parte dell’operaio» [17]. In questo caso si parla di Selbstausbeutung, ovvero di autosfruttamento. Questo caso andrebbe riferito, e poi vedremo meglio perché, alla seconda forma di libertà. Infine, rimanendo sempre in Marx, la terza forma di libertà è quella che dovrebbe attuarsi nella società comunista, in particolare nell’attualizzazione vera del concetto di comunità (Gemeinschaft). L’autosfruttamento comincia in primo luogo con il lavoro [18]; in effetti oggi sono molto più diffusi di un tempo quei lavori di vendita e di call center che il più delle volte sono pagati solo qualora la persona riesca effettivamente a vendere, quindi si dice che sono a provvigioni. Ora, il genio di Byung-Chul Han sta nel fatto che ha compreso che questa categoria di autosfruttamento non concerne solo l’ambito lavorativo, o, meglio: il filosofo parla di totalizzazione del lavoro, di lavoro che è gioco, ma il gioco non è ludico, bensì dopato. L’immagine dell’uomo contemporaneo proposta da Byung-Chul Han è quella di questo individuo dotato di Google glass che va a caccia di informazioni [19] navigando su internet direttamente con gli occhiali, uomo che gioca con le dita sul suo smarthphone, lavoratore autosfruttato che usa al meglio tutte le sue capacità, quindi anche quelle emotive e di persuasione, per realizzare i suoi fini, progetti e per la sua carriera [20]. Il fine del soggetto però è confuso, nel senso che è sparita del tutto quella che prima, in Marx, era la contraddizione tra il fine del capitalista e quello dell’operaio, in quanto l’autosfruttamento permette di raggiungere risultati per sé solo perché ci si affatica, e più ci si affatica meglio è. Siamo sempre stanchi, ci mancano sempre le energie, ma dobbiamo andare avanti lo stesso, anche trascinandoci. Il libro che ha reso davvero famoso Byung-Chul Han è proprio La società della stanchezza, tuttavia qui io faccio sempre riferimento a Psychopolitik. All’uomo d’oggi, come già prima accennavo, non sono solo richieste delle competenze che siano quelle dell’ambito del suo studio e/o dell’ambito di lavoro in cui si troverà nel caso in cui venga assunto: oltre a queste sono richieste delle competenze relazionali ‒ siamo nella società della comunicazione ‒ nonché competenze emotive [21] ed infine competenze psicologiche [22]. Ci sono una serie di pratiche che hanno lo scopo di migliorare le prestazioni del soggetto: in questa serie di pratiche rientra l’insegnamento della PNL, sia nella versione di Bandler e Grinder, che Han non cita, sia in quella di Anthony Robbins, che invece Han cita in Psychopolitik. La vita dell’uomo contemporaneo è data da una catena di sfide, quindi di progetti che rientrano in una sua carriera quasi infinita. Esso deve sempre dare il meglio di sé e riuscire al meglio in ogni cosa della vita: per questo deve sapere tutto quello che può (immagazzinandolo con le tecniche di memoria), vincere ogni sfida, superare ogni paura, guadagnare quanto più può (perché ora tutti possono diventare miliardari secondo la logica della PNL o di Robert Kyosaki [23]), avere il maggior numero possibile di relazioni amorose e così via. Tutte queste sono tecniche di ottimizzazione di se stessi, sono di fatto delle forme di autosfruttamento e hanno come limite il collasso mentale. Secondo Byung-Chul Han noi siamo in una società senza classi: il problema nel primo concetto di libertà era la liberazione perché lo sfruttamento veniva dall’esterno, e in quel caso si poteva ancora parlare di lotta di classe, ora invece lo sfruttamento è rimandato al singolo e quindi la lotta non è con l’esterno, ma avviene tutta al suo interno [24].
Note
[14] Sartre sostiene che ontologicamente le cose prima esistono, e poi hanno un’essenza. In particolare questo vale per l’uomo perché esso costruisce la propria essenza con le stesse scelte che fa nella sua vita. Quest’idea presuppone la concezione di un uomo libero e capace di autodeterminarsi, capace di scegliere. La scelta in generale è tra lo scegliere di scegliere e lo scegliere di non scegliere. Non c’è morale che determini una scelta, ogni scelta inventa la sua morale.
[15] Per pluslavoro si intende quella quantità di lavoro in cui il lavoratore non lavora più semplicemente per guadagnarsi da vivere, ma direttamente per il capitalista senza ricevere retribuzione.
[16] Il plusvalore è il corrispettivo in termini monetari del pluslavoro, quindi il profitto del capitalista.
[17] K. Marx, Il Capitale, Editori Riuniti, Roma 1997, vol. I, p. 606.
[18] In effetti oggi ognuno potenzialmente può più facilmente mettersi in proprio; per esempio ci sono sempre più persone che campano di ripetizioni di lingue, lezioni private, lavori su internet o simili. In questo caso non c’è un capitalista che sfrutta un lavoratore, ma queste persone di fatto non si sottraggono alla logica concorrenziale del capitalismo; in questo caso è ancora più evidente l’autosfruttamento.
[19] A proposito delle informazioni, Han trova nel fenomeno della Sindrome di Affaticamento Informativa (S.F.I.), individuata da David Lewis, una delle conseguenze dell’autosfruttamento.
[20] La carriera non è altro che il corrispettivo economico del concetto di progetto esistenzialista.
[21] Ricordo di aver letto in un libro di PNL che qualche esperto di questa disciplina una volta si era trovato a fare dei corsi per dipendenti di una banca con l’intento di insegnar loro ad essere più gentili. Il fenomeno si sta diffondendo: per esempio è richiesta la capacità di sorridere ad un carabiniere quando ti sta facendo la multa.
[22] In questo caso basterebbe pensare alla body language, alla sua capacità di leggere la mente degli altri. Su questo punto è da notare come spesso, in ambito di risorse umane, ad un laureato in scienze del lavoro si preferisca una persona laureata in psicologia, perché riesce a cogliere meglio se il carattere, il modo di pensare e di fare di una persona siano conformi a quanto ricercato dall’azienda.
[23] Robert Kyosaki, in libri come Smetti di lavorare Giovane e Ricco, spiega i suoi metodi su come diventare ricco e sostiene che tutti possano diventarlo. Questo è un fenomeno particolare del neoliberismo attuale: se tutti possono diventare ricchi, la povertà diventa una colpa. Lo aveva già detto Vonnegut per la sua America nel romanzo Mattatoio n.5.
[24] Una cosa almeno dovrebbe essere fatta notare: come mai Byung-Chul Han non parla mai di precariato? Il precariato non potrebbe essere un’altra classe, proprio quella degli autosfruttati?
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