Testimonianze filosofiche su Anassagora (2)
Testimonianze filosofiche su Anassagora (2)
Set 02
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Diels-Kranz 59 A 2
Harpocrates: Anassagora: sofista, figlio di Egesibulo, clazomenio, allievo di Anassimene milesio. Fu soprannominato Nous, poiché disse che materia ed intelletto son guardia di tutte le cose [hulēn te kai noun pantōn phrouron]. Egli è colui che disse che il sole è un ammasso di ferro infuocato.
Diels-Kranz 59 A 5
Diog. IX 41: Riguardo alla cronologia, [Democrito] era ‒ com’egli stesso afferma nel Piccolo ordinamento ‒ giovane quando Anassagora era vecchio: più giovane di lui di quarant’anni. Ordunque, afferma d’aver composto il Piccolo ordinamento settecentrotrent’anni dopo la presa di Ilio.
Ibid. IX 34: E dopo Leucippo frequentò anche Anassagora, secondo alcuni, essendo più giovane di lui di quarant’anni. Favorino dunque afferma nella Varia storia che Democrito diceva, intorno ad Anassagora, che non erano sue le dottrine su sole e luna, ma antiche: egli dunque le aveva sottratte.
Ibid. IX 35: Dileggia anche le sue dottrine sulla disposizione cosmica e sull’intelletto [peri tēs diakosmēseōs kai tou nou], serbando rancore verso di lui perché non l’aveva accolto. Come avrebbe potuto quindi esser suo discepolo, come dicono alcuni?
Diego Lanza, Anassagora, Testimonianze e frammenti, Firenze 1966, A 7
Dionysius Halicarnasseus, Ars rhetorica, I 10: Euripide frequentò Anassagora; dogma, dunque, di Anassagora era l’«insieme tutte le cose [homou panta khrēmata]». Dopodiché, frequentando Socrate ed avendo parte di un pensiero migliore, avendo stimato, come a me sembra, anche il pensiero [logon] di Anassagora degno di memoria nei drammi, espose lo stesso dogma [auto to dogma] nella Melanippe sapiente. Ecco quindi che il principio del suo discorso allude alla benevolenza verso il maestro: dice infatti Melanippe… [DK 59 A 62].
Diels-Kranz 59 A 15
Plato, Phaedrus, 269 E: «C’è il rischio, o ottimo, che probabilmente Pericle sia stato il più perfetto di tutti nell’oratoria.» «Perché dunque?» «Tutte quante le grandi arti han bisogno di sottigliezza d’argomentazione e di scienza della natura celeste [adoleskhias kai meteōrologias phuseōs peri]. Infatti questa sublimità intellettuale e perfetta efficacia in tutto sembran venire in qualche modo da qui. Anche ciò Pericle acquistò, oltre ad essere ben disposto di natura: imbattutosi, ecco credo, in un uomo di questa sorta, Anassagora, riempitosi di scienza celeste [meteōrologias] e giunto alla natura dell’intelletto e della ragione, sui quali appunto [epi phusin nou te kai dianoias aphikomenos, hōn dē peri] Anassagora faceva il più del suo discorso [ton polun logon epoieito], da qui ricavò per l’arte dei discorsi quel che afferisce ad essa».
Plutarchus, Pericles, 4: Comunque colui che fu più contiguo a Pericle e lo perfezionò moltissimo con uno spessore ed una magnanimità più ingenti rispetto alla demagogia, facendo insomma eccellere ed elevando la dignità del carattere, fu il clazomenio Anassagora, che gli uomini d’allora appellavano Nous, sia meravigliati dalla sua grande ed eccezionalmente brillante competenza [sunesin] nella scienza della natura [eis phusiologian], sia perché per primo aveva stabilito come principio della disposizione cosmica delle cose nella loro interezza non il caso, né la necessità, ma un intelletto puro e non fuso in mezzo a tutte le altre cose mescolate, che discrimina le omeomerie [tois holois prōtos ou tukhēn oud’ anankēn diakosmēseōs arkhēn, alla noun epestēsen katharon kai akraton en memigmenois pasi tois allois apokrinonta tas homoiomereias].
Diels-Kranz 59 A 18
Plutarchus, Nicias, 23: Infatti il primo che confezionò per iscritto una spiegazione [logon] più chiara e più ardita di tutte per le illuminazioni e l’ombra della luna, Anassagora, non era antico né la spiegazione era dottrina accettata, ma occulta ancora e perveniente a pochi con cautela e confidenza. Non si stimavano infatti i fisici, allora chiamati anche ciarlatani del cielo, siccome riducevano il divino a cause non ragionanti e potenze non intenzionali e necessitati contatti [eis aitias alogous kai dunameis apronoētous kai katēnankasmena pathē diatribontas to theion], e quindi Protagora andò in esilio ed Anassagora, rinchiuso, alla bell’e meglio lo salvò Pericle.
Diels-Kranz 59 A 24
Aelianus, Varia historia, VIII 19: Alcuni dicono è stato istituito per lui anche un altare con l’iscrizione, chi dice Nous, chi dice Verità [Alētheias].
Diels-Kranz 59 A 28
Aristoteles, Metaphysica, 1009b 25: Di Anassagora si rammenta anche l’apoftegma rivolto ad alcuni degli amici, che tali per loro sarebbero stati gli enti quali li avessero supposti [toiaut’ autois estai ta onta hoia an hupolabōsi].
Diels-Kranz 59 A 29
Clemens, Stromata, II 130 (II 184, 6 Staehlin): Si dice che il clazomenio Anassagora abbia professato che la speculazione e la libertà che ne deriva siano il fine della vita [tēn theōrian phanai tou bios telos einai kai apo tautēs eleutherian].
Diels-Kranz 59 A 30
Aristoteles, Ethica Nicomachea, 1179a 13: Sembra che anche Anassagora assumesse che l’uomo felice non è ricco né potente [ou plousion oude dunastēn hupolabein ton eudaimona], dicendo che non si sarebbe meravigliato se fosse parso strano ai più [ouk an thaumaseien ei tis atopos phaneiē tois pollois].
Aristoteles, Ethica Eudemea, 1215b 6: Ebbene, dicono che Anassagora abbia risposto a uno che era importunato da difficoltà di questa sorta e gli chiedeva in funzione di che cosa qualcuno potesse preferire d’esser nato al non esser nato affermando: «In funzione di questo: osservare il cielo e la disposizione dell’intero cosmo [theōrēsai ton ouranon kai tēn peri ton holon kosmon taxin]».
Euripides, fr. 910: Felice chi ha conosciuto la ricerca [olbios hostis tēs historias eskhe mathēsin], non orientato [hormōn] alla sciagura dei cittadini [politōn epi pēmosunēn] né verso inique azioni [adikous praxeis], ma guardando l’ordine che non invecchia della natura immortale [athanatou kathorōn phuseōs kosmos agērōn], quando si costituì e dove e come [pē te sunestē khōpē khopōs]. In uomini siffatti dunque non risiede [prosizei] mai intento di turpi opere [aiskhrōn ergōn meledēma].
Diels-Kranz 59 A 34
Stobaeus, Florilegium, IV 52b: Anassagora diceva che ci sono due indicazioni della morte [didaskalias einai thanatou]: il tempo prima di nascere ed il sonno [ton te pro genesthai khronon kai hupnon].
Diels-Kranz 59 A 34a
Cicero, Tusculanae disputationes, I 43, 104: Anassagora, quando a Lampsaco stava per morire, agli amici che gli chiedevano se volesse esser trasferito a Clazomene, in patria, se fosse accaduto qualcosa, «Non ve n’è alcuna necessità», rispose, «ovunque infatti la via agli inferi è uguale».
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