Sul filo dell’attesa del sacrificio di musikè alla silente ragione. Un breve viaggio nella filosofia della musica di Platone (5)
Sul filo dell’attesa del sacrificio di musikè alla silente ragione. Un breve viaggio nella filosofia della musica di Platone (5)
Mag 13
Articolo precedente: Sul filo dell’attesa del sacrificio di musikē alla silente ragione. Un breve viaggio nella filosofia della musica di Platone (4)
8. Il pensiero musicale del tempo e la matematizzazione di musikè
Quanto detto ci permette di proporre a grandi linee un quadro generale del periodo, per quanto riguarda il pensiero musicale. Ci troviamo infatti in un momento precedente alla prima sistemazione teorica operata da Aristosseno di Taranto [1], e si dibattono due grandi orientamenti in musica: la matematica applicata al suono (da fonti pitagoriche), e la teoria dell’ethos musicale, ossia la teoria per la quale la musica getta influssi sull’anima (da Damone di Oa) [2]. Ora, come abbiamo visto, per quanto riguarda l’educazione dei guardiani della città, Platone è espressamente damoniano.
Nel libro VII della Repubblica, invece, sembra avvicinarsi maggiormente alla lezione dei Pitagorici, e ciò non significa che la musica non possa avere influssi sull’anima, armonia essa stessa, cosa che anche i pitagorici sostenevano. La musica, infatti, per i Pitagorici, «rispecchia l’armonia universale in virtù della sua natura numerica e matematica, ha un potere particolare su di essa per l’affinità con la sua essenza costitutiva» [3]: può ristabilire l’armonia nell’anima. L’udito, per i Pitagorici, rivela la consonanza fra i suoni, i quali stanno tra loro in rapporto numerico. Le dimensioni dei corpi vibranti che li producono, poi, stanno tra loro in un rapporto matematico e si viene perciò a conoscenza, ad esempio, del fatto che «se due corde producono una consonanza di ottava, il suono più grave viene emesso dalla corda più lunga, e che la lunghezza di quest’ultima è doppia rispetto a quella che produce il suono più acuto» [4]. Ciò è notevole in quanto rappresentò la dimostrazione che vi fosse una connessione profonda tra i numeri e le cose.
Questi, tuttavia, furono solo i passi iniziali per la matematizzazione della teoria musicale. In seguito, infatti, tra i Pitagorici si fa strada la convinzione che possa essere fatto oggetto di misurazione anche l’intonazione di un singolo suono, non più solo di intervalli, e che esso dipenda dalla frequenza di vibrazioni che lo producono [5]. E in questo senso l’estensione dell’analisi matematica a tutti i generi della pratica musicale è dovuta ad Archita di Taranto.
Nonostante ciò, lo sforzo di matematizzazione della musikē necessariamente si scontra con l’impossibilità fattuale di ridurla a una scienza che prescinda totalmente dai sensi: «una volta che i rapporti matematici corrispondenti agli intervalli musicali siano stati individuati […] per acquisire la certezza che essi sono corretti […] si ha bisogno di tornare a verificarne l’effetto uditivo» [6]. E anche se Platone sognava la costruzione di una teoria musicale totalmente avulsa dai sensi, pura contemplazione, anch’egli si sarebbe scontrato con l’obiezione che «non c’è musica senza suoni, e non c’è teoria musicale senza musica» [7].
Una terza corrente musicale del tempo è quella degli armonikoi, dalla forte impronta empirica, i quali «concepivano i suoni come punti da collocare su una linea immaginaria […] sicché per loro gli intervalli musicali non erano rappresentati da rapporti numerici ma da distanze tra quei punti» [8]. Si prefiggono anch’essi di misurare matematicamente gli intervalli ma hanno l’intento di trovare, tra gli intervalli, l’intervallo più piccolo, l’unità di misura universale per tutti gli altri, attraverso i sensi: per questo motivo Glaucone, nel VII libro della Repubblica, li prende pesantemente in giro facendosene beffe.
Note:
[1] Cfr. Meriani A., in Ivi, p. 574. Aristosseno nacque tra il 370 e il 365 a.C.
[2] Cfr. Meriani A., in Ivi, pp. 575-576.
[3] Pretagostini R., Mousike: poesia e “performance”, in S. Settis (a cura di), I Greci. Storia Cultura Arte Società, 2.III, Torino 1998, pp. 626-27.
[4] Meriani A., in op. cit., pp. 580-81.
[5] Cfr. Meriani A., in op. cit., p. 584.
[6] Meriani A., in op. cit., p. 592.
[7] Meriani A., in op. cit., p. 593.
[8] Meriani A., in op. cit., p. 578.
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