Pseudo Dionisio Areopagita, Teologia mistica V
Pseudo Dionisio Areopagita, Teologia mistica V
Giu 27V
Salendo dunque ancora [authis de aniontes]. diciamo che non è né anima [psuchē] né intelletto [nous], né ha rappresentazione [phantasian] od opinione [doxan] o pensiero o intelligenza; e non [oude] è pensiero [logos] né intelligenza, né pensata né intelligibile [oute noēsis, oute legetai oute noeitai]; non è né numero [arithmos] né ordine [taxis], né grandezza [megethos] né piccolezza [smikrotēs]. né uguaglianza [isotēs] né disuguaglianza [anisotēs], né somiglianza [homoiotēs] né dissomiglianza [anomoiotēs]; né è in stasi [estēken] né si muove [kineitai] né rimane in quiete [hēsuchian agei]; e non ha potenza né è potenza [dunamis] né luce; nè vive [zēi] né è vita [zōē]; non è né essenza [ousia] né eternità [aiōn] né tempo [chronos]; e non c’è attingimento intelligibile di essa [epaphē estin autēs noētē] né scienza [epistēmē], né è verità [alētheia] né imperio [basileia] né sapienza [sophia], né uno [hen] né unità [henotēs], né divinità [theotēs] o bontà [agathotēs]; e non è spirito [pneuma], così come noi possiamo vederlo [hōs hēmas eidenai], né filiazione [huiotēs] né paternità [patrotēs] né qualche altro tra gli enti conosciuti da noi o da qualcun’altro [allo ti tōn hēmin ē allōi tini tōn ontōn sunegnōsmenōn]; e non è uno dei non-enti, ma neppure uno degli enti [oude ti tōn ouk ontōn, oude ti tōn ontōn esti], né gli enti la conoscono quale essa è [ta onta autēn gnōskei, hēi autē estin], né essa conosce gli enti, in quanto sono essenti [autē gnōskei ta onta, hēi onta estin]; di essa non c’è né pensiero né nome né conoscenza [oute logos autēs estin oute onoma oute gnōsis]; non è né tenebra [skotos] né luce, né errore [planē] né verità; di essa non c’è in generale né posizione né negazione astrattiva [oute estin autēs katholou thesis oute aphairesis], ma, producendo [poiountes] le posizioni [tas theseis] e negazioni astrattive delle cose che vengono dopo di lei [tōn met’ autēn], essa né poniamo né neghiamo astrattamente, sia perché è al di sopra di ogni posizione la causa perfettissima e singolare di tutte le cose, sia perché è al di sopra di ogni astrazione l’eccellenza di ciò che è semplicemente assoluto da tutte le cose ed al di là dell’universo intero [autēn oute tithemen oute aphairoumen, epei kai huper pasan thesin estin hē pantelēs kai heniaia tōn panttōn aitia kai huper pasan aphairesin hē huperochē tou pantōn haplōs apolelumenou kai epekeina tōn holōn].