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Plutarco, Anche la donna va educata

Plutarco, Anche la donna va educata

Giu 12

[Stob. 3,18,27] Estratto dallo scritto di Plutarco Anche la donna va educata:
Considerano sacri a Dioniso il nartece e il Lete, giacché non bisogna ricordare i demeriti pulsionali indotti dal vino, bisognosi altrimenti d’una condanna blanda simile a quella fatta ai pargoli. A questo somiglia anche quest’ode: «odio se memore chi beve assieme con me». Euripide, dunque, disse che l’oblio nella delle inconvenienze è razionale.

[Stob. 3,18,31] Estratto dallo scritto di Plutarco Anche la donna va educata:
Come professa Eraclito, celare la mentecattaggine è uno sforzo anche in altre contingenze, ma ancor più difficoltoso quando si è inebriati di vino; anche Platone, dunque, professa che nell’ebrietà da vino la natura etica diviene manifesta, come avviene anche per Omero: «A tavola non / ebbero conoscenza l’uno dell’altro» [Od. 21,35-36].

[Stob. 3,18,32] Di questo stesso autore:
Sofocle biasima Eschilo giacché scriveva quand’era ubriaco: «E infatti, anche se poeta i versi come l’arte ordina, – biasima – lo fa non vedendone la ragione, ecco».

[Stob. 4,1,140] Estratto dallo scritto di Plutarco Anche la donna va educata:
«Niente gladio a un pargolo», professa la paremia; io, da parte mia, professerei: «Niente denaro a un pargolo né potere a un uomo impreparato».

[Stob. 4,32,15] Estratto dallo scritto di Plutarco Anche la donna va educata:
Archita, dopo aver letto l’Ermete di Eratostene, riportò questo stico: «La necessità disciplina tutte le cose; che cosa, dunque, non potrebbe inventare la necessità?». Annota anche questo: «Alzati! Le tue doglie moltiplicano il loro oberare».

[Stob. 4,52,43] Estratto dallo scritto di Plutarco Anche la donna va educata:
Trofonio ed Agamede, dopo aver costruito un tempio in Delfi, pretesero una remunerazione da Apollo; questi, dunque, professò che l’avrebbe data loro di lì a sette giorni; così il settimo giorno morirono. E ancora: il caso di Cleobi e Bitone: dopo che Cidippe, la madre di costoro, ebbe chiesto nei suoi voti ad Era che concedesse a questi figli il presente più bello, giacché costoro si erano sobbarcati il giogo del carro prodigandosi per portare la madre su insino al tempio, subito appresso abbandonarono la vita; qualcuno ha anche poetato in ricordo di costoro questo epigramma: «Questi dunque son Bitone e Cleobi, che aggiogarono le proprie spalle / al giogo del carro occupato dalla madre, che si prodigarono a trasportare / insino al tempio di Era; il pubblico dei devoti ammirati le invidiarono il benessere recatole dai figli. Costei dunque, grata alla dea, / chiese nei suoi voti che i figli avessero in sorte il destino migliore, / per questo: avevano onorato la madre loro. / Nello stesso momento s’addormentarono lasciando la vita in gioventù, / dacché questo è il destino migliore e più beato».

La traduzione dei frammenti è stata condotta sul testo della seguente edizione:
Plutarch’s Moralia XV, Fragments, translated by F.H. Sandbach, Cambridge Mass.1969, 242-249.


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