Plotino, Enneade V I [10: Sulle tre ipostasi originarie], 3
Plotino, Enneade V I [10: Sulle tre ipostasi originarie], 3
Nov 02
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3. Per questo, dunque, siccome l’anima è cosa così preziosa e divina, confidando che tale realtà ormai riesca a raggiungere dio, accompagnato da tale causa vai in alto verso di lui; il tuo slanciarti, dove che sia, non andrà assolutamente lontano; né son molti gli intermediari. Cogli allora questo |5| ambito che confina [7] coll’anima verso l’alto, più divino di questa cosa divina [l’anima], dopo il quale e dal quale vien l’anima, perché, ecco, anche se è una cosa quale l’ha indicata il ragionamento, è un’immagine dell’intelletto; come il ragionamento nel proferimento [è un’immagine] del ragionamento nell’anima, così, toh, anch’essa è ragionamento dell’intelletto e l’atto totale e vita che |l’intelletto] proietta per suscitar l’esistenza di altro, |10| come nel fuoco, da una parte, v’è il calore connaturato e, dall’altra, quel [calore] che esibisce. Si deve dunque assumere che là [l’atto] non scorre, ma, da una parte, rimane in lui e, dall’altra, sussiste qual altro. Essendo, quindi, derivata dall’intelletto, è intellettuale, il suo intelletto si svolge in ragionamenti e la perfezione le deriva daccapo da esso, come da un padre allevante colui che ha generato imperfetto |15| in confronto a sé.
La sussistenza, dunque, deriva ad essa dall’intelletto e la sua ragione è in atto allorché l’intelletto guarda ad essa. Quando infatti vede nell’intelletto, ha quali contenuti interni e propri quelli che pensa e ha in atto. E questi soli si devono giudicare atti dell’anima, quanti son pensati intellettualmente e quanti le son intimamente vicini; quel ch’invece è inferiore deriva da altrove e son le affezioni di tale anima. |20| L’intelletto quindi, migliorandola a ogni occorrenza, la rende ognor più divina sia coll’esserle padre sia coll’esserle presente: non v’è infatti nessun intermediario fra loro se non l’essere altri; comunque l’una è come il successivo e come il ricettacolo, mentre l’altro è come idea [forma, specie]; bella, ordunque, è anche la materia dell’intelletto, essendo intellettiva a vedersi e semplice. Di quale natura, ordunque, sia l’intelletto, è chiaro per questa medesima ragione, che è migliore |25| dell’anima ch’è tale.
Note
[7] Platone, Leggi, IV, 705 a 4.
La traduzione dal greco si basa sull’editio minor Henry-Schwyzer: Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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