Plotino, Enneade V 9 [5: Sull’intelletto e le idee e l’essente], 7
Plotino, Enneade V 9 [5: Sull’intelletto e le idee e l’essente], 7
Lug 12
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7. Le scienze stabili dunque sono nell’anima logica [razionale]; le une che s’occupano dei sensibili ‒ ammesso che per questi sia legittimo parlare di scienze stabili, siccome ad esse s’addice il nome di opinione ‒ per il fatto di essere posteriori alle cose sono icone [immagini] di queste; le altre che s’occupano degli intelligibili e sono realmente scienze stabili, |5| derivate dall’intelletto all’anima logica [razionale], non pensano proprio nulla di sensibile; in quanto dunque sono scienze stabili, sono le stesse cose che pensano, ciascuna di queste cose, e hanno domiciliati in sé l’intelligibile e l’intellezione [il pensiero], giacché l’intelletto è domiciliato in esse ‒ ciò [l’intelletto] è gli stessi [enti] primi ‒, essendo eternamente [sempre] con se stesso e sussistendo in atto e non buttandosi sugli oggetti come se |10| non li avesse o li ottenesse coll’acquisto o li scorresse siccome non si profilano alla mano ‒ giacché queste son affezioni dell’anima ‒, tutt’altro: resta stante in se stesso essendo assieme tutte le cose, non avendo pensato al fine di sostanziare ciascuna di esse. Giacché non si generò un dio quando pensò un dio, né si generò sollecitazione [movimento] quando pensò la sollecitazione [il movimento]. Perciò anche il giudicare gli eidē [le forme] pensieri [intellezioni], se |15| è letto in questo senso, che, dopo che [l’intelletto] l’ebbe pensato, si generò questo o è quest’altro, non è corretto, giacché il pensato deve essere precedente a questa intellezione [questo pensiero]. Oppure [l’intelletto] come arriverebbe al pensare questo oggetto? Ordunque, evidentemente non è accaduto per combinazione fortuita né s’è buttato a caso.
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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