Plotino, Enneade V 9 [5: Sull’intelletto e le idee e l’essente], 3
Plotino, Enneade V 9 [5: Sull’intelletto e le idee e l’essente], 3
Giu 28
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3. Occorre ispezionare dunque questa natura dell’intelletto, che il ragionamento annuncia essere l’ontologicamente essente e la vera entità [sostanza], dopo esser prima addivenuti alla conferma, transitando per un’altra via, che bisogna che qualcosa di cotale sia. Forse dunque è ridicolo cercare se |5| l’intelletto è nel novero degli essenti; forse però ad alcuni viene un dubbio anche su questo. Meglio comunque [cercare] se è tale quale professiamo, e se v’è un qualche [intelletto] separato, e se questo è gli essenti e la natura degli eidē [delle forme] è qui; questi gli argomenti convocati, pertinentemente a cui ci si propone adesso di trattare.
Guardiamo dunque: le cose giudicate essere son tutte effetto di composizione e nessuna di esse è semplice, |10| sia quelle che la tecnica realizza, ciascuna nella propria singolarità, sia quelle che si costituiscono per natura; ecco dunque, gli artefatti hanno bronzo o legno o pietra e da questi non son ancora recati a perfezione, prima che ciascuna tecnica realizzi l’una una statua, l’altra un letto, l’altra ancora una casa, attraverso immissione dell’eidos [della forma] che le si confà. E per di più, fra le cose costituite per natura, |15| quelle tra esse fatte da una pluralità e chiamate composti di concerto, le analizzerai nei componenti discreti e nell’eidos [nella forma] offrentesi su tutti i componenti; come l’uomo nell’anima e nel corpo e il corpo nei quattro [elementi]. Dunque, avendo trovato che ciascuno di questi è un composto fatto di materia e del formante ‒ giacché di per se stessa questa materia dei |20| tocchi [degli elementi] è amorfa ‒, cercherai da dove la forma [venga] alla materia.
Cercherai dunque anche se l’anima sia già fra i semplici, oppure se in essa questo qualcosa [si comporti] come materia, mentre questo [altro qualcosa si comporti come] eidos [forma], ovvero l’intelletto in essa, il quale è da un lato come la forma offrentesi sul bronzo, dall’altro qual colui che produce la forma nel bronzo. Trasferendo dunque queste stesse osservazioni anche al |25| tutto, si perverrà anche qui sull’optimum intelletto, identificandolo ontologicamente col produttore e demiurgo, e si professerà che il sostrato, avendo ricevuto le forme, è divenuto in parte fuoco, in parte acqua, in parte aria e terra, mentre queste forme derivano da altro; questo dunque è l’anima; l’anima dunque a sua volta dà ai quattro oggetti [elementi] |30| la forma del cosmo; in questa [maniera] dunque l’intelletto agisce per natura da corego [dispensatore] delle leggi [forme razionali], come per parte loro le leggi [forme razionali] innescanti l’attività [vengono] alle anime dei tecnici dalle tecniche; l’intelletto dunque da un lato [vale] come eidos [forma] dell’anima, quello corrispondente alla forma, dall’altro invece è l’abilitante alla forma, come il produttore della |35| statua, cui ineriscono tutte le cose che dà. Son accanto alla verità le cose che [l’intelletto] dà all’anima; quelle che invece il corpo riceve son ormai idoli [immagini] e imitazioni.
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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