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Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 8

Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 8

Dic 13

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 7

 

8. Quel che quindi è bello pristinamente, e intero dunque e dappertutto intero, sicché neanche le parti siano derelitte per l’ellissi [: la mancanza] del bello, chi, orbene, non professerebbe ch’è bello? Difatti, ecco dunque, non lo è ciò che non lo è tutt’intero bensì ne ha una parte o non ha alcunché di esso. Beh, se quello non è bello, allora che |5| altro [potrebbe esserlo]? Difatti quel che precede esso neanche desidera essere bello; siccome quel che pristinamente si presenta alla contemplazione, coll’essere eidos [: forma] e spettacolo contemplativo del nous [: dell’intelletto], questo è anche amabile ad adocchiarsi. Perciò anche Platone, desiderando significare questo riguardo a qualcuna tra le cose più illuminate relativamente a noi, fa approvare dal demiurgo quel che ha terminato, desiderando indicare mediante questo |10| che la bellezza del paradigma e dell’idea è amabile. Difatti tutto quel ch’è stato realizzato conformemente ad altro, quando qualcuno l’ammiri, ha ammirazione per quell’oggettività conformemente a cui è stato realizzato. Se dunque ignora ciò che prova, nessuna meraviglia; giacché anche gli amanti e solidalmente coloro che ammirano la bellezza di questa regione ignorano che |15| è a causa di quello; siccome è a causa di quello [: del bello intelligibile].

Che dunque riconduca al paradigma l’azione «si compiacque» [11], lo rende chiaro opportunamente dopo aver ripigliato col seguito dell’enunciazione; ecco difatti la sua voce: «Si compiacque e volle ancor meglio far sì ch’esso assomigliasse al paradigma» [12], indicando quale sia la bellezza del paradigma mediante l’evocazione del fatto che il generato uscito da questo |20| è bello ed esso è come un’icona [: immagine] di quello; giacché anche se quell’oggetto non fosse il superbello d’una bellezza incalcolabile [13], che cosa allora sarebbe più bello di questo [universo] guardabile? Ondepercui i dispregiatori di questo [universo] non [biasimano] rettamente, a meno che non [lo biasimino] in quanto non è quello [intelligibile].

 

Note

[11] Platone, Timeo, 37 c 7.

[12] Platone, Timeo, 37 c 7 – d 1.

[13] Platone, Repubblica, VI, 509 a 6.

 

La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 

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