Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 6
Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 6
Nov 29
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6. Sembra dunque a me che anche i sapienti tra gl’Egizi, che l’abbiano desunto da un’accurata episteme [: scienza] ovvero anche da un’episteme [: una scienza] che fosse connaturata, per quanto riguarda le cose che volevano indicare mediante la sapienza, non abbiano utilizzato tipi [: segni] di lettere procedenti con lessemi e proposizioni o imitanti fonemi e |5| proferimenti d’assiomi, bensì, disegnando figure e imprimendo nei templi ciascuna singola figura di ciascuna cosa, abbiano illustrato la <non->processualità discorsiva di quello [: del mondo intelligibile], giacché ciascuna figura è sia una qualche episteme [: scienza] sia sapienza sia sostrato sia insieme serrato e non è pensiero discorsivo né deliberazione della volontà.
Posteriormente |10| dunque hanno scoperto, a partire da essa [: dalla sapienza] ch’è assemblata serratamente, un idolo [: un’immagine], svolto in altro e già enunciante se stesso nella processualità discorsiva, e le cause delle quali è la responsabilità di questo, sicché, siccome quel ch’è stato generato esibisce questo abito così bello, se qualcuno in visibilio sappia ammirare, professi d’ammirare la sapienza, come essa, pur non avendo le cause dell’entità [: della sostanza], per cui è in questa maniera, [le] abilita |15| nelle opere realizzate conformemente a essa.
Quel ch’allora in questa maniera è bello ovvero quel che è eventualmente apparso dover esser in questa maniera appena o niente affatto come esito d’una ricerca, se per davvero qualcuno lo scopra, sussisterà in questa maniera prima della ricerca e del ragionamento; come ‒ desumiamo, ecco, ciò che argomento da una singola occorrenza maestosa, che però s’armonizzerà con tutte le occorrenze ‒
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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