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Plotino, Enneade V 5 [32: Che gli intelligibili non son all’esterno dell’intelletto e intorno al bene], 5

Plotino, Enneade V 5 [32: Che gli intelligibili non son all’esterno dell’intelletto e intorno al bene], 5

Set 13

 

 

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5. Ma occorre che noialtri ricominciamo l’ascesa verso quell’obiettivo, argomentando che il primo rimane lo stesso, anche se da esso si generano esiti altri [: diversi]. Nei numeri quindi, mentre l’uno rimane [in se stesso] e un altro produce, il numero si genera conformemente a esso [: all’altro]; nell’ambito, dunque, di ciò che è l’uno rimane precedente agli essenti, |5| e molto di più qui, eccome; mentre rimane dunque se stesso, non è un altro a produrre, se gli essenti si conformano a esso [: all’altro], tutt’altro: basta esso [: l’uno] a generare gli essenti. E nel modo per cui là nell’oggettività dei numeri era occorrente in tutti un eidos [: una forma] del primo ‒ della monade [: dell’unità] ‒ primariamente e secondariamente, e non egualmente aveva partecipazione di essa ciascuno degli occorrenti |10| posteriormente a essa [: all’unità], in questo stesso modo anche qui ciascuno di quelli che son dopo il primo ha qualcosa di quello, come un eidos [: una forma], in sé.

E mentre là [: nell’ambito dei numeri] la partecipazione ha sostanziato il loro quanto, qui ha sostanziato per loro l’entità [: la sostanza], cosicché l’essere è traccia dell’uno. E dunque questo einai [: essere] ‒ la denominazione è chiarificatrice dell’entità [della sostanza] ‒, |15| se qualcuno lo leggesse come nato dallo hen [: dall’uno], allora forse incontrerebbe il non-latente [: vero]. Quel che difatti è giudicato essente, ebbene questo, dapprima venuto quindi [: da là] come procedendo un poco, non desiderò più procedere oltre, rivoltosi dunque all’interno ristette e divenne entità [: sostanza] e Vesta [: dimora] di tutti gli enti nel loro insieme; come, nel suono, se il loquente lo fissa nella voce, |20| si sostanzia il risonante, illustrando l’uno [che procede] dall’uno [in sé] e significando l’essente, come può, ebbene proprio in questo modo, toh, son il generato, l’entità [: la sostanza] e l’essere, che hanno una mimesi [: un’immagine dell’uno], eccome, essendo effluiti dalla potenza di esso; ella [: la sostanza] dunque, avendo visto ed essendosi mossa sollecita incontro all’oggetto teoretico [: della contemplazione], imitando ciò che vide proruppe |25| in questo grido, «essente» e «l’essere» e «entità» e «Vesta». Siccome questi suoni vogliono significare la sussistenza del suono generato nelle doglie, dacché imitano, com’è possibile a essi, la genesi dell’essente.

 

La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 

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