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Plotino, Enneade V 5 [32: Che gli intelligibili non son all’esterno dell’intelletto e intorno al bene], 3

Plotino, Enneade V 5 [32: Che gli intelligibili non son all’esterno dell’intelletto e intorno al bene], 3

Set 06

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade V 5 [32: Che gli intelligibili non son all’esterno dell’intelletto e intorno al bene], 2

 

3. Orbene, questa è per noi una singola [: un’unica] natura, l’intelletto, gli essenti tutti, la non-latenza [: verità]; se dunque lo è, è un qualche maestoso dio; o meglio, non un qualche [dio], ma questi stimano d’essere tutto [dio]. Ed è dio questa natura, ovvero un secondo dio profilante se stesso prima che si guardi lui [: l’uno]; questi [: l’uno] dunque soprassiede |5| e risiede sopra [l’intelletto] in questo modo, come occupando un bel piedistallo, che è articolazione effettuale di lui [: che dipende dall’uno]. Siccome egli [: l’uno] doveva, venendo, non venire su qualche oggetto inanimato e neanche subito sull’anima, ma [doveva] esservi per lui una bellezza immensa [1] transitante prima di lui, come prima di sua maestà il re transitano per prime, nelle processioni, le |10| cariche inferiori, mentre dopo di esse occorrono quelle sempre maggiori e le più onorabili, ovvero quelle che, per prossimità al re, son già molto più regali, e dopo ancora le cariche subito dopo di lui; occorrendo dopo l’insieme di tutte queste [cariche], dunque, il re si profila ex abrupto, sua maestà stessa, dunque si votano a lui e lo supplicano quanti non son andati via da là prima, contenti di coloro che han adocchiato prima del re |15|

Là [: nell’esempio] quindi il re è altro [: diverso], e altri [: diversi] son i transitanti prima di lui; invece il re di là [: l’uno] non guida alieni [: estranei], tutt’altro: ha il potere di guida più giusto, ovvero naturale, e la regalità non-latente [: vera], giacché è re della non-latenza [: verità] e conformemente a natura signore dell’assemblea della sua genitura e [del suo] divino |20| sintagma [: schieramento], assai giustamente chiamato re del re e dei re e padre degli dèi [2], che Giove [: l’anima] anche in questo senso imitò, avendo soddisfazione non dalla teoria [: contemplazione] del proprio padre [: dell’intelletto] bensì da quella ch’è la funzione in atto del padre progenitore [: dell’uno] finalizzata alla sussistenza dell’entità.

 

Note

[1] Platone, Repubblica, VI, 509 a 6.

[2] Omero, Iliade, I 544.

 

La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 

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