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Plotino, Enneade V 5 [32: Che gli intelligibili non son all’esterno dell’intelletto e intorno al bene], 11

Plotino, Enneade V 5 [32: Che gli intelligibili non son all’esterno dell’intelletto e intorno al bene], 11

Ott 04

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade V 5 [32: Che gli intelligibili non son all’esterno dell’intelletto e intorno al bene], 10

 

11. E l’illimitato [: l’infinito] appartiene a questo [: all’uno] per il fatto di non essere più di un singolo e non avere alcunché nei cui riguardi definire [: delimitare] qualcuna delle sue proprietà; siccome, per il fatto d’essere singolo [: uno], né è misurato né arriva al numero. Quindi non è delimitato né in relazione ad altro né in relazione a se stesso; giacché in questo modo sarebbe anche due. Né dunque v’è schema |5| di questo [: una figura dell’uno], giacché non vi son neanche parti, né forma.

Allora non cercare con occhi mortali questo, quale il ragionamento professa sia, né credere di vedere che ciò è in questo modo, come chi potrebbe stimare sensibili tutte le cose e, assumendo il presupposto che siano, eliminerebbe le migliori di tutte. Siccome le cose che si reputano essere al meglio, queste al meglio non sono; il magno [: grande] dunque è in grado inferiore. |10| Il primo invece è principio dell’essere e, a sua volta, molto più valido dell’entità [: della sostanza]; sicché, avanti, quella dottrina [: opinione] va ribaltata; sennò resterai derelitto, privo di dio, come coloro che, nelle feste, riempitisi il ventre per ghiottoneria [10] dei cibi che è nefasto assumano coloro che han adito agli dei, considerando che quei [cibi] |15| siano molto più illustri della contemplazione del dio, con cui conviene festeggiare, non hanno partecipato a quelle cerimonie.

E difatti in queste cerimonie il dio, non guardato, produce l’infedeltà [: l’incredulità], siccome non è per coloro che considerano illuminato [: evidente] solo ciò che rimane visibile alla carne; come se alcuni, dormendo durante tutta la vita, considerassero fededegne ed |20| illuminate [: evidenti] queste cose, quelle apparenti nei sogni, e se qualcuno li svegliasse, non fidandosi delle cose adocchiate ad occhi aperti, si riaddormentassero.

 

Note

[10] Platone, Fedone, 81 e 5.

 

La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 

Brano seguente: Plotino, Enneade V 5 [32: Che gli intelligibili non son all’esterno dell’intelletto e intorno al bene], 12

 

 


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