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Plotino, Enneade V 5 [32: Che gli intelligibili non son all’esterno dell’intelletto e intorno al bene], 10

Plotino, Enneade V 5 [32: Che gli intelligibili non son all’esterno dell’intelletto e intorno al bene], 10

Ott 01

 

 

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10. D’altronde tu non mi devi guardare esso [: l’uno] attraverso altri [: cose diverse dall’uno], giacché sennò vedresti una traccia, non esso; in alternativa intendi che cosa possa essere questo, che è possibile assumere osservandolo di per se stesso essente, puro, non mischiato a nessuno dell’insieme di tutti gli abilitati a partecipare di esso, giacché nessuno ha esso; siccome non v’è null’altro |5| tal quale, deve comunque esservi qualcosa di cotale. Chi quindi potrebbe assumere la potenza di esso tutta assieme? Siccome se qualcuno [la cogliesse] tutta assieme, in che allora differirebbe da esso? Allora in parte forse? Tutt’altro: buttandoti addosso a lui ti ci butterai di botto con un’intuizione d’insieme, salvo che non potrai annunciarne l’intera abbondanza; sennò sarai intelletto intelligente [: pensante] e, anche se l’incontri, egli ti sfuggirà, |10| o meglio tu [sfuggirai] a lui. In alternativa quando lo guardi, osservalo tutt’intero; quando dunque pensi ciò che rammemori di lui, pensa che è il bene ‒ siccome è causa di vita vissuta in saggezza [7] e intellettuale, essendo potenza, ed è ciò da cui derivano vita e intelletto e qualunque [proprietà] dell’entità [: della sostanza] e dell’essente ‒, che è singolo [: uno] ‒ siccome è semplice e primo ‒, che è principio ‒ siccome da lui derivano tutte le cose; |15| da lui si desta il movimento primo ‒ siccome non era in lui ‒, da lui deriva la stasi [8]; siccome lui non ne abbisognava; siccome né si desta [al movimento] né ristà [9]; siccome non aveva né ciò in cui sarebbe ristato né ciò in cui si sarebbe sollecitato [: mosso], perché intorno a che, ecco, od incontro a che od in che [sarebbe stato fermo o si sarebbe mosso]? Siccome lui è il primo.

Peraltro neanche è delimitato: da che, già, subirebbe limitazione? |20| D’altronde neanche è illimitato [: infinito] come magnitudine; siccome dove avrebbe dovuto procedere lui stesso od a che fine qualche natura addivenire a lui che non abbisogna di nulla? Ha comunque l’illimitato [: l’infinito] in quanto potenza, siccome non s’altera giammai né s’oblitera derelitto [: si esaurisce], inquantoché anche le cose che non son obliterabili relitti [: anche ciò che è inesauribile] son a causa sua.

 

Note

[7] Platone, Repubblica, VII, 521 a 4.

[8] Cfr. Platone, Sofista, 248 e ss.

[9] Platone, Parmenide, 139 b 3.

 

La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 

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