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Plotino, Enneade V 3 [49: Sulle ipostasi conoscitrici e su quel ch’è al di là], 8

Plotino, Enneade V 3 [49: Sulle ipostasi conoscitrici e su quel ch’è al di là], 8

Mar 14

 

 

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8. Il nous [: l’intelletto], or dunque, che qualità guarda nell’intelligibile, e che qualità in se stesso? Beh, non si deve cercare l’intelligibile come il colore o lo schema occorrenti sui corpi; siccome, prima che queste cose siano, vi sono quelle; anche il logos [: la forma razionale], dunque, ch’è nei semi che realizzano queste cose |5| non è queste cose; siccome son inguardabili per natura anche queste cose [: le forme razionali], sicché ancor meglio quelle [: gli intelligibili]. Ed è la stessa la natura di quelle [: delle forme razionali] e degli aventi, come il logos [: la forma razionale] ch’è nel seme e la psiche [: l’anima] che ha queste cose.

D’altronde questa [: l’anima] non guarda le cose che ha; siccome essa non le generò, ma è anch’essa un idolo [: un’immagine], e anche i logoi [: le forme razionali]; ciò da cui è derivata, dunque, |10| è l’illuminato e il non-latente [: verace] e il pristinamente essente, da cui derivano anche l’essere di se stesso e l’interiorità a sé; questo [: l’anima] invece, se non appartiene ad altro e non è in altro, neanche permane; all’icona [: immagine] difatti s’addice, essendo d’altro, generarsi in altro [3], a meno che non sia articolazione esistente in quello; perciò neanche mira, giacché dunque non ha luce bastevole, e, anche se miri, essendo stata perfettamente determinata |15| in altro, mira altro e non sé stessa. D’altronde là non v’è nessuna di queste cose, tutt’altro: lo sguardo e il guardato per essa son assieme e il guardato è tale quale lo sguardo e lo sguardo quale il guardato. Chi quindi verbalizzerà di che qualità sia esso? Colui che ha visto; il nous [: l’intelletto] dunque guarda.

Giacché anche qui l’occhio, essendo luce, o meglio assimilatosi in unità |20| alla luce, guarda la luce; siccome guarda colori; là comunque [la vista vede] non mediante altro, bensì mediante se stessa, giacché non v’è neanche esterno. Guarda quindi una luce con un’altra luce, non mediante altro. Una luce allora vede un’altra luce; esso [: l’intelletto] allora guarda se stesso. Questa luce dunque, lampando nell’anima, l’ha illuminata; ossia, l’ha resa intellettuale; ossia, l’ha assimilata a sé, |25| alla luce eminente. Quale quindi è la traccia della luce che s’ingenera nella psiche [: nell’anima], tale ed ancora più bella e maggiore e illustre reputandola t’accosterai alla natura del nous [: dell’intelletto] e dell’intelligibile. E difatti questa [: la luce dell’intelletto], una volta occorsa la lampa, ha dato alla psiche [: all’anima] una vita più illustre, una vita comunque non generativa; |30| siccome, all’opposto, ha volto la psiche [: l’anima] a se stessa e non l’ha lasciata scindersi, tutt’altro: ha fatto sì che amasse lo splendore ch’era in lui; neanche [una vita] sensitiva, siccome questa mira l’esterno e sente; colui che invece ha assunto quella luce delle non-latenze [: verità] non mira ‒ come dire? ‒ meglio i guardabili, anzi |35| il contrario. Resta allora [come sola possibilità] che abbia assunto una vita intellettuale, traccia della vita del nous [: dell’intelletto]; siccome là son le non-latenze [: verità].

Dunque la vita e l’energia [: atto] nel nous [: nell’intelletto] son la pristina luce pristinamente lampante per se stessa e la lampa [rivolta] a sé, lampante e assieme lampato, il non-latentemente [: veramente] intelligibile, sia pensante sia noumeno [: pensato], e guardato attraverso se stesso |40| e non bisognoso d’altro affinché veda, di per sé autarchico in relazione al vedere ‒ e difatti ciò che guarda è se stesso ‒, conosciuto anche da noi attraverso quello stesso, cosicché anche da noi sia generata la conoscenza di esso mediante esso; o donde potremo avere da giudicare per quanto riguarda esso? Ciò è tale da assumere se stesso più chiaramente, |45| mentre noi [lo comprendiamo] mediante esso; mediante tali ragionamenti, dunque, è agevolata anche la nostra psiche [: anima] nell’innalzamento incontro a esso, dopo aver chiarificato a se stessa d’essere icona [: immagine] di quello, siccome la sua vita è figura visibile e similitudine di quello e, allorché pensa, diviene divina e intellettiva; e se qualcuno le domandi di che qualità |50| è quel nous [: intelletto] perfetto e totale [: universale], quello che conosce pristinamente se stesso, appena generatasi in primo luogo nel nous [: nell’intelletto] o rimessa l’energia al nous [: rimesso il proprio atto all’intelletto], avendo queste cose di cui aveva memoria occorrente in sé, indica se stessa, siccome mediante sé, ch’è icona [: immagine], può guardare in qualche maniera lui, mediante questa [anima] |55| assimilatasi a lui con più acribia, quanta parte della psiche [: dell’anima] può arrivare alla somiglianza col nous [: con l’intelletto].

 

Note

[3] Platone, Timeo, 52 c 2-4.

 

La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 

Brano seguente: Plotino, Enneade V 3 [49: Sulle ipostasi conoscitrici e su quel ch’è al di là], 9

 

 


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