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Plotino, Enneade V 3 [49: Sulle ipostasi conoscitrici e su quel ch’è al di là], 5

Plotino, Enneade V 3 [49: Sulle ipostasi conoscitrici e su quel ch’è al di là], 5

Feb 21

 

 

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5. Forse quindi guarda un’altra [: una diversa] parte di sé con un’altra [: una diversa] parte di se stesso? D’altronde in questo modo questo sarà guardante, mentre quest’altro guardato; questo dunque non è «pensare se stesso». E che quindi, se il tutto è qualcosa tale da presentare parti omogenee, così che il guardante in nulla differisca dal guardato? |5| In questo modo, ecco, vista quella parte di sé ch’è identica a sé, vedrebbe se stesso; siccome non differisce in nulla il guardante rispetto al guardato.

Beh, per prima cosa è proprio assurda la parcellizzazione di se stesso; giacché, ecco, come anche parcellizzerà? Ordunque, ecco, non a caso; e il parcellizzante, dunque, chi sarà? Colui che pone se stesso nel contemplare teoreticamente o colui che pone se stesso nell’esser contemplato teoreticamente? |10| Dopodiché come conoscerà se stesso il contemplante teoreticamente nel contemplato teoreticamente, una volta posto se stesso nel contemplare teoreticamente? Siccome non v’era nel contemplato teoreticamente il contemplare teoreticamente. Ebbene, conosciuto se stesso in questo modo, si penserà contemplato teoreticamente, non già contemplante teoreticamente; cosicché non conoscerà se stesso né come tutto né come intero; siccome quello che vedeva, lo vedeva come contemplato teoreticamente, non già come contemplante teoreticamente; |15| e in questo modo sarà stato a guardare un altro, non già se stesso. Oppure farà l’aggiunta da se stesso anche di colui che ha contemplato teoreticamente, in maniera da essersi pensato fino al termine. D’altronde se [vi aggiunge] anche colui che ha contemplato teoreticamente, assieme vi saranno anche i guardati. Supponendo quindi che alla teoria [: contemplazione] ineriscano i contemplati teoreticamente se vi sono i tipi [: le impronte] di essi, non ha essi; se invece ha essi, non |20| li ha avendoli visti per effetto della parcellizzazione di sé, tutt’altro: era contemplante teoreticamente e avente prima di parcellizzare se stesso. Se questo è vero, la teoria [: contemplazione] dev’essere identica al contemplato teoreticamente, e il nous [: l’intelletto] dev’essere identico all’intelligibile [2]; e difatti, se non è identico, non vi sarà non-latenza [: verità]; siccome colui che ha gli essenti ne avrà un tipo altro [: un’impronta diversa] dagli essenti, il che non è |25| non-latenza [: verità]. Già: la non-latenza [: verità] non deve interessare altro, tutt’altro: ciò ch’enuncia, questo deve anche essere.

Una singola cosa son allora, in questo modo, il nous [: l’intelletto] e l’intelligibile e l’essente e questo è il pristino essente e dunque anche primo nous [: intelletto], avente gli essenti, o meglio è identico agli essenti.

Ma se la noesi [: l’intellezione] e l’intelligibile son un singolo, come a causa di questo il pensante penserà se stesso? |30| Siccome la noesi [: l’intellezione] ‒ come dire? ‒ avrà per contenuto l’intelligibile, o sarà identica all’intelligibile, e non sarà dunque ancora chiaro che il nous [: l’intelletto] pensa se stesso.

Ma se la noesi [: l’intellezione] e l’intelligibile son la stessa cosa ‒ siccome l’intelligibile è una qualche energia [: atto]: non è, ordunque, potenza né, ecco, inintelligente né separato dalla vita né d’altro canto il vivere occorre come atto d’accatto né il pensare [si rivolge] a esso come a un altro [: diverso] essente, |35| come a una pietra o a qualcosa d’inanimato ‒, l’intelligibile sarà anche l’entità [: la sostanza] pristina; se quindi [l’intelligibile] sarà energia [: atto], e la pristina energia [: l’atto primo] e la più bella, ordunque, sarà noesi [: intellezione] e noesi evidenziante l’entità [: intellezione sostanziale]; ed ecco che sarà la più non-latente [: vera]; se dunque tale noesi [: intellezione] è pristina e anche pristinamente, sarà il nous [: l’intelletto] pristino; siccome né questo nous [: intelletto] è in potenza né altro |40| è lui stesso, altro la noesi [: l’intellezione]; siccome in questo caso l’essenzialità ravvisabile in [: la sostanzialità di] esso ritornerebbe in potenza. Se quindi [l’intelletto] è energia [: atto] e l’entità [: la sostanza] di esso è energia [: atto], allora sarà una singola cosa con e identico all’energia [: atto]; una singola cosa, ordunque, coll’energia [: atto] son l’essente e l’intelligibile; un singolo saranno assieme tutti: nous [: intelletto], noesi [: intellezione], l’intelligibile. Se quindi la sua noesi [: intellezione] è l’intelligibile, e l’intelligibile è lui stesso, |45| egli stesso allora penserà se stesso; siccome penserà colla noesi [: intellezione], che per davvero era lui stesso, e penserà l’intelligibile, che per davvero era lui stesso. Conformemente a ciascuna delle due vie allora penserà se stesso, sia siccome la noesi [: intellezione] era lui stesso sia siccome lui stesso era l’intelligibile, che per davvero pensava colla noesi [: intellezione], che era lui stesso.

 

Note

[2] Aristotele, Metafisica, Λ 7, 1072 b 21.

 

La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 

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