Plotino, Enneade III 7 (45: Su eternità e tempo), 10
Plotino, Enneade III 7 (45: Su eternità e tempo), 10
Mag 18
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10. Ordunque, il giudicarlo conseguenza del movimento non è rendere edotti di che cosa sia mai questo né dice alcunché se prima non evoca che cos’è questa conseguenza: quella, infatti, potrebbe essere il tempo. Va dunque ispezionato se questa conseguenza [5] è precedente o simultanea o posteriore, se per davvero una conseguenza è qualcosa di cotale: in qualunque modo, infatti, sia concepita, è concepita nel tempo. Se è questo, il tempo sarà conseguenza di movimento nel tempo.
D’altronde, giacché cerchiamo non che cosa non è ma che cos’è [10] e son stati enunciati molti argomenti da parte di molti dei nostri predecessori rispetto a ciascuna tesi ‒ se qualcuno esponesse quanto è stato detto occasionalmente per quanto concerne essi, allora redigerebbe piuttosto una storia ‒ è dunque anche possibile, estendendo gli argomenti già enunciati, contro-argomentare dinnanzi a colui che lo giudica misura del movimento del tutto * con tutti quanti gli altri argomenti enunciati adesso per quanto concerne la misura [15] del movimento ‒ eccetto, ecco, quello dell’irregolarità varranno anche contro di essi tutti quanti gli altri ‒ allora ci sarebbe, proseguendo, da dire che cosa mai si debba ritenere sia il tempo.
* Tutto: universo.
La traduzione dal greco si basa sull’editio minor Henry-Schwyzer: Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Oxford 1064-82 (1964, pp. 337-361).
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