Plotino, Enneade I 6 [1: Sul bello], 2
Plotino, Enneade I 6 [1: Sul bello], 2
Gen 29
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2. Ebbene, riprendendo da capo argomentiamo per prima cosa che cos’è il bello nei corpi. È, ecco, qualcosa che diviene percepibile al primo colpo, e l’anima, come per comprensione soggettiva, ne ha intelligenza e, riconoscendolo, l’accoglie e quasi l’armonizza con sé. |5| Accostatasi invece al brutto, si rinserra in sé e lo ricusa e lo respinge da sé, essendo dissonante ed aliena. Professiamo dunque che, essendo per natura ciò che è ed essendo accanto all’essenza superiore [l’intelletto] nell’ambito degli essenti, se vede qualcosa di congenere od una traccia del congenere, gioisce ed è stupita e |10| lo riferisce a se stessa e si rammemora di sé stessa e delle sue proprietà.
Ebbene, che somiglianza v’è tra le bellezze di questa terra e quelle di là? Ed infatti, se v’è somiglianza, che siano simili; come possono, dunque, esser bellezze sia quelle sia queste?
Professeremo che queste lo son per partecipazione all’idea. Tutto l’informe, infatti, cui è possibile per natura ricevere forma ed idea, sinché non è formato |15| da ragione ed idea [6] è brutto ed estraneo alla ragione divina; ed è questo il brutto assoluto. Brutto, dunque, è anche quel che non è sottomesso da forma e ragione, giacché la materia inibisce l’esser formata totalmente secondo l’idea [7]. Ebbene, l’idea, concomitando, ordina quello che, esibendo più parti, sarà sinteticamente uno e |20| lo coagula verso un compimento unitario e lo rende uno collegandole accordatamente insieme, perché essa è una ed uno deve essere anche quel ch’è formato, com’è possibile per esso, ch’è esito d’una pluralità. La bellezza, dunque, s’insedia su di esso, una volta coagulato in unità, dando se stessa sia alle parti sia agli interi.
Quando coglie invece qualcosa di unitario e fatto di parti omogenee, |20| dona lo stesso sé all’intero, come quando l’arte dona la bellezza a tutta la casa oltre che alle parti, oppure quando una qualche natura la dona ad un’unica pietra. In questo modo, ordunque, il corpo bello si genera per comunione con una legge arrivata dalle bellezze divine.
Note
[6] Cfr. Platone, Timeo, 50 d 7.
[7] Cfr. Aristotele, Riproduzione degli animali, Δ 3, 769 b 12; Δ 4, 770 b 16-17.
La traduzione dal greco è stata condotta sul testo dell’editio minor di Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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