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Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 7

Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 7

Mar 29

 

 

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7. Perché quindi il felice desidera che queste cose siano presenti ed aborre i contrari? Professeremo che è perché offrono un qualche contributo non già alla felicità, bensì, meglio, all’essere; i contrari, dunque, di queste cose contribuiscono o al non essere oppure inquinano il |5| fine quando son presenti, non siccome lo aboliscono, bensì perché colui che ha l’optimum vuole avere esso solo, non qualcos’altro accanto ad esso, che, quando è presente, non abolisce certo quello [il bene], comunque v’è insieme all’esservi di quello. In generale, ordunque, se il felice non desidera qualcosa mentre questo è presente, ormai non gli è tolto alcunché della |10| felicità, o in questo modo, ecco, ogni giorno cangerebbe e scadrebbe dalla buona sorte della felicità, se, come esempio, perdesse uno schiavo o qualcuno dei possessi. E possono essere migliaia gli eventi che, pur contravvenendo alla sua intenzione, non smuovono per nulla il fine che gli è presente.

Ma prendiamo le grandi sventure ‒ dicono ‒ e non quelle che toccano usualmente. Che cosa, dunque, |15| vi sarebbe di tanto grande, tra le cose umane, che non sia disprezzabile da parte di colui ch’è addivenuto più in alto di tutte queste cose nel lor insieme e non è più coartato da alcuna delle bassure? Perché, ecco, se non ritiene grandi i colpi di fortuna, per quanto grandi siano, come regni e domini di città e popoli, né le fondazioni di colonie e |20| città, neppure se son congegnate da lui stesso, dovrà ritenere che la caduta d’un impero o la rovina della sua città siano qualcosa di grande [18]? Ordunque, se ritenesse invece che ciò sia un grande male o genericamente un male, allora sarebbe ridicolo per questa dottrina e non sarebbe ancora virtuoso considerando grandi legni e pietre e, per Giove, morti di mortali, lui al quale |25| ‒ professiamo ‒ deve essere presente la dottrina, per quanto riguarda la morte, che è migliore d’una vita accompagnata da un corpo. Dunque, se fosse lui stesso vittima d’un sacrificio, crederà che la morte sia per lui un male giacché sarà morto sugli altari [19]? Se non fosse sepolto, ad ogni modo ovunque, sia sopra la terra sia sottoterra, il cadavere imputridirebbe, altroché. Se invece [crederà che la morte sia per lui un male] perché sarà sepolto non sfarzosamente, bensì |30| anonimamente, non essendo stato considerato degno d’un superbo monumento, che meschinità questa! Se, altro caso, fosse condotto come prigioniero di guerra, di fronte a te è la via [20] per uscire, se non fosse possibile essere felice.

Se invece prigionieri di guerra son i familiari, cosicché son trascinate nuore e figlie [21]? E con ciò? ‒ risponderemo ‒, se morisse senz’aver visto nulla di cotale? |35| Forse in questo modo avrebbe l’opinione, perendo, che non è ammissibile che questi eventi si generino? Allora sarebbe assurdo, altroché. Non opinerebbe quindi che sia ammissibile che i familiari incappino in tali sciagure? Forse quindi per il fatto d’opinare che anche questo possa generarsi non potrà esser felice? Sì, anche opinando in questo modo sarebbe felice; cosicché lo sarebbe anche |40| al generarsi di ciò. Penserebbe, infatti, che la natura di questo universo è tale da offrire tali eventi e che bisogna seguirla. Molti, dunque, stanno anche meglio una volta divenuti prigionieri di guerra. In occasione, invece, dell’esser troppo gravati, essi possono andarsene; rimangono o rimanendo ragionevolmente, e allora non v’è nulla di spaventoso, o rimanendo irrazionalmente, |45| non dovendo, responsabili di essi [cause dei loro stessi mali]. Non sarà infatti a causa dell’insensatezza degli altri, quand’anche siano familiari, che egli [il virtuoso] sarà nel male; neppure articolerà le fortune e le sfortune degli altri.

 

Note

[18] Cfr. Epitteto, Diatribe, I 28, 14.

[19] Cfr. Seneca, La tranquillità dell’anima, 14, 3; Epicuro, frammento 447 Usener.

[20] Omero, Iliade, IX, 43.

[21] Omero, Iliade, XII, 65.

 
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 
Brano seguente: Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 8

 

 


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