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Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 5

Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 5

Mar 22

 

 

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5. Che [15] dire dunque dei dolori e delle malattie e di quel che vieta interamente d’agire? Se, ordunque, non si fosse neppure coscienti? Ciò, infatti, potrebbe generarsi per effetto sia di farmaci sia d’alcune malattie. Come, dunque, nell’insieme di questi casi, potrebbero aversi il vivere bene e la felicità? Lasciamo perdere, ecco, povertà |5| e mancanza di reputazione, anche se pure relativamente a queste qualcuno potrebbe sollevare obiezioni, ed ancora meglio relativamente alle più che celebri sfortune di Priamo [16]: infatti, anche se poteva soffrirle, soffrirle anche facilmente, non erano, ecco, volute da lui, tutt’altro; la vita felice deve invece essere voluta. S’obietterà pure che il virtuoso non è questo |10| ‒ quest’anima con tali proprietà ‒ invece di non contare nella sua essenza la natura del corpo. Potrebbero, ecco, professarsi pronti ad assumere questo, sintantoché i patimenti del corpo siano riferiti al sé ed inoltre le scelte ed i rifiuti gli nascano a causa di quest’ultimo [corpo]. Se invece il piacere è conteggiato nella vita felice, |15| come potrebbe essere felice chi ha dolore a causa di sfortune ed affanni, cui si generino questi mali pur essendo virtuoso? Agli dèi appartiene tale disposizione felice ed autarchica, altroché, mentre bisogna che gli uomini, che han ricevuto in aggiunta la natura peggiore, cerchino la felicità nell’intero generatosi, non già per una parte, giacché |20| per effetto del cattivo abito d’una parte necessariamente anche l’altra, la migliore, sarebbe impedita in relazione alle sue funzioni, giacché, appunto, quelle dell’altra esibiscono un cattivo abito. Oppure si deve scindersi dal corpo ovvero dalla sensazione del corpo, cercare in questo modo d’avere l’autarchia relativamente alla felicità.

 

Note

[15] Il capitolo contiene argomenti (accademico-)aristotelici a favore del corpo e dei beni esteriori, complementari a quelli interiori dell’anima.

[16] Re di Troia, vide crollare tutto il suo mondo nella guerra che gli mossero gli Achei guidati da Agamennone. Cfr. Aristotele, Etica Nicomachea, Α 10, 1100 a 8; 11, 1101 a 8.

 
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 
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