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Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 16

Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 16

Mag 10

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 15

 
16. Se dunque qualcuno non porrà il virtuoso qui, elevandolo in questo intelletto, e conducendolo invece in basso, verso le casualità, paventerà che anche queste si generino per lui, e non lo custodirà virtuoso come esigiamo che sia, tutt’altro: lo renderà un uomo ovvio, e, dandogli un misto di |5| bene e male, darà una vita mista d’un qualche bene e d’un qualche male a un tal uomo, anche se non è facile che nasca uno cotale, che, se anche nascesse, non sarebbe degno d’esser denominato felice, non avendo la magnanimità né in dignità di saggezza né in purezza di bene. Non è quindi possibile vivere felicemente nella comunione [con il corpo]. |10| Giustamente, infatti, anche Platone [36] esige che colui che migliora verso la saggezza così da essere felice pigli il bene da lassù, dall’alto, e miri a quello e s’assimili a quello e viva conformemente a quello.

Solo questo, quindi, deve avere relativamente al fine, mentre, relativamente alle altre cose, è come se cambiasse luogo, non già avendo dai luoghi un profitto |15| in relazione alla felicità, bensì siccome tiene conto anche delle altre cose che coabitano con lui (come nello scegliere se risiederà qui o lì), dando a questo quanto bisogna e si può, mentre egli stesso è altro, e nulla gli vieta d’abbandonarlo ‒ e l’abbandonerà, dunque, nel frangente stabilito dalla natura, essendo anch’egli, comunque, padrone |20| di decidere volontariamente per quel che concerne questo. Sicché, tra le sue azioni, le une saranno tendenti alla felicità, le altre, invece, non a favore del fine ed in generale non a suo favore, bensì a favore dell’aggiogato [corpo], che curerà e sopporterà sinché sarà possibile, come fa un musicista colla lira, sinché potrà usarla, se no la cambierà con un’altra o rigetterà |25| l’uso della lira e s’asterrà dal suonare la lira, avendo un’altra opera [da fare] senza la lira, e la guarderà per traverso posata accanto mentre canta senza strumenti. Eppure non invano gli fu dato questo strumento, in principio: s’è servito, infatti, di esso più volte.

 

Note

[36] Cfr. Platone, Simposio, 212 a 1; Repubblica, IV, 427 d 5-6; Teeteto, 176 b 1-2.

 
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 
Brano iniziale: Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 1

 

 


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