Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 13
Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 13
Apr 30
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13. Neppure le sue attività, ordunque, possono esser impedite dai casi, tutt’altro: possono alterarsi casomai si generino casi alterati; tutte sempre belle, e forse tanto più belle quanto più pertinenti a circostanze perturbatrici. Comunque tra le attività conformi alla contemplazione quelle riguardanti particolari potrebbero forse esser impedite, come quelle nelle quali |5| può procedere ricercando ed ispezionando; comunque l’acquisizione mentale massima [31] è sempre sottomano ed accanto a lui, e questa lo è al meglio, anche se fosse nel cosiddetto toro di Falaride [32], il che è giudicato a vanvera, ma così giudicato due volte od anche di più, piacevole. Là [per stoici ed epicurei], infatti, quello che lo grida è lo stesso che subisce nel dolore, |10| qui [per i platonici] invece l’addolorato [corpo] è altro dall’altro [anima] che, pur essendo con esso sinché sia necessario essere con esso, non sarà derelitto, senza la contemplazione del bene universale.
Note
[31] Cfr. Platone, Repubblica, VI, 505 a 2. Tale acquisizione è il percorso d’apprendimento di qualcosa sul bene.
[32] Statua di bronzo tauromorfa usata, a quanto si diceva, dal tiranno agrigentino per arrostire i condannati. La serenità del saggio sottoposto a tale tortura era oggetto di un esperimento mentale comune agli stoici e ad Epicuro (cfr. frammento 601 Usener).
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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