Temi e protagonisti della filosofia

Plotino, Enneade I 2 (19: Sulle virtù), 7

Plotino, Enneade I 2 (19: Sulle virtù), 7

Ago 17

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade I 2 (19: Sulle virtù), 6

 

7. S’implicano allora l’una nell’altra anche queste virtù nell’anima, come anche là gli enti precedenti la virtù nell’Intelletto come paradigmi. Ed infatti scienza e sapienza là son l’intellezione, mentre la temperanza è la relazione a sé, il compimento della propria funzione, inoltre, è l’opera propria e quale coraggio v’è l’immaterialità, ovvero il |5| rimanere puro in sé. Nell’anima, allora, sapienza e saggezza, virtù di essa (essa infatti non è queste, come là) son lo sguardo verso l’Intelletto; e le altre seguono nello stesso solco. Alla purificazione, dunque, è necessario che facciano seguito tutte (se per davvero tutte son purificazioni conformemente all’essersi purificati), |10| o nessuna sarebbe perfetta.

E mentre colui che ha le maggiori ha anche le minori di necessità in potenza, colui che ha le minori non necessariamente ha quelle. Ordunque è questa la vita preminente del virtuoso. Se comunque colui che ha le maggiori abbia anche le minori in atto oppure in altro modo, |15| bisogna ispezionarlo per ciascuna; prendiamo come esempio la saggezza: se, ecco, [colui che ha la saggezza maggiore] userà altri principi, come può quella minore rimanere ancora, anche se non è attiva? E [come può rimanere in atto la minore,] se essa per natura opera sino a un certo punto, mentre la maggiore sino a un altro punto, sicché quella saggezza minore misura [i desideri], mentre la maggiore li elimina interamente? Lo stesso, dunque, s’otterrà anche per le altre, una volta interamente rimossa la saggezza. |20| [Colui che ha le maggiori] conoscerà, ecco, le minori ed avrà quanto da esse deriva? Forse dunque qualche volta, a seconda delle circostanze, agirà conformemente ad alcune di esse. Arrivato tuttavia a principi maggiori e ad altre misure, agirà conformemente a quelli, come, ad esempio, ponendo l’esser temperante non in quella misura, ma separandosi, per quanto possibile, interamente [dal corpo] e in generale vivendo non già la vita dell’uomo |25| buono, che la virtù civile stima, ma, abbandonata questa e sceltane un’altra, quella degli dèi: l’assimilazione infatti è a questi, non a uomini buoni. L’assimilazione a questi, ordunque, è come l’assimilarsi d’un’immagine a un’immagine, dipendendo ciascuna delle due da uno stesso modello. L’assimilazione all’altra [vita], invece, è come assimilazione al paradigma.

 

La traduzione dal greco è condotta sul testo della seguente edizione commentata: Plotino, Sulle virtù: I 2 [19]. Introduzione, testo greco, traduzione e commento di Giovanni Catapano. Prefazione di John M. Rist, Pisa 2006.

 

Brano iniziale: Plotino, Enneade I 2 (19: Sulle virtù), 1

 

 


Ti è piaciuto il post? Dona a Filosofia Blog!

Cliccando sul pulsante qui sotto puoi donare a Filosofia Blog una piccola cifra, anche solo 2 euro, pagando in modo sicuro e senza commissioni. Così facendo contribuirai a mantenere i costi vivi di Filosofia Blog. Il servizio di donazioni si appoggia sul circuito il più diffuso e sicuro metodo di pagamento online, usato da più di 150 milioni di persone. Per poter effettuare la donazione non è necessario avere un account Paypal, basta avere una qualsiasi carta di credito o Postepay. Grazie!

Leave a Reply