Platone, Teeteto (7)
Platone, Teeteto (7)
Lug 15
Brano precedente: Platone, Teeteto (6)
SOCRATE Dunque, ecco, tutti quanti gli altri aspetti nella mia tecnica della maieutica (1) sono sussumibili sotto la loro, differisce invece nel far da ostetrico all’uomo e non alla donna e nell’occuparsi delle loro anime partorienti e non dei corpi. Il massimo dunque nella nostra tecnica è questo: [150c] è possibile esaminare in ogni modo se la mente del giovane partorisce un’immagine ed un falso oppure un che di generativo e vero. Poiché anche sotto questo aspetto, ecco, mi appartiene qualcosa delle levatrici: non sono genitore di sapienza, e per ciò già molti mi hanno rimproverato siccome chiedo agli altri mentre io stesso non dichiaro nulla su nessuna questione per il fatto di non avere niente di sapiente; mi rimproverano con verità. La causa di questo, dunque, eccola qua: il dio mi necessita a far da ostetrico, mentre mi proibisce di generare. Io dunque non sono [150d] del tutto sapiente in qualcosa, né mi s’è generata una scoperta tale da esser una nascita della mia anima; invece coloro che a me s’accompagnano, benché in principio paiano ‒ beh, alcuni ‒ del tutto ignoranti, tutti, col progredire della compagnia, perlomeno coloro ai quali il dio lo permette, ottengono doti in mirabile quantità, come mostrano sia a loro stessi sia agli altri; e questo è luminoso, che da me non han mai imparato nulla, ma essi da se stessi hanno trovato e partorito molte e belle scoperte. Ebbene, della maieutica siam responsabili il dio ed io stesso. [150e]. Lo si chiarifica dunque così: molti che già da subito misconoscevano questo e ritenevan responsabili se stessi, sottovalutando invece me, persuasi o da se stessi o da altri si allontanarono prima del dovuto; allontanatisi, dunque, abortirono anche il resto a causa di una cattiva compagnia e, nutrendo male anche i bambini fatti partorire da me, li hanno persi e, facendo maggior conto delle immagini e del falso che del vero, hanno finito, ordunque, per sembrare ignoranti a se stessi ed agl’altri. [151a] Uno di costoro è divenuto Aristide figli di Lisimaco, ed altri, molti assai, ad alcuni dei quali, quando tornano indietro abbisognando della mia compagnia, facendo anche atti mirabolanti, il demone che c’è in me m’impedisce d’accompagnarmi, ad altri invece lo permette, e questi ottengono indietro le doti. Patiscono, ordunque, quelli che a me s’accompagnano lo stesso dolore delle partorienti: hanno le doglie, infatti, e son riempiti d’aporia notte e giorno molto più di quelle; la mia tecnica dunque può destare e far posare questa doglia. [151b] E per costoro dunque è così. Alcuni invece, o Teeteto, i quali non mi sembrino in alcun modo incinti, notando che non abbisognano per nulla di me, del tutto benignamente li accaso e, con l’aiuto di dio, per così dire, congetturo acconciamente a chi potrebbero giovare se s’accompagnassero a loro; molti di costoro, ordunque, li ho dati a Prodico (2), molti invece ad altri uomini sapienti e divini. Per questo dunque, o ottimo, te l’ho tirata per le lunghe: sospetto che tu, come anche tu stesso credi, abbia le doglie, essendo incinto. Fai riferimento quindi [151c] a me come figlio di levatrice e ostetrico io stesso, e alle questioni che pongo prodigati per rispondere così come sei capace; ed allora, se ispezionando qualcuna delle cose che argomenti la riterrò un’immagine e non vera e la toglierò e la respingerò, non imbestialirti come fan le primipare per i bambini. Molti infatti ormai, o meraviglioso, son così mal disposti nei miei confronti da mordermi rozzamente se tolgo loro qualche sciocchezza, e non credono ch’io faccia questo benevolmente, essendo lungi dal sapere che [151d] nessun dio è malevolo verso gli uomini e che io non faccio nessun atto di questa sorta per malevolenza, ma perché non mi è in nessun modo lecito concedere il falso ed occultare il vero. Indietro, ordunque, dal principio, o Teeteto, prova a dire che cosa sia mai conoscenza; e non dire mai più che invece non ne sei capace. Se infatti dio vuole e t’invigorisce, ne sarai capace.
Note
(1) Ostetricia.
(2) Sofista che si occupò soprattutto di temi linguistici ed antropologici.
La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.
Brano seguente: Platone, Teeteto (8)