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Platone, Teeteto (46)

Platone, Teeteto (46)

Lug 06

 

 

Brano precedente: Platone, Teeteto (45)

 

SOCRATE   [206c] Ordunque, di questo altre dimostrazioni potrebbero apparire, come mi sembra; comunque non obliamo per questo di vedere quel che ci siam proposti, cioè che cosa mai significhi che la più perfetta conoscenza nasca aggiungendo il logos all’opinione vera.

TEETETO   Ebbene, bisogna guardare.

SOCRATE   Forza, dunque: che cosa mai vuol significare per noi il logos? Mi sembra infatti che voglia dire una di queste tre cose.

TEETETO   Quali dunque?

SOCRATE   [206d] Ebbene, la prima sarebbe questa: rendere manifesto il proprio pensiero mediante la voce con verbi e nomi, imprimendo l’opinione nel flusso attraversante la bocca come in uno specchio o nell’acqua. O non ti sembra che il logos sia qualcosa di cotale?

TEETETO   A me sì, ecco. Professiamo infatti che colui che fa questa usa il logos.

SOCRATE   Però, ecco, chiunque è capace di fare questo, più rapidamente o più lentamente, ossia d’indicare che cosa opina per quanto riguarda ciascuna cosa, a meno che non sia muto o sordo dalla nascita; ed in questo modo quanti opinano qualcosa di retto [206e] parranno avere tutti quest’opinione accompagnata da logos, e non si genererà più retta opinione separatamente dalla conoscenza.

TEETETO   Vero.

SOCRATE   Comunque non accusiamo facilonamente di non aver detto nulla colui che professa che conoscenza è ciò che adesso ispezioniamo. Forse infatti egli definendo non intendeva argomentare questo, ma si riferiva all’essere capace, se interrogato su ciascuna cosa, di [207a] dare all’interrogante la risposta mediante i tocchi elementari.

TEETETO   Ad esempio, che cosa vuoi dire, o Socrate?

SOCRATE   Ad esempio anche Esiodo per quanto riguarda il carro dice questo: «i cento legni del carro»*, che io non potrei enumerare e, credo, neppure tu; ma potremmo rallegrarci se, interrogati su che cosa è un carro, avessimo modo di dire: ruote, asse, cielo, sbarra, giogo.

TEETETO   Ebbene sì, assolutamente.

SOCRATE   Ma costui, ecco, evidentemente potrebbe credere che noi, come se, interrogati sul tuo nome, rispondessimo discriminando sillaba dopo sillaba, [207b] siamo ridicoli, opinando rettamente eppure dicendo ciò che diciamo credendo d’essere grammatici e d’aver modo di formulare secondo le leggi grammaticali il logos del nome di Teeteto; potrebbe credere invece che non è possibile che dica nulla scientificamente chi prima non abbia penetrato a fondo ciascuna cosa con l’opinione vera attraverso i tocchi elementari, cosa che anche negli argomenti precedenti è stata detta.

TEETETO   È stata detta infatti.

SOCRATE   In questo modo, orbene, anche per quanto riguarda il carro è possibile che noi abbiamo retta opinione, mentre colui che è capace d’esporne l’essenza attraverso quei cento pezzi, [207c] aggiungendo questo, ha aggiunto il logos all’opinione vera e, anziché uno che ha come dottrina l’opinione, è divenuto uno che ha conoscenza tecnica per quanto riguarda il carro, avendo penetrato l’intero attraverso i tocchi elementari.

TEETETO   Ebbene, ti sembra detto bene, o Socrate?

SOCRATE   Se a te, o sodale, sembra e accetti che la descrizione di ciascuna cosa attraverso il tocco elementare sia logos mentre quella conforme ai composti o anche conforme ad aggregazioni ancora maggiori non abbia logos, dimmelo, [207d] affinché ispezioniamo questo.

TEETETO   Altroché se l’accetto, del tutto.

SOCRATE   Forse ritenendo che uno sia conoscitore di qualunque cosa quando a lui sembra che la stessa cosa sia appartenente ora a una cosa ora a un’altra o anche quando opina che ora una cosa ora un’altra sia appartenente alla stessa cosa?

TEETETO   Per Giove, io no, ecco.

SOCRATE   Ed allora dimentichi che nell’apprendimento dell’alfabeto dal principio tu e gli altri facevate proprio questo?

TEETETO   Intendi forse dire che ritenevamo che ora una [207e] lettera-elemento ora un’altra appartenessero alla stessa sillaba-composto e che la stessa lettera ora la facevamo parte della sillaba-composto adeguata ora invece d’un’altra?

SOCRATE   Intendo dire queste cose.

TEETETO   Per Giove, non ho dimenticato questo e neppure, ecco, che hanno conoscenza coloro che esibiscono questa condizione.

SOCRATE   Che dici quindi? Quando in un tale frangente qualcuno, scrivendo “Teeteto”, crede si debba scrivere e scrive ti ed e, [208a] e ancora, intraprendendo a scrivere “Teodoro”, crede si debba scrivere e scrive ti ed e, allora professeremo che egli conosce la prima sillaba-composto dei vostri nomi?

TEETETO   Ma poco fa abbiamo concordato d’argomentare insieme che colui ch’esibisce questa condizione non conosce ancora.

SOCRATE   Ebbene, che cosa vieta che questa stessa persona esibisca questa condizione per quanto concerne la seconda sillaba-composto e la terza e la quarta?

TEETETO   Nulla, ecco.

SOCRATE   Orbene, avendo la descrizione attraverso la lettera-elemento, scriverà “Teeteto” con opinione retta, quando scriva in successione?

TEETETO   Dunque è chiaro.

SOCRATE   [208b] Eppure essendo privo di conoscenza ma opinando cose corrette, come professiamo?

TEETETO   Sì.

SOCRATE   Avendo, ecco, il logos insieme alla retta opinione. Infatti ha scritto avendo la via della disposizione delle lettere-elementi, che abbiamo concordato essere il logos.

TEETETO   Vero.

SOCRATE   V’è allora, o sodale, retta opinione accompagnata da logos, la quale non si deve chiamare conoscenza.

TEETETO Si rischia.

 

Opere e giorni, 455-56.

 

La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.

 

Brano seguente: Platone, Teeteto /47)

 

 


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