Platone, Teeteto (40)
Platone, Teeteto (40)
Giu 08
Brano precedente: Platone, Teeteto (39)
SOCRATE Ed effettivamente ci siamo alienati dal non conoscere le cose che conosciamo: ed infatti non avviene più in alcun modo che non possediamo le cose che possediamo, sia che sbagliamo su qualcosa sia che non lo facciamo. Mi sembra comunque che compaia un altro smacco, più terribile.
TEETETO Ossia quale?
SOCRATE Se lo scambio delle conoscenze possa mai divenire falsa opinione.
TEETETO Come dunque?
SOCRATE [199d] In primis questo: che uno che ha conoscenza di qualcosa ignori questa stessa cosa, non per ignoranza ma per la propria stessa conoscenza; inoltre che opini questa cosa per un’altra ed a sua volta un’altra per questa non è illogicità completa, giacché, pur presentandosi conoscenza, l’anima non conosce nulla, ignora dunque tutte le cose? In effetti a partire da questo argomento nulla vieta che l’ignoranza, presentatasi, faccia conoscere qualcosa e che la cecità faccia vedere, se per davvero anche la conoscenza qualche volta può far qualcuno ignorante.
TEETETO [199e] Forse ecco, o Socrate, non abbiamo fatto bene a fare degli uccelli solo conoscenze, si doveva invece far sì che nell’anima svolazzassero insieme con esse anche non conoscenze e che il cacciatore, pigliando qualche volta una conoscenza, qualche volta invece una non conoscenza per quanto riguarda una stessa cosa, opini il falso mediante la non conoscenza, il vero, invece, mediante la conoscenza.
SOCRATE Non è facile, ecco, o Teeteto, non lodarti; reispeziona comunque ciò che hai detto. Sia pure, ecco, come argomenti: colui che, ordunque, [200a] prende la non conoscenza opinerà ‒ professi ‒ il falso, ecco, o no?
TEETETO Sì.
SOCRATE Eppure non reputerà, ecco, d’opinare il falso.
TEETETO Come potrebbe, infatti?
SOCRATE Tutt’altro: reputerà d’opinare il vero, ecco, e sarà nella disposizione di chi conosce le cose intorno alle quali ha sbagliato.
TEETETO Beh, e con ciò?
SOCRATE Crederà allora d’avere cacciato una conoscenza, non già una non conoscenza.
TEETETO Chiaro.
SOCRATE Quindi, pur avendo percorso un lungo giro, risiamo opposti alla prima aporia. Infatti quel confutatore ridendo dirà: [200b] “O come, o illustrissimi, chi conosce entrambe, conoscenza e non conoscenza, crede che quella che conosce sia l’altra, che anche conosce? O, non conoscendo nessuna delle due, opina che quella che non conosce sia l’altra, che non conosce? O, conoscendo l’una ma non l’altra, crede che quella che conosce sia quella che non conosce? O reputa che quella che non conosce sia quella che conosce? O, ancora una volta, mi direte che vi sono a loro volta conoscenze delle conoscenze e delle non conoscenze, le quali il possedente avendole rinchiuse in alcune altre ridicole colombaie [200c] o plasmazioni cerose, sinché le possiede le conosce, anche se non le abbia sottomano nell’anima? Ed in questo modo, dunque, sarete necessitati a correre attorno allo stesso punto migliaia di volte, senza fare nulla di più?” Che risponderemo, o Teeteto, a queste domande?
TEETETO Ma per Giove, o Socrate, io, ecco, non ho idea di che cosa bisogna argomentare.
SOCRATE Orbene, o ragazzo, l’argomento ci piaga ben bene ed indica che non correttamente cerchiamo l’opinione falsa prima della conoscenza, [200d] trascurandola? È dunque impossibile conoscere questo se prima non s’è adeguatamente compreso che cosa mai sia conoscenza.
TEETETO È necessario, o Socrate, nel presente, credere ciò che argomenti.
La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.
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