Platone, Teeteto (33)
Platone, Teeteto (33)
Mar 09
Brano precedente: Platone, Teeteto (32)
SOCRATE Peraltro, o Teeteto, se questo non parrà esservi, saremo costretti ad argomentare concordemente molti ragionamenti anche assurdi.
TEETETO Quali dunque?
SOCRATE Non te lo dirò prima d’aver sperimentato l’ispezione da ogni punto. Mi vergognerei infatti per noi se, nell’aporia in cui siamo, fossimo necessitati a concordare sugli argomenti dei quali parlo. [191a] Ma se trovassimo la soluzione e così divenissimo liberi, una volta distanti dal ridicolo, allora diremo degli altri che patiscono queste conseguenze; se invece saremo totalmente in aporia, umiliati, credo, ci consegneremo al ragionamento così che, come naviganti che soffrono il mal di mare, ci calpesti e faccia di noi ciò che vuole. Ascolta quindi in che maniera trovo ancora una qualche via a supporto della nostra ricerca.
TEETETO Non ti rimane che argomentare.
SOCRATE Confesserò che noi non concordammo rettamente quando concordammo sull’argomento che è impossibile che qualcuno opini che le cose che conosce siano quelle che non conosce e dica il falso; [191b] invece è in qualche maniera possibile.
TEETETO Forse parli di ciò che anch’io allora avevo sospettato, quando professammo che è in tal modo, cioè che talvolta io, che conosco Socrate, vedendo da lontano un altro che non conosco, credevo che fosse Socrate, che conosco? Si genera or dunque, in tal caso, ciò di cui parli.
SOCRATE Eppure non c’eravamo distanziati da questo giacché faceva sì che le cose che conosciamo noi, pur conoscendole, non le conosciamo?
TEETETO Ebbene sì, assolutamente.
SOCRATE Ecco, non poniamo la faccenda in questo modo, ma in quest’altro: forse in qualche maniera ce lo concederà, [191c] forse invece sarà pertinace. D’altronde, ecco, ci troviamo in una situazione nella quale è necessario saggiare l’argomento, rivoltandolo da tutte le parti. Ispeziona quindi se argomento qualcosa di razionale. È forse possibile che chi prima non conosce qualcosa dopo lo impari?
TEETETO Ebbene, è possibile.
SOCRATE Quindi ancora un’altra cosa ed ancora un’altra?
TEETETO Perché no, dunque?
SOCRATE Fa’ dunque conto, ai fini del mio argomento, che nelle nostre anime sia insita una massa plasmabile di cera, in un caso maggiore in un altro minore, ed in un caso di cera più pura in un altro più sozza, ed in alcuni casi più dura [191d] in altri più umida ed in altri ancora di consistenza mediana.
TEETETO Faccio conto.
SOCRATE Allora professiamo che essa è dono della madre delle Muse Mnemosyne* e che in essa, sottoponendola alle percezioni sensibili ed ai pensieri, s’imprime ciò che vogliamo rammemorare delle cose che abbiamo visto od udito od in noi stessi pensato, come per l’impressione di segni di sigilli, e che ciò che viene plasmato lo rammemoriamo e conosciamo sinché c’è la sua immagine; ciò che invece viene cancellato o non è qualificato per venire plasmato, [191e] lo dimentichiamo nella latenza e non lo conosciamo.
TEETETO Sia in questo modo.
SOCRATE Allora colui che conosce queste cose, dunque ispeziona qualcuna delle cose che vede od ode, considera se in tal modo potrebbe mai opinare il falso.
TEEETEO In quale modo, dunque?
SOCRATE Credendo che le cose che conosce siano a volte quelle che conosce, altre volte invece quelle che non conosce. Su questi argomenti, infatti, nei precedenti ragionamenti non abbiamo fatto bene a concordare, concordando su ciò, che fossero cose impossibili.
TEETETO Adesso dunque come argomenti?
SOCRATE [192a] Si deve argomentare in questo modo per quanto concerne essi, distinguendo dal principio che ciò che qualcuno conosce avendone memoria nella sua anima pur non percependolo, è impossibile che creda che sia qualcun’altra delle cose che conosce, avendo anche di questa un’impronta pur non percependola. È impossibile anche che ciò che, ecco, conosce creda sia ciò che non conosce e di cui non ha sigillo; ed anche che ciò che non conosce sia ciò che non conosce; e che ciò che conosce sia ciò che conosce; e che creda che ciò che percepisce, ecco, sia qualcun’altra delle cose che percepisce; e che ciò che percepisce sia qualcun’altra di quelle che non percepisce; e [192b] che ciò che non percepisce sia una di quelle che percepisce. Ed ancora, ecco, inversamente, che ciò che conosce e percepisce e di cui ha il segno corrispondente alla percezione sensibile creda che a sua volta sia qualcun’altra delle cose che conosce e percepisce e della quale ha anche il segno corrispondente alla percezione sensibile, è ancor più impossibile di quelle impossibilità, se si può dir ciò. Ed è impossibile che ciò che conosce e percepisce, avendone rettamente l’impronta mnemonica, creda sia ciò che conosce; e che ciò che conosce e percepisce, avendo [192c] l’impronta allo stesso modo, sia ciò che percepisce; e, inversamente, che ciò che non conosce né percepisce sia ciò che non conosce né percepisce; e che ciò che non conosce né percepisce sia ciò che non conosce; e che ciò che non conosce né percepisce sia ciò che non percepisce. Tutti questi casi superano gli altri per l’impossibilità dell’opinare in essi il falso. Resta dunque la possibilità che tale sorta di evenienza si generi nei casi di tal sorta, se mai altrove.
TEETETO In quali dunque? Da essi, semmai, potrei comprendere qualcosa di più: adesso infatti non seguo.
SOCRATE Quelli nei quali le cose che uno conosce crede siano alcune altre tra quelle che conosce e percepisce; o crede siano cose che non conosce [192d] ma percepisce; o crede che cose che conosce e percepisce siano altre che anche conosce e percepisce.
TEETETO Adesso son rimasto molto più indietro di poc’anzi.
* Memoria.
La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.
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