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Platone, Teeteto (29)

Platone, Teeteto (29)

Feb 17

 

 

Brano precedente: Platone, Teeteto (28)

 

SOCRATE   [187a] Peraltro, ecco dunque, non iniziammo a dialogare in vista di questo, cioè per trovare che cosa mai la conoscenza non è, bensì che cos’è. Tuttavia ci siamo avventurati tanto in là da non cercarla assolutamente nella percezione, ma in quell’abilità, qualunque sia il suo nome, che l’anima esibisce quando essa è di per sé indaffarata per quanto riguarda gli enti.

TEETETO   Ma questo, ecco, si chiama, o Socrate, come io credo, opinare.

SOCRATE   Infatti, lo credi rettamente, o amico. Dunque guarda adesso ancora dal principio, eliminati tutti gli argomenti precedenti, [187b] se consegui di guardare qualcosa di meglio, giacché sei arrivato qui. Ed argomenta ancora che cosa è mai conoscenza.

TEETETO   Beh, dire che è ogni opinione, o Socrate, è impossibile, giacché v’è anche opinione falsa; si rischia dunque che l’opinione vera sia conoscenza, e sia questa la risposta per quanto mi concerne. Se, ecco, non parrà, procedendo, come pare adesso, tenteremo d’argomentare qualcos’altro.

SOCRATE   Così, orbene, bisogna, o Teeteto, argomentare, coraggiosamente, meglio di come hai fatto prima indugiando a rispondere. Se, infatti, facciamo così, [187c] delle due l’una, o troveremo l’obiettivo verso cui andiamo, o crederemo meno di sapere ciò che non sappiamo in alcuna maniera; ebbene, questo non può essere un guadagno disprezzabile. Ebbene, dunque, adesso che cosa professi? Essendovi due specie d’opinione, l’una vera e l’altra falsa, definisci l’opinione vera conoscenza?

TEETETO   Io sì: questo, infatti, adesso mi pare.

SOCRATE   Ed allora vale la pena riprendere ancora la perlustrazione dell’opinione da un punto.

TEETETO   Di quale parli, dunque?

SOCRATE   [187d] Mi turba in qualche modo anche adesso, come già spesso altre volte, tanto che sono stato in piena aporia nei confronti di me stesso e nei confronti di qualcun altro, non avendo modo di dire che cosa mai è questa condizione che ci affetta ed in che modo s’ingenera.

TEETETO   Quale, dunque?

SOCRATE   L’opinare cosa false. Ed ispeziono dunque ancora adesso dubitando se lasciare andare quest’oggetto oppure ispezionarlo in modo alternativo a quello di poco prima d’adesso.

TEETETO   Beh, perché no, o Socrate, se per una qualunque ragione, ecco, ti pare di dovere?

SOCRATE   [187e] Hai fatto bene a ricordarmelo: si vede, infatti, che non è fuori luogo ritornare ancora come sulle proprie orme. È meglio infatti in qualche modo concludere bene poco piuttosto che molto non adeguatamente.

 

La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.

 

Brano seguente: Platone, Teeteto (30)

 

 


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