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Platone, Teeteto (27)

Platone, Teeteto (27)

Feb 10

 

 

Brano precedente: Platone, Teeteto (26)

 

SOCRATE   Ed allora, o Teeteto, ispeziona anche tale aspetto pertinente agli argomenti enunciati. Rispondesti, or dunque, che conoscenza stabile è percezione sensibile, ecco, o no?

TEETETO   Sì.

SOCRATE   Se, quindi, qualcuno ti chiedesse questo: “con che cosa l’uomo vede le cose bianche e nere e con che cosa sente i suoni acuti e gravi?”, allora risponderesti, credo: “con occhi ed orecchie”.

TEETETO   Io sì, ecco.

SOCRATE   [184c] Dunque, il maneggio alla bell’e meglio delle parole e delle espressioni ed il non esaminarle con accuratezza per lo più non è ignobile, tutt’altro: indegno di un libero è piuttosto l’opposto a questo; eppure è qualche volta necessario, come anche adesso è necessario oppugnare la risposta che hai scelto, in quanto non retta. Ispeziona, ecco: quale risposta è più retta: che gli occhi sono quello con cui vediamo oppure mediante cui vediamo, e le orecchie ciò con cui sentiamo oppure mediante cui sentiamo?

TEETETO   Son cose mediante le quali percepiamo ciascuna di queste sensazioni, a me, ecco, sembra, o Socrate, piuttosto che cose colle quali percepiamo.

SOCRATE   [184d] Ecco, difatti sarebbe funesto, o ragazzo, se plurime percezioni qualitative risiedessero in noi come in cavalli lignei ma tutte loro non tendessero ad esser contenute in una qualche idea unica, o anima o comunque si debba chiamarla, con cui, mediante queste cose come organi, percepiamo quanto è percepibile.

TEETETO   Altroché: mi sembra meglio in questo modo che in quello.

SOCRATE   Toh, proprio in vista di questo ti distinguo accuratamente queste determinazioni, per distinguere se con qualcosa di noi stessi, lo stesso, mediante gli occhi, otteniamo d’arrivare alle cose bianche e nere, [184e] mentre mediante altre cose a loro volta a qualità alternative; ed avrai modo, interrogato, di riferire tutte queste cose al corpo? Ma evidentemente è meglio che argomenti tu, rispondendo, queste cose piuttosto che io mi dia da fare per te. Ebbene dimmi: di ciascuna delle cose mediante le quali percepisci caldo e duro e leggero e dolce, non fai forse capacità del corpo? Oppure di che altro?

TEETETO   Di null’altro.

SOCRATE   E vorrai anche concordare insieme a me nell’argomentare che le cose che percepisci mediante una capacità [185a] è impossibile percepirle mediante un’altra: così quelle che percepisci mediante udito è impossibile percepirle mediante vista, o quelle che percepisci mediante vista è impossibile percepirle mediante udito.

TEETETO   Come potrei, ecco, non volerlo?

SOCRATE   Orbene, se pensassi qualcosa di pertinente ad entrambe le cose, allora non potresti farlo mediante, ecco, né l’uno né l’altro organo, e neppure percepire entrambe mediante l’uno o l’altro.

TEETETO   Ecco no, infatti.

SOCRATE   Per quanto riguarda, dunque, il suono e per quanto riguarda il colore in primis non pensi proprio questo, per quanto riguarda entrambi, che entrambi sono?

TEETETO   Io sì, ecco.

SOCRATE   Quindi non pensi che ciascuno dei due è altro (diverso) dall’altro, mentre è identico a se stesso?

TEETETO   [185b] Beh, come no?

SOCRATE   E che entrambi son due, ciascuno dei due, invece, è uno?

TEETETO   Anche questo.

SOCRATE   Quindi non sei anche capace d’ispezionare se son dissimili o simili l’uno dall’altro?

TEETETO   Forse.

SOCRATE   Tutte queste cose, dunque, per quanto riguarda essi mediante che cosa le pensi? Né, ecco, mediante l’udito né mediante la vista è possibile prendere quel ch’è comune per essi. E dunque anche questo è prova per ciò che argomentiamo: se infatti fosse possibile ispezionare se entrambi sono salati o no, [185c] sai che avresti modo di dire con che cosa l’ispezioni, e questo non pare né vista né udito, ma qualcos’altro.

TEETETO   Che cosa, dunque, sarebbe meglio, ecco, della capacità della lingua?

SOCRATE   Argomenti bene. Or dunque, mediante che cosa la capacità ti chiarifica quel ch’è comune a tutte le cose ed a queste, ciò che denomini “è” e “non è” e le determinazioni sulle quali or ora ci siamo interrogati pertinentemente ad essi? A tutte queste quali organi dedicherai, mediante i quali la nostra sensibilità percepisce ciascuna di esse?

TEETETO   Parli dell’essere e del non essere, e della somiglianza e della dissomiglianza, e dell’identico e dell’altro (diverso), e dunque dell’uno e dell’altra numerazione pertinente ad essi. [185d] È chiaro dunque che chiedi anche del pari e del dispari, e di quant’altro consegue a questi, mediante quale mai degli organi del corpo percepiamo coll’anima.

SOCRATE   Superbamente bene, o Teeteto, mi segui: ebbene, proprio queste sono le cose che chiedo.

TEETETO   Ma, per Giove, o Socrate, io, ecco, non avrei modo di dirlo, se non, ecco, che mi sembra, al principio, che neppure vi sia nessun organo proprio per queste determinazioni come v’è per quelle, tutt’altro: [185e] l’anima stessa, mediante se stessa, mi pare ispezioni le specie comuni per tutte le cose.

SOCRATE   Bello, ecco, sei, o Teeteto. e non, come argomentava Teodoro, brutto: colui, infatti, chi argomenta bene è pure bello e buono. Oltre, dunque, a esser bello hai fatto bene ad alienarmi da un argomento molto esteso, se ti pare che alcune cose l’anima stessa le ispezioni mediante se stessa, altre, invece, mediante le capacità del corpo. Questo, ecco, era ciò che sembrava anche a me, volevo dunque che sembrasse anche a te.

TEETETO   [186a] Altroché se mi pare, ecco.

 

La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.

 

Brano seguente: Platone, Teeteto (28)

 

 


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